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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Ashes of Ares - Emperors and Fools
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18/02/2022
( 1038 letture )
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Sono passati più di vent’anni da quando ammiravamo Matt Barlow dominare il palco con la sua formidabile voce baritonale durante il periodo d’oro degli Iced Earth. L’impareggiabile tecnica del vocalist statunitense raggiungeva il massimo fulgore nelle esibizioni dal vivo e a tal proposito l’invito è quello di rispolverare lo splendido Alive in Athens onde rinfrescare il meraviglioso ricordo. Per gli appassionati fu quindi una vera disdetta quando il nostro decise di dedicarsi ad altro limitando conseguentemente l’attività musicale. Gli sporadici rientri nel gruppo di Jon Schaffer e le apparizioni con i Pyramaze degli anni successivi erano obiettivamente troppo poco per un talento del genere. Quando perciò nel 2012 decise di formare gli Ashes of Ares insieme all’altro ex Iced Earth Freddie Vidales e all’ex Nevermore Van Williams, la curiosità fu subito tanta e fremente e le aspettative molto alte. Il risultato fu parzialmente deludente: Ashes of Ares era un disco controverso, che alternava momenti di ottimo metal a momenti un po’ troppo monotoni. Il fatto che fosse il primo album composto interamente da Freddie Vidales incise negativamente, anche se il frontman faceva la sua parte come si doveva. Well of Souls del 2018 (con Van Williams presente solo come ospite) migliorò le cose solo parzialmente, risultando comunque più incisivo e vario rispetto al debutto; anche in questo caso però ci si attendeva qualcosa in più.
Fatte queste premesse, veniamo al presente. Emperors and Fools è un consistente passo in avanti, sia dal lato compositivo che da quello della produzione e questa è finalmente una buona notizia. Il mixing e il mastering, appannaggio di Byron Filson (Vektor), sono una volta tanto alla pari con i più recenti lavori degli Iced Earth. Il confronto con questi ultimi appare peraltro ancora una volta inevitabile, non solo per l’inconfondibile stile canoro di Barlow che non può che rimandare con la mente ai bei vecchi tempi, ma anche per alcuni elementi stilistici, tipici di Schaffer, che Vidales riesce finalmente ad inserire con buoni risultati: un esempio è la notevole sequenza di chitarra contenuta nella prima parte della title track. Dopo una intro che lascia il tempo che trova, I Am the Night inaugura di fatto la tracklist e lo fa con il piglio giusto: riff corposi, batteria martellante e ritmi intricati cedono il passo ad un refrain doloroso e fluttuante. Il tutto condito da una voce che ovviamente non delude, né ora né per il resto dell’album. Our Last Sunrise è ancora più pesante, i riff si susseguono uno dopo l’altro, Barlow aggredisce diretto e senza pietà. Nonostante tutto però il livello dei primi due brani è paragonabile a quello dei lavori precedenti e la scintilla fatica a scoccare. Primed cambia finalmente le carte in tavola: inizio a mo’ di ballata, poi un bel riff fa prendere quota alla canzone, che attraverso una parte centrale piuttosto variegata giunge alla sua conclusione strappando mentalmente accorati applausi; sono questi gli Ashes of Ares che vogliamo sentire. Dopo l’energica ma non particolarmente esaltante Where God Fears to Go, l’atmosfera si alleggerisce con la già citata title track, una semi-ballata di stampo classico che possiede tutti gli attributi al posto giusto: arpeggi acustici e passaggi più incisivi di chitarra accompagnano il canto del frontman, che evolve dalla delicatezza iniziale alla sua tipica e ben nota veemenza, rincarando ulteriormentente con una buona dose di raddoppi vocali. Altro punto cardine del disco. By My Blade è una scossa di energia che parrebbe lineare e abbastanza scontata ma che in realtà contiene nel finale uno dei migliori assoli del full-length. What Tomorrow Brings delizia l’ascoltatore con una sequenza acustica che diventa un’armonia elettrica da inno prima dell’impetuosa entrata in scena di Barlow; da lì la melodia scorre in modo naturale e senza forzature, forte delle sue solide e importanti fondamenta. Grande brano. L’interlocutoria The Iron Throne introduce Gone, eccellente semi-ballata trasudante pathos da ogni poro. Una splendida apertura acustica e poi via con una struggente melodia metal che si fonde con la voce di Barlow in un vortice ad alto tasso emozionale. Il testo racconta del dramma della perdita e non è certamente da meno (I’m not there but I’m not gone, I’ve left the best of me to carry on). Un'autentica perla che da sola vale il prezzo dell’album e che per il sottoscritto è il miglior brano in assoluto della carriera degli Ashes of Ares. Giusto il tempo di rifiatare con Throne of Iniquity, altro episodio discreto ma non indimenticabile (peraltro già edito nel Dicembre 2020), e si arriva al gran finale, rappresentato dalla lunga (undici minuti abbondanti) Monster’s Lament, dove il vocalist duetta con un altro ex Iced Earth le cui collaborazioni e ospitate ultimamente sono davvero parecchie, quel Tim "Ripper" Owens che sostituì proprio Barlow nella band di Schaffer. Ottime chitarre, melodie orecchiabili e grandi linee vocali, qualche ripetizione di troppo però che rischia di rendere il pezzo troppo prolisso; nel complesso comunque un buonissimo ascolto e un più che dignitoso epilogo.
Pare non vi siano molti dubbi nel definire Emperors and Fools come il lavoro meglio riuscito degli Ashes of Ares, sebbene non si tratti di una proposta di facile assimilazione e ci voglia un po’ di tempo per farlo proprio. Almeno quattro brani su dodici sono di grande caratura, il resto si mantiene in ogni caso di buon livello. Il valore aggiunto è sicuramente l’eccezionale ugola di Matt Barlow, senza la quale non staremmo forse nemmeno tenendo in considerazione questa band, con tutto il rispetto per Freddie Vidales e per le sue composizioni che tuttavia, è bene ribadirlo, non sfigurano affatto, specialmente in quest’ultima uscita. Gli alti e bassi ci sono ancora, a volte la tentazione è quella di skippare qualche pezzo per arrivare dalle parti di quelle quattro/cinque vette dell’album. Complessivamente però non ci si può lamentare di questo prodotto che, pur non facendo gridare al miracolo e pur restando distante dal rinverdire i fasti di un tempo, soprattutto per quanto riguarda Barlow, va considerato per quello che è: un disco di metal onesto e diretto, con melodie efficaci e con un grandissimo cantante. Di questi tempi basta e avanza.
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2
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Adoro profondamente i Nevermore, e mi piacevano parecchio gli Iced Earth con gli albumd Dark Saga, Something Wicked (questo il loro capolavoro) e Horror Show. Detto questo, questi Ashes of Ares non sono riuscito a farmeli piacere con i primi due album, e non sono riuscito nemmeno a farmeli piacere con questo. Il songwriring è troppo piatto e monocorde, e ormai Barlow ha smarrito la sua incisività e capacità interpretativa |
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1
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Terzo album per questa band che suscitò la mia attenzione già con il loro debut. Un crescendo nella loro discografia proprio come detto nella rece Valjean anche se già il primo album lo avevo valutato benissimo e lo reputo tutt'ora notevole. Questo album è veramente bello, superiore agli altri due. Difficile dare un voto numerico perchè se valutai 85 il primo e direi 86 il secondo qui potrei dire 89! Veramente di qualità con momenti elevatissimi, su tutti Primed, Where God Fears to Go, Emperors and Fools, Gone e l'ultima Monster’s Lament (ottimo come guest Owens). Vinales ha fatto un egregio lavoro sia di esecuzione che prima ancora di arrangiamento e il drumming di Van Williams è sempre potente e preciso ma è naturalmente la voce di Matt a farla da padrone e suscitare interesse per questo progetto (con tutto il rispetto per Vinales e Van Williams ovviamente). Barlow ha mantenuto un ugola d'oro che sembra il tempo non riesca fortunatamente a scalfire. Bellissimo album, complementi! |
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INFORMAZIONI |
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ROAR! Rock of Angels Records
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Tracklist
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1. A City in Decay (Intro) 2. I Am the Night 3. Our Last Sunrise 4. Primed 5. Where God Fears to Go 6. Emperors and Fools 7. By My Blade 8. What Tomorrow Will Bring 9. The Iron Throne 10. Gone 11. Throne of Iniquity 12. Monster’s Lament
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Line Up
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Matt Barlow (Voce) Freddie Vidales (Chitarra, Basso)
Musicisti ospiti Van Williams (Batteria) Tim “Ripper” Owens (Voce su traccia 12)
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RECENSIONI |
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