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Dawn Zero - Black Celebration
07/01/2022
( 971 letture )
I Dawn Zero sono una one-man band formata nel 2018 da Christian Supersixx, cantante precedentemente nelle fila degli spagnoli Killus. Black Celebration, pur essendo il suo esordio da solista, non si discosta più di tanto dalla matrice sonora del gruppo madre, andando a riproporre una torbida versione di industrial rock/metal pesantemente influenzata dai nomi che hanno fatto la storia di questo sottogenere.

Quattordici tracce, 57 minuti circa di durata, originalità vicina allo zero. Un copia e incolla incessante per un patchwork sbiadito nel quale restano invischiati samples cinematografici alla Rob Zombie, sbocchi nel tanz metal dei Rammstein, la morbosità elettronica dei Nine Inch Nails e sezioni più aggressive simil-Ministry, con l’ombra dei Depeche Mode talvolta furtiva dietro l’angolo. Ah sì, non dimenticate di aggiungere un paio di titoli legati all’immaginario del gothic e dei vampiri così da buttare un occhio anche verso i Cradle of Filth, giusto per incrementare il supposto alone di mistero e il fascino dark. Se pensate che questi siano i peggiori difetti della release, è solo perché non siamo ancora passati a descrivere la prestazione vocale anche se, in realtà, basterebbero un nome e un cognome: Marilyn Manson. Sfido chiunque ad ascoltare un qualsiasi brano e a non riconoscervi il Reverendo anzi, meglio dire un suo sosia o tutt’al più un cugino di Villareal di cui ignorava l’esistenza. La somiglianza è davvero impressionante (o irritante? decidete in autonomia) e unita al derivativo comparto strumentale non può che scoraggiare ulteriormente, ma procediamo comunque ad una rapida panoramica del disco. L’alchimista Supersixx, tenendo Manson come feticcio in ogni composizione, inserisce nel suo composto un po’ di campionamenti Rob Zombiani in Vampire, qualche grammo di Neue Deutsche Härte in Electricfire e un dosaggio di synth-pop/darkwave in Pure Darkness. Quando la totalizzante presenza di Brian Warner (leggasi My Own Star e Manifested Temptation) fa un piccolo passo indietro, allora entrano ritmi più serrati reminiscenti dei Ministry o di certi NIN, quest’ultimi direttamente omaggiati tramite una versione ben poco esaltante di Head Like a Hole.

Non serve accanirci oltre sui Dawn Zero eppure, volendo mettere il dito nella piaga un’ultima volta, si potrebbe aggiungere che non convince neanche la produzione, lontana dall’abituale pulizia chirurgica dell’industrial e causa in più occasioni di un suono sporco come capita di udire in Undergods o The Lord. Debutto eccessivamente inflazionato di citazionismo e poca volontà di osare: è faticoso arrivare al termine, dato che l’attenzione cala a picco già verso la metà del full-length e l’aver di fronte un Manson wanna-be per quasi un’ora di certo non aiuta. Rimandiamo dunque Supersixx nell’attesa che riesca a stemperare l’ingombrante soggezione nei confronti dei suoi idoli in favore di una musica più creativa e personale.



VOTO RECENSORE
59
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2021
Art Gates Records
Industrial
Tracklist
1. Vampire
2. Electricfire
3. My Own Star
4. Pure Darkness
5. Manifested Temptation
6. Undergods
7. Just Burn the Witch
8. Black Celebration
9. The Lord
10. Golden Word of God
11. Devil’s Party
12. Crosses
13. Head Like a Hole
14. The Last Song
Line Up
Christian Supersixx (Voce, Programming)

Musicisti Ospiti:
Neus (Voce su traccia 7)
Snowy Shaw (Voce su traccia 10)
Diego “Ashes” Ibarra (Chitarra su traccia 13)
 
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