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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Bodysnatcher - Bleed-Abide
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23/06/2022
( 966 letture )
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Bleed-Abide, sanguinare e tollerare, Bleed-Abide, sanguinare e resistere. Accetta le sofferenze del passato, contempla il dolore e non lasciare che l’oscurità si impossessi della tua mente e della tua anima.
Introspezione e ferite che stentano a rimarginarsi costituiscono l’ossatura del nuovo album targato Bodysnatcher, una garanzia se si è in cerca di un deathcore pesantemente inflazionato da selvaggi apporti hardcore e beatdown. Qui si picchia duro, non ci sono virtuosismi tecnici o infiocchettamenti orchestrali che tengano anzi, il mirino è puntato sui “cugini” dell’extreme metal votati allo slam e al brutal death (la provenienza dalla Florida vorrà pur dire qualcosa) ai quali si affiancano estenuanti ritmiche in down-tempo, un groove abbruttito e il cuore marcio del beatdown che va a corroborare l’essenza distruttiva di una musica cadenzata e letale come poche altre. Da simili premesse ha origine il deathcore “al rallenty” e tutto il suo armamentario di riff terremotanti, blast-beat, sincopi in doppio pedale e ciclopici breakdown resi ancora più intimidatori dall’uso smodato di bass drop, una goduria per chi ama crogiolarsi in un torbido headbanging e non ha paura di spezzarsi qualche giuntura nel mosh-pit. L’impatto annichilente di Death of Me (2017) e la sua perversa conformazione di slam-core hanno scavato un cratere di proporzioni allarmanti nel panorama deathcore e il successivo This Heavy Void (2020) non si è fatto scrupoli nell’allargarne ulteriormente la circonferenza: difficile scegliere tra i due, c’è chi preferirà il sorprendente esordio e chi si butterà sul consolidamento perpetrato in THV, ma in ogni caso non si possono avere dubbi sulla forza d’urto che il quartetto floridiano è in grado di sprigionare. Il livello di aggressività sonora non accenna a placarsi in Bleed-Abide, terza dimostrazione consecutiva di quanto sia dannoso per i padiglioni auricolari esporsi ad un fuoco incrociato di extreme deathcore e mine anti-uomo: la propensione al massacro dei Bodysnatcher resta identica, ma è giusto sottolineare come l’opprimente lentezza dei dischi precedenti venga parzialmente smossa e riletta alla luce di un songwriting integrante maggiore velocità e perizia tecnica, quest’ultima ravvisabile nei cambi di tempo e nelle improvvide accelerazioni in grado di cambiare radicalmente il volto dei brani. Per il resto sapete già quello che ci attende ed è la semi title-track Abide a confermare tali sensazioni con una mitragliata di riff tellurici, variazioni ritmiche e stomp hardcore ottundenti come grandine; la voce di Kyle Medina invece non ha bisogno di inutili preamboli e le modulazioni gutturali adoperate lungo la tracklist bastano e avanzano per rispettarlo -o meglio- temerlo. Il suo growl punitivo non ammette contraddittorio e lo si capisce benissimo nell’imperiosa Absolved of the Strings and Stone, un’onda anomala di beatdown che non trova argini e straripa nella concitata Smashed Perception, traccia in cui emergono rinnovate ambizioni tecniche al fianco della solita voglia di radere al suolo tutto e tutti. Flatline, se possibile, risulta ancora più efferata e nello sbilanciarsi verso una combinazione di brutal hardcore apre una voragine di inaudita profondità che le garantisce un posto sicuro fra gli highlight dell’album; non che le distorsioni groovy e i bass drop a profusione di Glass Prison o le inattese concessioni atmosferiche di Value Through Suffering (incornicianti per contrasto una composizione che trasuda violenza deathcore e foga HC da ogni poro) valgano meno, semplicemente le macerie provocate da quel pezzo assumono dimensioni macroscopiche impossibili da ricomporre. Chaos, pur detonando sulla lunga distanza, è l’ennesima badilata slam/brutal-core, mentre la rabbia lancinante di E.D.A. e la pesantezza fuori controllo di Wired for Destruction si inabissano nei meandri di un essere umano in balìa dei propri demoni interiori. Quel carro armato di Hollow Shell recupera in parte l’attitudine di Death of Me, combinandola con l’afflato beatdown e con un animalesco growl che lascia veramente esterrefatti; lo stesso vale per le cannonate in bassa frequenza di Behind the Crowd e gli affondi smaglianti di The Question, i cinque minuti finali dove l’inerme ascoltatore viene investito da una pioggia di napalm che rischia di procurare ustioni gravissime.
Se, in questi tempi moderni, qualcuno dovesse rimpiangere la bestialità della prima ondata, allora i Bodysnatcher sono il nome giusto a cui rivolgersi: una colata di deathcore brutalizzato, il plus del beatdown a rendere il sound più violento e nocivo, un growl dominante e zero concessioni melodiche; una versione 1.5 potremmo dire, radicata negli stilemi della fase storica (il cosiddetto “MySpace-core”) e avulsa dalle contaminazioni con il nu metal o l’ambito sinfonico/orchestrale. Bleed-Abide è dunque un ottimo viaggio a ritroso, che ha le carte in regola per accontentare sia gli habitué del deathcore sia gli estimatori dell’hardcore “impuro”, una sfida oltremodo ardua che i Bodysnatcher hanno raccolto e finora sempre vinto.
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3
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Album che è una bella botta.. Niente da dire.. Per mio Gusto, ci fosse stata qualche Accelerata di più, non mi sarebbe dispiaciuto, anzi.. Però bene così... |
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2
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Una bella bomba, ma secondo me la valutazione è troppo alta. |
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1
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gruppo con cui ho sempre avuto un rapporto di amore/odio, il loro ep embodiment è un capostipite del downtempo deathcore, poi pian piano hanno iniziato a fare roba piatta fino al disco del 2020, da li si sono ripresi tantissimo e con questo disco si sono definitivamente rimessi in carreggiata, una sberla allucinante |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bleed 2. Abide 3. Absolved of the Strings and Stone 4. Smashed Perception 5. Flatline 6. Glass Prison 7. Value Through Suffering 8. Chaos 9. E.D.A. 10. Wired for Destruction 11. Hollow Shell 12. Behind the Crowd 13. The Question
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Line Up
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Kyle Medina (Voce) Kyle Carter (Chitarra) Kyle Shop (Basso) Chris Whited (Batteria)
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RECENSIONI |
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