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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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The Ferrymen - One More River to Cross
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30/01/2022
( 1979 letture )
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The Ferrymen è un progetto nato nel 2017 dal combinato tra tre personaggi di spicco e dal track-record di notevole spessore come il polistrumentista e songwriter svedese Magnus Karlsson, il polivalente drummer statunitense Mike Terrana e il talentuoso singer sudamericano Ronnie Romero, tutti coinvolti in veste di session-men in una moltitudine di progetti paralleli troppo lunga e ovvia per essere qui elencata. Nato sotto la regia della Frontiers e giunto al terzo album in cinque anni di attività, il trio dà alla luce un lavoro composto da 11 brani mixati e masterizzati in modo minuzioso e professionale dal bravo Simone Mularoni, nell’insieme un’ora di melodic metal frizzante e fluido nell’incedere e capace di catalizzare l’attenzione grazie a un gusto melodico e a una perizia esecutiva ben al di sopra delle prestazioni registrate dai singoli musicisti in questione nelle rispettive recenti apparizioni in studio. La qualità percepita nelle composizioni di Karlsson in particolare riporta addirittura a certi picchi qualitativi che fanno tornare indietro di molti anni, addirittura ai tempi degli Starbreaker o del progetto Allen/Lande, dimostrando che l’appiattimento e l’eccessiva standardizzazione riconoscibile negli ultimi lavori impacchettati dall’axeman svedese sono fortunatamente parcheggiati in favore di una ritrovata vena, in un fiume di power metal melodico con tratti melodici e di frizzante hard rock.
L’apertura è affidata alla quadrata One Word, introdotta da una sezione orchestrale e pianistica che lascia spazio a un mid tempo solido e scandito da riffs accattivanti disegnati dalla ESP di Magnus Karlsson e dal pulsante e fantasioso drumming di Mike Terrana, il tutto a supporto delle vocals di un Ronnie Romero al top della forma, sempre grintoso nell’interpretazione e dalla timbrica baciata da una preziosa miscela di Ronnie James Dio, Jorn Lande, Mike Di Meo e Jonny Gioeli. Proprio la performance ispirata di Romero bacia brani più melodici e dotati di melodie catchy sia pure non banali come The Last Wave, Shut it Out e la grandissima The Last Ship (dal refrain irresistibile), decisamente tra i brani migliori dell’album, con il frontman cileno in grado di lanciarsi su tonalità davvero alte pur mantenendo una corposità e sostanza vocale degna dei più grandi interpreti hard rock in circolazione, e un Terrana capace di donare fantasia e imprevedibilità a brani dal ritmo apparentemente lineari grazie a passaggi strabilianti pur senza risultare esercizi di tecnica forzata. Ecco esemplificata perfettamente la differenza tra un drumming ordinario e una performance da fuoriclasse. Il tutto amalgamato da un Karlsson perfetto esecutore sia come chitarrista (pregevoli soli), sia alle tastiere che non mancano di dare un gusto catchy e melodico incastonandosi perfettamente nei riffs della sei corde. Come detto echi di Starbreaker, Allen/Lande, ma anche di Rainbow e di quanto il compianto Mark Reale seppe regalarci con i Riot in veste più melodica e con il progetto hard rock Westworld. Davvero alta qualità.
Non mancano episodi più veloci e aggressivi come City of Hate, Bringers of the Dark, The Other Side o The Passenger, dove le linee vocali di Romero si incattiviscono ricordando in svariati frangenti il migliore Jorn Lande e l’amalgama riporta alla mente i primi Masterplan. Un po’ troppo di maniera risultano invece brani come la titletrack e Hunt Me to the End of the World, in cui i nostri danno l’impressione di andare con il pilota automatico allentando la carica di feeling e coinvolgimento, mentre il tasso qualitativo si impenna in The Morning Star, sette minuti dall’inizio acustico per poi decollare in un mid-tempo sulfureo e granitico in cui echi di Black Sabbath si innestano sulle linee vocali magistralmente interpretate da un Romero capace di mettere in tavola l’ampiezza della propria estensione e devozione per la lezione impartita dai maestri del genere spaziando da Coverdale, Dio e Lande, davvero un interprete straordinario e senza dubbio all’apice della propria prolifica sia pur ancor giovane carriera.
Premesso lo scetticismo che spesso accompagna quando ci troviamo davanti a svariati progetti architettati dalla Frontiers –spesso costruiti freddamente a tavolino senza nemmeno che i musicisti si incontrino in studio né facciano una singola data live– questo terzo lavoro dei The Ferrymen lascia pienamente soddisfatti grazie ad una davvero ottima alchimia, sprigionando una freschezza e fluidità compositiva che non sentivamo da tempo emergere dalla penna di Karlsson, accompagnata da una prestazione sensazionale di Romero e da un Terrana metronomo talvolta martellante, ma costantemente versatile e fantasioso. Constatata la qualità a livello di songwriting, produzione e feeling nell’esecuzione, non resta che sperare che il progetto in questione non si areni al terzo disco ma prosegua in una vera e propria carriera con tanto di date live, magari a partire dai festival estivi. The Ferrymen meritano d’ora in poi dunque a di essere una vera e propria band, capace di sfornare con una dose massiccia di classe il miglior disco in carriera e un must have di questo ancor giovane 2022.
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3
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Cresce con gli ascolti… |
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2
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Davvero un lavoro di classe. Poco pubblicizzato, mi pare, su altri lidi. Bravi! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. One Word 2. The Last Wave 3. Shut It Out 4. City of Hate 5. One More River to Cross 6. Morning Star 7.bHunt Me to the End of the World 8. Bringers of the Dark 9. The Other Side 10. The Last Ship 11. The Passenger
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Line Up
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Ronnie Romero (Voce) Magnus Karlsson (Chitarra, Basso, Tastiera) Mike Terrana (Batteria)
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RECENSIONI |
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