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Terrorizer - Darker Days Ahead
12/03/2022
( 1391 letture )
I Terrorizer purtroppo hanno avuto una vita corta e piuttosto travagliata, ma il primo fondamentale album World Downfall del 1989 può essere considerato uno dei primi esempi di album di genere grindcore. Fondata da Oscar Garcia alla voce, Jesse Pintado alla chitarra, David Vincent al basso e Pete Sandoval alla batteria, la formazione non resse a lungo e già dopo la pubblicazione del primo lavoro si sciolse e Pintado e Sandoval trovarono fortuna e successo, raggiunti rispettivamente con Napalm Death e Morbid Angel. Rimasti in sospeso ed effettivamente nel dimenticatoio fino alla pubblicazione del secondo album del 2006, i Terrorizer tornarono alla ribalta quando i due fondatori decisero di riprendere in mano le redini del gruppo insieme al cantante Anthony Rezhawk e al bassista Tony Norman, che aveva già militato nei Morbid Angel. La sfortuna volle che, a pochi giorni dalla pubblicazione dell'album, Jesse Pintado lasciasse questo mondo, lasciando il futuro della band ancora più nell'incertezza, anche se grazie al batterista, unico superstite della formazione originale, in futuro saranno pubblicati nuovi lavori.

In questa recensione parleremo appunto di Darker Days Ahead, che già soltanto dal titolo non può non riportarci bruscamente a un clima di incertezza e sofferenza che stiamo tutti vivendo in questi ultimi giorni, in cui davvero il futuro dell'umanità appare sempre più incerto e oscuro. Già dalla copertina minacciosa che presenta immagini di guerra e sofferenza e addirittura una maschera a gas in prima piano, possiamo capire cosa aspettarci da questi album. La storia si sa, ha il brutto vizio di ripetersi, ma effettivamente, alla luce della situazione attuale, mettono effettivamente i brividi la musica e i contenuti di questo album.
Lo stile dell'album oscilla fra fraseggi a cavallo fra parossismo thrash metal e hardcore punk, grindcore (anche se effettivamente la durata in minuti dei singoli brani si aggira sui tre minuti almeno medi), death metal in alcuni frangenti tipicamente old school. Il growl di Anthony Rezhawk e' decisamente duttile ed espressivo e duranti i vari brani attraversa registri più comprensibili e mediamente più alti, fino a toni decisamente gutturali e incomprensibili, quasi a sfiorare territori brutal talvolta. La batteria di Pete Sandoval è, inutile dirlo, il punto di forza e cardine di tutto il lavoro, potentissima, cattiva, capace di innalzare un muro di violenza sonora velocissima e tecnica, blast beats decisamente esaltanti, che nei rari momenti in cui rallentano o si stoppano lo fanno per creare effetti sorpresa sull'ascoltatore non indifferenti, dove si inseriscono alla perfezione i riff di chitarra ancora tipicamente di scuola old school di Jesse Pintado.
Spiccano sicuramente la tiletrack Darker Days Ahead, in cui tutta la paura di incerti e oscuri giorni viene riversata in un pezzo diretto e senza respiro: la voce di Rezhawk è quasi comprensibile, a volerne sottolineare il significato, mentre nella caotica , spicca per la sensazione di caos che riesce a creare; indescrivibile davvero Blind Army, nella quale la batteria si spinge davvero al limite espressivo a cui uno strumento musicale può innalzarsi: quella non è più una batteria, è decisamente una mitragliatrice in carne e ossa. Dead Shall Rise V.O6 è un altro fra i momenti più terrificanti ed esaltanti in chiave tecnica, con dei riff di chitarra davvero interessanti.

È sconvolgente quanto queste parole tratte da Doomed Forever che è forse il pezzo più riflessivo, possano fare male, più della violenza della musica contenuta in questo album, che alla fine è solo un concesso e comprensibile sfogo umano di fronte alla paura.

The lord sits on the throne
Dictating the sheep
Pacifying with violence
A vicious cycle of death

Famine, pestilence, death

Chaos, despair and agony
Evil ruling the earth
Spreading hate and destruction
For ten thousand years

Famine, pestilence, death

Doom, doomed forever


Darker Days Ahead suona come un album molto compatto e granitico, è decisamente scorrevole nella sua violenza, non ci sono momenti di stanca o noia durante l’ascolto. I Terrorizer sono tornati decisamente carichi con un secondo album, che pur a distanza di anni, suona a cavallo fra sonorità vintage e sonorità più moderne e tecniche.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
69.66 su 6 voti [ VOTA]
God of Emptiness
Lunedì 14 Marzo 2022, 14.34.25
8
Batterismo terremotante, linearità del riffing e mazzate dall' inizio alla fine. Per me un 75 solidissimo
LAMBRUSCORE
Domenica 13 Marzo 2022, 16.32.41
7
non come il primo ma si fa sentire alla grande dai.......bel disco per me
LAMBRUSCORE
Domenica 13 Marzo 2022, 16.30.44
6
NoNì
Galilee
Domenica 13 Marzo 2022, 12.49.13
5
Concordo gente. Recensione e voto esageratamente entusiasti per un disco che è molto mediocre sia in rapporto ai terrorize che a ciò che proponevano le altre band del genere.
Aceshigh
Domenica 13 Marzo 2022, 12.45.27
4
Per me fu un po’ una delusione. Non che sia brutto, ma scorre via senza lasciare molto, è arrabbiato ma i pezzi non rimangono impressi, laddove invece World Downfall (per me sul podio del grind), con pezzi come After World Obliteration, Corporation Pull-In (giusto per dirne un paio), colpiva alla prima botta. Successivamente hanno fatto un po’ meglio, anche con l’ultimo Caustic Attack. Non chissà quanto però. Voto 72
DaveHC
Sabato 12 Marzo 2022, 21.56.34
3
Il disco, come tutta la discografia dei Terrorizer, mi piace. Ma concordo che 80 sarebbe corretto se la band avesse un altro nome... Con quel monicker e con un album come world downfall alle spalle (sebbene risalente a 17 anni prima) ci si può aspettare ben di più... Per me è un 70
d.r.i.
Sabato 12 Marzo 2022, 12.27.10
2
Manca la carica e la voglia che ha portato il gruppo, con qualche difficoltà logistica, a fare World Downfall. Qui si sentono anche gli anni intercorsi tra i due proprio a livello stilistico e di background dei componenti. 80 mi pare eccessivo, sarei più a dare 72.
Galilee
Sabato 12 Marzo 2022, 11.12.04
1
Lavoro non male, ma tra i tre è quello che mi piace di meno. Manca la furia dell'esordio, ma anche del disco successivo. Siamo in territori più Death e meno grind, ma il tutto è un pò scontato e sa di già sentito. Insomma un disco carino, ma da una band che all'esordio aveva tirato fuori un must come world downfall ci si aspettava decisamente di più. 70
INFORMAZIONI
2006
Century Media Records
Grindcore
Tracklist
1. Inevitable (Intro)
2. Darker Days Ahead
3. Crematorium
4. Fallout
5. Doomed Forever
6. Mayhem
7. Blind Army
8. Nightmare
9. Legacy of Brutality
10. Death Shall Rise V.06
11. Victim of Greed
12. Ghost Train (Outro)
Line Up
Anthony Rezhawk (Voce)
Jesse Pintado (Chitarra)
Tony Norman (Basso)
Pete Sandoval (Batteria, Piano traccia 12)
 
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