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Krallice - Crystalline Exhaustion
29/01/2022
( 1761 letture )
Ancora loro, ancora Colin Marston e la sua inspiegabile capacità di rilasciare album a profusione in ormai una lunghissima lista di progetti. Tutti attivi, tutti folli, tutti difficili da seguire. Poteva mancare un nuovo album dei Krallice? Ovviamente no, e nel giro di un anno circa ecco che i quattro di New York tornano con il successore di Demonic Wealth (2021) intitolato Crystalline Exhaustion, decimo album in appena sedici anni di carriera.

Oltre ad essere complesso seguire tutto quello che pubblicano e fanno i musicisti coinvolti, è in un certo senso altrettanto difficile parlare di evoluzione e cambiamento. Dal debutto omonimo, infatti, il gruppo ha come cambiato sempre qualcosa di uscita in uscita staccandosi anche dal black metal per approdare su proposte che per quanto estreme diventavano estremamente tecniche, elaborate, à la Gorguts per intenderci. Aggiunte e variazioni che si fanno sentire anche su questo nuovo disco, composto e suonato sempre da tutti i membri e che pur proseguendo quanto sentito nelle ultime prove (partiamo da Go Be Forgotten del 2017) segna come un ritorno/approdo al black metal dalle tinte più glaciali e in un certo senso “vecchia scuola”. Niente di grezzo, più un feeling verrebbe da dire, dato che con i newyorkesi è praticamente impossibile aspettarsi un omaggio a questo o quel periodo, e lo fanno mostrando da subito canzoni ricche di soluzioni e l’immancabile apporto tecnico; non si tratta di virtuosismi, ma di accorgimenti utili per rendere i riff sempre interessanti e imprevedibili. Da subito si fanno però massicce le atmosfere glaciali a cui si accennava sopra, con una forte presenza di synth dal suono splendido, coinvolgente e che rendono i passaggi più lenti e fatti di ritmiche controllate particolarmente riusciti. Se Frost è infatti un brano introspettivo, ricco di sezioni lente e in cui si accelera giusto in alcuni punti, Heathen Swill parte da subito su dei ritmi che il gruppo ha più che esplorato nel corso delle uscite; la linearità, per quanto presente come in Archlights dove c’è se vogliamo un maggior richiamo alla vecchia scuola del black metal, non è mai fin troppo predominante preferendo invece riff tecnici, dinamici, sostenuti dai creativi pattern batteristici di Lev Weinstein/Colin Marston. Per sottolineare quanto detto viene in aiuto tutto quello che succede dal secondo minuto in poi di Dismal Entity, un continuo alternarsi di riff d’ogni tipo e che sembrano quasi un manuale su come utilizzare la tecnica strumentale senza indebolire la struttura di un brano che dall’inizio alla fine suona freddo, violento e che soprattutto non va mai a creare confusione togliendo un altro degli aspetti fondamentali del disco: la melodia. Quello che può sembrare come un lavoro troppo incline all’esercizio di stile è in realtà ricco di melodie e armonie che se vogliamo si sviluppano su due piani: uno è quello dei riff e arpeggi delle chitarre, l’altro è invece gestito dalle tastiere. Ci sono infatti momenti come nella fantastica titletrack in cui le tastiere guidano il pezzo attraverso un continuo saliscendi d’intensità ritmica, quasi fosse una bufera di neve che cambia di continuo; al tutto si sovrappone uno scream dai rimandi old school e decisamente più d’effetto rispetto al growl a cui si alterna ogni tanto. La non-confusione compositiva si riversa anche sulla produzione (curata, manco a dirlo, da Colin Marston), cristallina, pulita, in grado di dare spessore ad ogni strumento e che mette particolarmente in risalto tutto l’operato delle tastiere. Seguendo questo discorso, la sensazione è quella di ascoltare un disco che in ogni suo aspetto si pone come una sorta di reinterpretazione del sempre amato black metal glaciale e che ha fatto scuola, senza però scadere nella fotocopia di qualcuno o nell’omaggio, perché come detto, lo stile è sempre quello dei Krallice.

Come avrete capito, Crystalline Exhaustion è un ottimo album e ci sentiamo di dire che rispetto alle ultime e comunque valide uscite è quello più riuscito, interessante e che porta un approccio a loro recente su di un livello superiore. Alcune cose le si erano già percepite ad esempio su Go Be Forgotten e in generale da quando Marston ha iniziato a dare sempre più spazio alle tastiere, ma questo nuovo album segna in qualche modo un passo in avanti rielaborando il tutto, a tratti sacrificando un po’ il lavoro delle chitarre specialmente in termini di stravaganza, ossatura portante di alcuni dischi passati, e diventando in qualche modo più accessibile senza rinunciare a quell’approccio personale e che sembra non porgli alcun limite.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
99 su 1 voti [ VOTA]
Immolazione
Lunedì 31 Gennaio 2022, 9.33.59
1
Gran bel disco, come (quasi) sempre hanno fatto. Una cosa che mi ha colpito è che in quest'album Barr e McMaster si sono "scambiati" i loro strumenti primari (Barr è chitarrista e McMaster bassista, ma qui il primo ha suonato il basso e il secondo la chitarra), e pure Marston che di solito nei Krallice suona la chitarra (anche warr guitar) qui invece si occupa perlopiù dei synth. Secondo me questo dimostra più d'una volta quanto siano musicisti poliedrici, al di là del valore del disco che è già ottimo.
INFORMAZIONI
2022
P2
Black
Tracklist
1. Frost
2. Telos
3. Heathen Swill
4. Archlights
5. Dismal Entity
6. Crystalline Exhaustion
Line Up
Colin Marston (Voce, Tastiere, Batteria addizionale)
Nicholas McMaster (Chitarra, Voce)
Mick Barr (Basso, Voce)
Lev Weinstein (Batteria)
 
RECENSIONI
80
 
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