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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Ashes of Ares - Ashes of Ares
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( 3402 letture )
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Altissime aspettative. Succede sempre così quando grandi musicisti affermati si uniscono in un nuovo progetto dopo aver lasciato la band principale o durante i momenti di pausa dalla stessa. Non si ha tanto la curiosità di sapere cosa troveremo nel nuovo progetto, perché raramente la proposta musicale si distaccherà in modo sostanziale da quello proposto precedentemente, quanto il dubbio di trovarsi di fronte ad una uscita non all’altezza; perché quando i nomi sono grossi non ci si può accontentare di un buon disco, ci si attende un capolavoro, una conferma artistica da ricordare negli anni. Siamo sinceri, davanti a quante delusioni ci siamo trovati ascoltando side project o nuovi progetti dei nostri beniamini? I primi che mi vengono in mente sono i Symfonia, super gruppo che coinvolgeva Tolkki, Matos e Kusch, gli Adrenaline Mob con Portnoy e Russel Allen o gli innumerevoli progetti di Phil Anselmo, che sono durati il tempo di un disco e qualche concerto e che hanno spesso deluso, di molto, le aspettative dei fans. Gli Ashes of Ares sono il nuovo progetto che coinvolge almeno due nomi di rilievo del panorama metal: Matt Barlow lo abbiamo amato e rimpianto per poi amarlo e rimpiangerlo di nuovo negli Iced Earth, dimostrando di essere uno dei singer più carismatici e dotati di personalità del genere, nonché interprete dei migliori dischi della band; Van Williams è stato fondamentale nel sound dei Nevermore, riportando in auge un genere, il thrash metal, che a metà degli anni 90 era morto e sepolto, dettando nuove regole e dando alla luce capolavori seminali come Dreaming Neon Black o Dead Heart in a Dead World, giusto per citarne un paio. A completare la line up Freddie Vidales, ex compagno di viaggio di Barlow negli Iced Earth degli ultimi anni, che troviamo qui ambiziosamente nel doppio ruolo di chitarrista e bassista. Alla regia, per non sbagliare, troviamo Jim Morris ed il tutto con la benedizione della Nuclear Blast.
The Messenger sembra un buon inizio: dopo un’introduzione cupa con arpeggi di chitarra, il brano si basa sulla voce di Barlow e presenta un assolo di chitarra non tecnico ma vario, che dimostra la buona volontà di Vidales. Move the Chains ha un bel riffone thrash e la voce assume toni più cupi ed un approccio gutturale, ma la mancanza di uno sviluppo armonico e di un ritornello che faccia presa lo rende decisamente insipido. On the Wings of the Warrior è una buona semiballad basata sull’interpretazione sentita e drammatica di Barlow, con un interessante intermezzo che sfocia in un bell’assolo e che anche in questo caso dimostra l’impegno di Vidales, evidentemente lontano dall’essere un virtuoso della sei corde, il quale però cerca di spaziare in varie tecniche chitarristiche, anche se il risultato è approssimativo, con spunti interessanti, ma non finalizzati a dovere. Finora, purtroppo, il risultato è ben lontano dalle aspettative, il disco ruota intorno alla voce del rosso crinito singer e la sensazione di ascoltare un disco degli Iced Earth è sempre presente; Williams è il solito polipo umano devasta pelli, ma la sua prestazione è spesso fredda, fine a se stessa e poco incisiva, i suoni sono potenti, ma non così i brani, che scorrono ma lasciano poco, se non un po’ di delusione. La prestazione del cantante è sempre eccellente, con il suo timbro unico, profondo, ma capace anche di note acute, non tecnico, ma dotato di un carisma con pochi eguali, così brani come Punishment o This Is My Hell risultano gradevoli all’ascolto, ma colpiscono nel segno. Proseguendo con il resto delle canzoni, purtroppo, il risultato non cambia. Chalice of a Man e What I Am, con un attacco frontale in pieno stile Nevermore fanno ben sperare, ma si perdono in groove e melodie accennate che non arrivano da nessuna parte. L’episodio migliore è probabilmente The Answer, ballad malinconica che ricorda un po’ Melancholy o Watching Over Me dell’inarrivabile Something Wicked This Way Comes. È un peccato, ma il disco pur essendo suonato e prodotto in maniera divina, non convince, si attende sempre il pezzo da novanta che, purtroppo, non arriva mai.
L’allontanamento dagli Iced Earth di Barlow fu motivato dalla difficoltà di supportare a dovere la band e dedicare tempo alla famiglia, gli Ashes of Ares dovrebbero essere quindi guidati unicamente dalla passione dei tre per la musica, non tanto dal creare una super band per cercare il successo. Auspicabile quindi che non ci siano state pressioni esterne da label o produttori. Forse era solo necessario altro tempo da dedicare al songwriting o più probabilmente mancavano dei veri assi della composizione come erano Loomis e Dane o Schaffer. Il disco, come già detto, ricorda molto gli Iced Earth anche per le scelte sonore e di mixaggio, il lavoro e la prestazione di Barlow sono di alto livello, la sua voce non stanca, ma i pezzi purtroppo sì. Un disco che farà discutere, ma non come e quanto vorremmo, non come quanto tutti i fans avrebbero voluto. Ricordo ancora quando ascoltai per la prima volta i Nevermore dopo l’uscita di Politics in Ecstasy e ancora di più quando scoprii gli Iced Earth al Gods of Metal del 1998, rimanendo scioccato dall’impatto sonoro della band, dalla personalità del suono della chitarra di Schaffer e della voce di Barlow, ma soprattutto dalla qualità dei brani. Comprai a scatola chiusa dischi come Something Wicked This Way Comes, Dark Saga e il doppio Days of Purgatory, ed è veramente triste constatare come qualsiasi brano dei dischi citati sia superiore a qualunque brano presente in Ashes of Ares. Vista la similarità della proposta, non si possono accettare giustificazioni come “erano altri tempi” o “quelli sono capolavori inimitabili”: qui mancano brani davvero vincenti. Da Barlow e Williams è giusto aspettarsi di più, non un album carino e sufficiente. Se i musicisti coinvolti fossero stati John Smith, Jack Johnson o un qualsiasi Mario Rossi sarebbe passato del tutto inosservato. Nella band dei sogni vedo Van Williams alla batteria, Vidales al basso, Schaffer e Loomis alle chitarre e Barlow alla voce; chissà cosa ne uscirebbe da una formazione del genere. Ma si sa, i sogni non costano nulla ma valgono poco, al momento dobbiamo accontentarci e sperare, chissà che in futuro Barlow ci sappia stupire di nuovo.
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23
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Un buon album che si lascia ascoltare volentieri, peccato che non ci sia un "vero chitarrista" almeno per gli solo, avrebbe dato una marcia in più.
Ad ogni modo in "punishment" il solo di chitarra è di Jeff Loomis e in "chalice of man" il secondo solo è realizzato da un altro guest che è Gio Geraca dei Malevolent creation.
Peccato che Loomis non ci sia per tutto l'album, sarebbe stato davvero un'altra cosa.
Williams e soprattutto Barlow ovviamente fautori di un'ottima prova come al solito.
Su Barlow/Iced Earth so che fu lui ha lasciare la band, ufficialmente per questioni familiari, ma nella realtà per un principio di esaurimento.
Saluti |
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22
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Segnalo che, sarebbero da sistemare track-list e line up.. Appaiono certi quadratini abbastanza lugubri >
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ho appena commentato l'ultimo degli iced earth. ma riprendo questo e dico: cazzo che disco stupendo. col cavolo che prende 66. da 85 minimo! |
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20
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è un disco ottimo e barlow è un fuoriclasse. è un periodo in cui sono in fissa con gli Iced earth e ho riascoltato anche qs. sono d'accordo con maurilio, ricorda burnt e dark. ottimo veramente, |
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19
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Per niente d´accordo con una recensione cosí negativa. Bel disco, con un Barlow grandissimo come sempre e delle sonoritá che ricordano molto Burnt offerings e Dark saga. Certo che i tre dischi citati dal recensore sono superiori a questo in tutto e per tutto, ma lí si parla di autentici capolavori difficili da raggiungere da parte dello stesso Schaffer. Comprato da poco perché si vede che quando uscí ero concentrato su altre uscite, ma comunque sono soddisfattissimo, specialmente come nostalgico degli Iced Earth con Barlow alla voce. |
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non sara originale, ma lo trovo mille volte meglio dell'ultimo album di barlow con gli iced . La sua voce viene usata nel modo migliore con brani cupi ed epici. Per me un 75/80 ci sta tutto ( a secondo del peso che uno vuole dare alla sensazione di già sentito), considerando che ancora oggi lo riascolto con piacere... Considerando poi che i due album con stu block negli iced sono stati ottimi (anche li al netto dell'orignalità, ma insomma queste sono band di heavy classico!!), mai split fu più positivo! |
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Sempre più convito! Grande disco, grande Barlow!!! |
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voto piuttosto basso. capisco le aspettative ma i brani sono molto potenti cupi e con belle melodie. la voce d barlow migliorata addirittura e cio non mi pareva possibile. avanti cosi' |
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15
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Dopo quasi 2 mesi di ascolti non posso che confermare quanto di buono su questo disco trovai quando uscì...non è stato un fuoco di paglia ma un grande disco che è cresciuto addirittura nel corso degli ascolti svariati che ho avuto il piacere di riservargli in queste settimane! Barlow immenso...certo, non sarà Something wicked ma è un grande album! Voto 85 confermato alla grande! |
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14
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Disco mediocre che neanche il sempre eccezionale e fantastico Barlow riesce a tirar fuori dalla banalità spenta in cui naviga |
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come già detto da altri nn all'altezza dei vari something wicked ecc però decisamente bello e superiore alla sufficienza data dal recensore. più vicino al voto dei lettori direi. barlow ispiratissimo come sempre, ottime sezioni ritmiche, un pò banali quelle soliste anche se gradevoli nella loro semplicità. la band dei sogni in questo ambito sarebbe prorpio quella che dice il recensore con loomis e shaffer, chissà che sarebbe saltato fuori con loro! cmq notevole, il mio voto è 78! |
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@Metallized: ascoltando Barlow mi è saltata in mente nuovamente sta cosa....e quindi volevo far notare (anzi, per citare Fantozzi...volevo fare umilmente notare...) che manca la rece di Horror show degli Iced Earth!!!! Provvedete vero??? Vi voglio bene!  |
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11
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Boh, non so ragazzi...a me piace parecchio. @Undercover: "se non ci fosse la voce di Barlow" eheh, ma la voce di Barlow c'è...ed è l'unica cosa che me li ha fatti ascoltare la prima volta. Non è che mi sono ascoltato Balls to Picasso perchè ci cantava Celentano ma perchè ci cantava Bruce Dickinson...è naturale seguire un progetto o una band per la presenza di uno come Matt Barlow, no? L'unico difetto che posso trovare in questo disco sono gli assoli nella quasi totalità delle canzoni, pochi spunti solisti sono validi veramente, troppo poco tecnici per una band con una formazione di questo livello...credo che un chitarrista avrebbe giovato un pò a tutto, d'altronde si sa che Vidales nasce bassista e in alcuni passaggi si sente. Poi de gustibus, a me è piaciuto veramente tanto! |
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10
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nell'analisi del disco e nel giudizio ho cercato di essere il più oggettivo ed imparziale... il giudizio da fan ed ascoltatore è meno di 40... |
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9
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Se non fosse per la voce di Matthew ci sarebbe poco da salvare, è un disco scadente o per lo meno al limite della sufficienza, onestamente più che una mezza ciabatta simile sarei contento, e secondo me lo sarebbe anche Radamanthis, che tornassero in pista i Pyramaze con cui Barlow ha pubblicato un "Immortal" veramente bello nel 2008. Sì, nei danesi svolgeva nuovamente il ruolo di punta di diamante facendo la differenza, qui che differenza deve fare sul nulla? Compitino, ma ino, ino... |
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8
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Il bello è che cresce di ascolto in ascolto: top songs: This Is My Hell, The Messenger, Move the Chains
, On Warrior’s Wings
e The answer (molto bella anche la versione acustica). Flop song: Dead Man’s Plight. Bello, veramente bello e un Barlow in forma smagliante! |
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7
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Mi è piaciuto il disco dei Symfonia con Tolkki, Matos e Kusch, non mi fece impazzire Omertà degli Adrenaline Mob anzi, ad essere onesti mi fece anche un pò cagare...ma in linea generale sono sempre stato affascinato da band / super band con mostri sacri uniti sotto la stessa bandiera e così, pochi giorni fa quando venni a conoscenza di questo progetto con Barlow e Williams rimasi incuriosito e poi ansioso di ascoltare qualcosa ed ecco che nel player di metallized corre il disco in streaming che avete messo. Aspettative altissime NON deluse. Va benissimo dire che Something Wicked This Way Comes, Dark Saga & c erano di ben altra pasta così come Dreaming Neon Black o Dead Heart in a Dead World ma non voglio comparare dischi fatti da una vera e propria band rodata come erano di quegli anni gli IE o i Nevermore ma volevo analizzare questo disco per quello che è, ovvero il debut di una band che forse non farà altro nella sua carriera, forse resterà un side project fine a se stesso, forse andrà nel dimenticatoio dopo una manciata d'ascolti dopo questo iniziale entusiasmo provocato dal come back di Barlow dietro al microfono ma che, al momento, mi piace parecchio. Stupenda la prima traccia The Messenger con un arpeggio iniziale che si incastra alla perfezione con le corde vocali di Matt manco fosse Dracula della band di Schaffer; Move the Chains è graffiante e potente con un grande Williams e un Barlow incazzato al punto giusto; On Warrior’s Wings
mette in risalto la teatralità drammatica di Matthew che con le sfumature della sua voce la rende interessante più di quanto forse lo sarebbe se la cantasse un cantante qualunque; Punishment è invece ispirata soprattutto musicalmente con una sezione ritmica notevole sia nella prima parte melodica che in quella successiva; This is my hell è veramente bella, intro spettacolare con Vidales impegnato in un arpeggio ben studiato e non banale e un Barlow sugli scudi per poi sfociare in una traccia veramente notevole, tra le migliori a mio parere, con un refrain vincente ed avvincente; Dead Man’s Plight forse è il brano più debole del lotto, messo un pò li alla...cazzo...per dirla in modo semplice; Chalice of a Man e What I Am effettivamente sorprendono per il riffone potente e sfacciatamente Jeff Loomis impreziosite poi dalla solita prova immensa di Barlow, potente, aggressivo e sempre sugli scudi e da una sezione ritmica da sballo creata da Williams e Vidales però potevano essere studiate meglio le linee vocali dei ritornelli, quello si...anche se lo stacco melodico centrale di What I am prima del solo è notevolissimo; The answer è una ballad strappalacrime, straziante (e come giustamente ricorda Mauro in recensione) associabile a Melancholy o Watching Over Me, come fosse un filo conduttore con quelle due tracce; ed infine The One-Eyed King che forse come traccia conclusiva poteva essere differente, migliore, assoluta ed invece risulta essere un bando sufficiente, carino ma nulla di più anche se migliore di molte cose che si vanno ascoltando recentemente! Disco convincente forse per i nomi interpellati, forse per la sua vera qualità, chissà...solo svariati ascolti potranno emettere l'ardua sentenza, per me per ora dopo mezza giornata di ascolti devo dire che mi piace molto e il mio voto è 85 (in linea con i lettori). Bentornato Matthew, tieniti in attività ed in forma che si sa, il posto come vocalist degli IE è sempre il tuo (anche se Stu Block è un tuo grandissimo clone ma si sa che gli originali sono sempre il meglio!) Voto 85 |
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6
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sono d'accordo con il recensore tranne su una cosa:" La prestazione del cantante è sempre eccellente, con il suo timbro unico, profondo, ma capace anche di note acute, non tecnico, ma dotato di un carisma con pochi eguali" non stiamo parlando di Luppi o DC Cooper, ma non mi sembra che Barlow non sia tecnico! la voce la sa usare eccome! l'ho sentito live 2 volte con gli IE e ha sempre spaccato il culo, anche su canzoni non scritte per la sua voce. |
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5
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Concordo in pieno, è un compitino sufficiente e basta. Purtroppo molto spesso questi progetti nascono deludenti in partenza proprio per la mancanza di un valido songwriter. Perchè, a mio parere, puoi avere una band con tutta la tecnica e le capacità di questo mondo, ma se non hai un songwriter che sa instillare vere emozioni nelle canzoni non vai da nessuna parte. A proposito del paragone con gli Iced Earth: anche Dystopia, che non è certo un capolavoro, è comunque superiore in tutto e per tutto a questo disco. |
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4
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Questa volta d'accordo con il recensore. Disco sufficiente. |
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@Maurilio: era uscita la notizia pochi giorni fa del nuovo disco ascoltabile in streaming. Se è ancora disponibile ascoltalo pure da lì  |
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Quanto mi manca Barlow negli Iced Earth, uno dei migliori cantanti metal in assoluto. Questo cd mi incuriosisce solo per lui. Gli daró un ascolto sul tubo per capire di cosa si tratta e se é il caso di comprarlo. Comunque, come dimostra il modestissimo Crucible of man degli IE, non basta lui per fare un buon Disco. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Messenger
2. Move the Chains
3. On Warrior’s Wings
4. Punishment
5. This Is My Hell
6. Dead Man’s Plight
7. Chalice of Man
8. The Answer
9. What I Am
10. The One-Eyed King
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Line Up
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Matt Barlow (Voce)
Freddie Vidales (Basso, Chitarra)
Van Williams (Batteria)
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RECENSIONI |
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