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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Diablo - When All the Rivers are Silent
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12/03/2022
( 2047 letture )
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7 anni di attesa non sono pochi, specialmente quando le aspettative sono grandi. In questo caso specifico, i Diablo si sono presi il tempo necessario per scrivere un album compatto e veemente, che rispecchia tutti i crismi del sound della band, proiettandolo in ottica futura con richiami al passato recente e remoto, tirando così in ballo una serie di sfumature e interessanti chiavi di lettura. Dopo il concept fantascientifico di Silver Horizon (2015), i Nostri beniamini finlandesi si sono dati alla macchia, sparendo dalle cartine geografiche per un po’ di tempo e riemergendo solo un anno fa con il singolo-apripista Grace Under Pressure. Dalle atmosfere spaziali a qualcosa di terreno, concreto e antico. Presagi di storie passate nelle terre del nord, che si sono definitivamente concretizzate nelle dieci tracce bombastiche che compongono il novello When All the Rivers are Silent, album di caratura superiore che mette in bella mostra tutto ciò che il quartetto di Kalajoki Pohjois-Pohjanmaa ha da dire. Non senza fermento, ci adagiamo sulla poltrona sonica e premiamo il tasto play…
Con una copertina ricca di colori cambiamo subito location: passiamo dall’etereo spaziale al Nord Europa, con un velo di misticismo e poesia in più. Messaggio chiarissimo fin da subito, con il pianoforte drammatico che apre le danze in The Well of Grief. I Diablo hanno prodotto solo tre album negli ultimi 14 anni, ma la qualità media dei lavori è elevatissima e, controcorrente rispetto a tante altre band, sempre in crescendo. Nonostante il sound contenuto in When All the Rivers are Silent sia parzialmente radicato nelle insuperabili sfumature di Eternium e Icaros, ci sentiamo di dire che il lavoro svolto sfiora il certosino. Ma non c’è solo tecnica e pianificazione qui, quanto più ottimo gusto e canzoni che stanno meravigliosamente in piedi da sole. Dieci tracce che ci convincono a ogni ascolto, proiettando 40 minuti di musica in un continuo andirivieni emotivo dallo spessore non indifferente. Interessante il contrasto tra immediatezza e complessità, forse più che mai bilanciato in questo nuovo album che cattura e rapisce, provocando reazioni uniche. Se l’opener scalfisce la pietra antica con un savoir-faire profondo e teatrale, il seguito non è da meno, e raggiunge svariati mini-climax durante il passare dei minuti. When All the Rivers are Silent suona 100% Diablo pur presentando una pletora di novità: il primo singolo Grace Under Pressure è una piccola hit che, con classe sopraffina e potenza metallica ci trasporta nelle terre del nord, tra sferzanti up-tempo, voci graffianti e tecnica fluida. L’incipit riff/batteria è da incorniciare per semplicità qualitativa, tra i fill di un Heikki Malmberg ispiratissimo e un Marko Utrainen sempre sul pezzo. Il brano, non dissimile dalle ricche strutture ascoltate in Silver Horizon è teso e nel contempo disteso, con ampie porzioni melodiche e un refrain altisonante che mette in mostra le doti canore di Rainer Nygard come mai prima d’ora. Il frontman e co-fondatore della band non si risparmia, utilizzando tutte le sue armi vocali, dal classico graffiato a registri alti, passando per toni pacati e sofferti e piccole porzioni di growl (Titan). Ripercorriamo la strada a ritroso e soffermiamoci sul traballante ponte sospeso tra i ghiacci: The Well of Grief e Unhola svolgono la doppia funzione di rassicurare i vecchi fan e introdurre piccole gemme nascoste. Dall’opener, strutturata e per nulla semplice al secondo brano il salto è minimo ma assolutamente convincente. Dopo un’apertura in doppia-cassa con ritmo sincopato, Unhola rimbalza tra strofe atmosferiche e sferzate veloci, condensando in meno di quattro minuti una qualità elevata anche in fase strumentale, con uno dei tanti assoli melodici di Marko Utrainen, sempre invidiabile nella sua gustosa tecnica spezza-atmosfere. E dopo il pathos delle prime tracce e della sopracitata Grace Under Pressure il crescendo diventa cosa certa. Tra un epico pugno allo stomaco (Titan) e una cavalcata retro-metal (Jack of All Mistakes), non sappiamo dove pescare. Irrefrenabili, i Diablo fanno terra bruciata confermando lo status di band unica, con i loro colorati richiami melo-death, classic metal e groove. Radicati solo parzialmente nel loro stesso suono stratificato e carico di potenza e impatto, creano abilissimi ponti sonori che fanno del pathos il loro punto di forza, come nella portentosa Titan, tra synth atmosferici e parentesi in growl, così come nella e breve Jack of All Mistakes, che si intinge di metal ottantiano presentando un chorus da pugni al cielo e dei piacevoli lick chitarristici che richiamano il leggendario Wolff Hoffman. Sempre curioso e piuttosto unico l’utilizzo di tastiere ed effettistica di contorno, che dona profondità cinematografica ad alcuni brani senza appesantirli in alcun modo.
Pur non accorgendocene siamo a metà del viaggio, tra fiumi ghiacciati e sentimenti sospesi sulla neve. Per nostra delizia, i Diablo mantengono promesse e aspettative, colpendoci duramente con un altro lotto di brani eccellenti, a partire dal singolo The Stranger fino ad arrivare alla chiusura, sapientemente affidata alla title-track When the Rivers are Silent. In mezzo a tutto questo struggente senso di solitudine troviamo lo spettro sonoro del gruppo finlandese, che convince in diretta con i riff squadrati che aprono The Stranger, uno dei brani più belli e particolari, giocato su melodie soft, stacchi moderni e un doppio-ritornello da brivido, con un azzeccato dramma epico e un solo struggente. In compensazione troviamo il groove saltellante di The Extinctionist, brano che ritmicamente richiama il Black Album per poi diventare qualcosa d’altro, tra maestria, potenza metallica, contro-cori e breve poesia pianistica che ne spezza la densità. Con una formazione stabile ormai da mille anni, i Diablo hanno ridotto i giri del motore, le uscite e le performance dal vivo. Letteralmente adorati in terre scandinave e appena conosciuti nel resto del mondo, sono tra le metal band più consistenti che io ricordi e, al di la dei gusti e degli ascolti personali, riescono a trasportarci sempre dove vogliono. Esattamente come nella piratesca e diretta Shackles of Fear , scritta in collaborazione con Aadolf Virtanen. Brano che fa le veci di Jack of All Mistakes con ampie dosi di power metal e sing-a-long a profusione, Shackles of Fear fa parte delle tante sorprese contenute in When All the Rivers are Silent, tra riff che omaggiano l’heavy classico e cavalcate da headbanging. Non contenti, dirigiamo la nostra vecchia barca di legno verso gli scogli appuntiti per chiudere in bellezza questo nuovo viaggio, schiantandoci contro la potenza affilata di Parathon (che sembra uscire direttamente da Renaissance), dove la band cita sé stessa senza annoiare, e poi del gran finale affidato a When the Rivers are Silent, altro highlight del disco con la struttura che ribalta il gioco. Si parte con forza e decisione, tra riff possenti e mid-tempo per poi sfociare in dolci parentesi melanconiche. Le chitarre smettono di ruggire e diventa tutto calmo e disteso, come un inverno silente e beffardo con un finale in crescendo da pelle d’oca.
Baciati dal pallido sole mattutino, chiudiamo il booklet di When All the Rivers are Silent consci di aver ascoltato non solo uno degli album migliori dell’anno, ma anche uno dei migliori della band. Cosa che ha del miracoloso dopo 25 anni di carriera e svariati piccoli capolavori alle spalle. Bentornati.
Now when the rivers are silent , I'm able to see look guide is in your eyes. Now when the rivers are silent , I find myself standing still within time!
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6
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Superbo. Già nella mia top ascolti dell'anno |
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5
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Anche io non conoscevo questo gruppo. Molto bravi. L'album suona "moderno" senza tradire le radici del metal. Cosa non da poco. |
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4
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Non li conoscevo. Veramente un ottima sorpresa, album molto bello |
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3
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Bentornati Diablo. Album eccellente qualitativamente e artisticamente. Metal fresco e moderno, una delle migliori groove metal band d'Europa. Bellissima e coinvolgente la copertina. Si vocifera su un loro prossimo concerto..chissa'. Pandemia e guerra permettendo. Buona domenica a tutti. |
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2
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Una delle band della mia infanzia. Li ho sempre trovati clamorosamente bravi e sottovalutati ed è un peccato che al di fuori della Finlandia siano così poco noti. Il disco è un macigno, rasoiate groove ed heavy che non lasciano tregua e ritornelli melodici capaci di stamparsi in testa. Concludo aggiungendo che finalmente c'è un mixaggio migliore dei suoni rispetto ai primi dischi. |
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1
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Oh, che bello ritrovarsi con questa recensione da leggere. Album sorprendente per me che non avevo mai ascoltato prima il combo scandinavo. Sono probabilmente un po' sotto con il voto, ma può essere anche dettato dal fatto che l'abbia ascoltato poche volta finora, e potrebbe crescere. 80 pieno per me, ma in ogni caso ascolto consigliatissimo. Tripletta finale da urlo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Well of Grief 2. Unhola 3. Grace Under Pressure 4. Jack of All Mistakes 5. Titan 6. The Stranger 7. The Extinctionist 8. Shackles of Fear 9. Parathon 10. When the Rivers are Silent
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Line Up
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Rainer Nygard (Voce, Chitarra) Marko Utrainen (Chitarra) Aadolf Virtanen (Basso) Heikki Malmberg (Batteria)
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