|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Def Leppard - Diamond Star Halos
|
06/07/2022
( 3301 letture )
|
A leggere le recensioni e le reazioni che hanno accompagnato l’uscita di Diamond Star Halos, dodicesimo album da studio dei Def Leppard, azzarderemo due macrocategorie: la prima, "i Def Leppard non azzeccano un disco da Adrenalize, che tristezza, che fine ha fatto quella band?"; la seconda, "i Def Leppard hanno riscoperto il glam rock degli anni Settanta e questo è il loro miglior disco da Adrenalize". Due reazioni all’estremo opposto e che, in generale, sono figlie della stessa lettura della carriera della band di Sheffield: ovverosia, quello che di buono avevano da dire lo hanno detto con i primi cinque dischi, il resto è noia e, al limite, questo è il miglior album da allora. Partiamo quindi dalla prima: alla domanda "che fine ha fatto quella band?", c’è purtroppo una sola risposta, per quanto difficile. Quella band è morta con Steve Clark, sono passati oltre trent’anni da allora e non ritornerà, perché semplicemente manca di un elemento fondamentale e non sostituibile. Andiamo con la seconda: ma siamo così sicuri che gli altri dischi siano davvero stati ascoltati? Perché se la grande novità che fa di Diamond Star Halos il miglior disco degli ultimi trent’anni è la riscoperta delle radici glam, ebbene, sono almeno venti (se non da sempre) che i Def Leppard stanno riportando alla luce le loro radici glam. Lo hanno fatto in tutti i loro album e in particolare in tutti i dischi da Yeah! (ops… un album tributo al glam degli anni Settanta. Chi l’avrebbe mai detto) in poi. Quindi, ecco, se Diamond Star Halos è "il miglior disco da Adrenalize" non è perché assomiglia ad Adrenalize, spiacenti, né perché "riscopre le radici glam". Anche perché i pezzi propriamente glam sono gran pochi (solo che sono all’inizio del disco, aperta e chiusa parentesi). Semmai, potrebbe esserlo perché fa meglio di quanto fatto ultimamente. Scopriamo se almeno questo è vero.
Il primo punto da cui iniziare è la lunghezza: quindici canzoni per oltre un’ora di musica. Un azzardo per una band di così lungo corso. In effetti, un azzardo non riuscito fino in fondo: l’idea, probabilmente, è quella di realizzare un doppio album, come usava un tempo. In un doppio album, c’è spazio per tutto: per il repertorio classico e per qualche esperimento e pazienza se non tutto è a fuoco, l’importante è dimostrare che di sostanza ce n’è ancora tanta e c’è altrettanta voglia di osare. In questo, obbiettivo centrato. Il disco ripercorre efficacemente tutti gli ultimi anni di carriera della band, col suo tentativo costante di aggiornamento del proprio sound con sonorità moderne fatte anche di campionamenti e loop e pesanti concessioni al pop, senza per questo rinunciare alle due chitarre, agli assoli, a una batteria comunque di stampo rock, alle armonizzazioni vocali, che sono il trademark dei Def Leppard. Ma, appunto, c’è anche voglia di aggiungere qualche ingrediente, come nel caso delle due canzoni che ospitano la cantautrice americana Alison Krauss, nota collaboratrice di Robert Plant, dal solido impianto pop country. Poi c’è il richiamo al glam "storico", con qualche brano palesemente ispirato a quel periodo, nello specifico parliamo di Kick e Fire It Up e l’ospitata del pianista di Aladdin Sane, Mike Garson, in altri due brani. Il resto è il più classico dei dischi dei Def Leppard, con qualche zampata da leone che ne conferma la capacità di scrivere ancora qualche nuovo classico e una cura maniacale nella costruzione dei brani. Veramente notevole il lavoro delle due chitarre, in particolare a livello solista: Collen è, assieme a Elliott, il vero motore dietro al disco e, assieme a un Campbell in panchina a livello compositivo, confeziona una splendida prova solista e in generale a livello di arrangiamento; un lavoro coi fiocchi. Elliott e Collen mettono la firma da soli o assieme o con qualche "aiutino" esterno a praticamente tutte le tracce del disco, con la sola opener Take What You Want e l’ultima From Here to Eternity, a firma Rick Savage (la prima comunque in coppia con Elliott). Che siano poi due degli episodi migliori del disco e nel secondo del migliore in assoluto, va reso merito al bassista. L’album è costruito in maniera abbastanza peculiare e questo lo rende in qualche caso sfuggente, con l’attenzione che tende a scivolare via in più occasioni, in assenza di tracce davvero di livello. La partenza come detto è ottima e i due brani successivi, come annunciato di matrice glam rock, piacevoli, in particolare Kick. I entrambi i casi è evidente il tributo ai T-Rex (la frase che dà titolo al disco è presa da Get It On), ma siamo lontani dal Miracolo, ecco. La prima traccia con Alison Krauss è quasi da shock: non che sia brutta di per sé, anzi, anche il testo ha un suo perché e gli assoli sono oggettivamente belli, ma il flavour country pop della prima parte appare decisamente fuori contesto nel disco e alla fine sembra un volercelo far stare a tutti i costi, a prescindere dal risultato. Più che discreti invece i pezzi propriamente rock, da SOS Emergency, Liquid Dust, U Rok Mi, All We Need, Open Your Eyes e Gimme a Kiss; con variabili risultati di gradevolezza, sono tutti ben fatti e costruiti da mani abili. Non c’è un capolavoro neanche a cercarlo e nessuno di questi resterà nella Storia, ma si fanno apprezzare, qualcuno anche molto. Diverso invece il caso di Goodbye for Good This Time, ballad a firma Elliott con tanto di arrangiamento orchestrale, che fa decisamente il suo lavoro e costituisce, assieme alla prima traccia e all’ultima, il meglio di questo album. Bella in realtà anche Angels (Can’t Help You Now), altra ballatona a firma del cantante, leggermente meno interessante, ma comunque ottima. Decisamente evitabili, invece, il ritorno della Krauss con Lifeless e il rock di Unbreakable. Entrambe aggiungono gran poco all’album e fanno solo minutaggio. Come detto, chiusura col botto invece per From Here to Eternity, pezzo teso ed "epico" che sembra di un altro pianeta a livello qualitativo rispetto al resto del disco.
Insomma, Diamond Star Halos è il miglior disco dei Def Leppard dai tempi di Adrenalize? No. E’ un buon disco, con alcune ottime canzoni, qualche azzardato riuscito, qualcun altro molto meno, qualche filler e tanto mestiere da parte di una band di qualità superiore, che non si è scordata di esserlo. Ecco, magari se in mezzo a tanta abbondanza pop ci fossero state una o due tracce alla Run Riot o Bad Actress, sarebbe stato apprezzato. E’ un disco che piacerà a chi ha apprezzato Song From the Sparkle Lounge e Def Leppard, dai quali non si discosta poi tanto e che farà scontento chiunque si aspettasse un colpo di coda che riportasse la band agli anni Ottanta in maniera credibile. Certo è un disco ambizioso e questo fa piacere, perché troppo spesso si è voluto dare per morta questa band, che invece è ancora capacissima di scrivere brani che si stampano in testa e ritornelli che non vogliono sapersene di schiodarsi dalle orecchie, oltre che ottime ballate e qualche brano che fa sbattere il piedino. Ma d’altra parte, chi li conosce sa benissimo che Elliott, Collen e Savage non hanno mai del tutto messo da parte la voglia di tornare a giocare in grande. Purtroppo, anche tentando il colpo grosso, il risultato non è pieno e il tutto risulta piuttosto "leggerino" e annacquato, tanto che appunto di quando in quando l’ascolto si perde e ci si trova a pensare, "ma quanto dura ancora"? Il che non è decisamente un buon segno. Purtroppo, non basta l'ambizione e, in questo caso, si può davvero dire che si è voluto troppo.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
21
|
concordo con l'ultmo commento, davvero un buon disco |
|
|
|
|
|
|
20
|
Ho preso il CD e non mi sono pentito, un po' lungo ma si fa ascoltare volentieri,
sempre che al giorno d'oggi ci sia ancora qualcuno che è disposto a spendere un po' di tempo per godersi un disco in santa pace. Produzione moderna, ma non troppo , un.paio di filler il resto mi garba. Insomma per me è un 80 pieno. |
|
|
|
|
|
|
19
|
Parte a bomba... ma poi, il nulla. 2-3 pezzi, il resto troppo comerciale per i miei gusti. Insufficiente. |
|
|
|
|
|
|
18
|
Due pezzi, il primo e l'ultimo, sono diventati troppo di mestiere. Dopo anni non si può pretendere che nessuna delle nuove leve avrebbe scritto in giro che questo disco è meglio del precedente omonimo. Chiarisco meglio il mio pensiero: per me si tratta molto banalmente di approccio/attitudine e che i gruppi, in generale, facciano filler o brani validi. Premetto che adoro i Def Leppard e che il disco ha ottime canzoni ma gente che suona con i controcazzi nel 2022 tra le nuove leve vedo solo fotocopie sbiadite dei mitici 80'. Poi 15 canzoni sono veramente tante, troppe. |
|
|
|
|
|
|
17
|
Premetto che non l'ho ascoltato ma se e' simile all'ultimo allora non credo mi piacera'...oramai sono diventati troppo di mestiere e non osano piu' di tanto.. |
|
|
|
|
|
|
16
|
Si salvano 2 pezzi..il primo e l’ultimo, a riprova che sta gente se componesse musica sul serio sarebbe ancora a buon livello. In mezzo 13 tracce kitch che piu’ kitch non si puo’!!
PS …gente che suona coi controcazzi nel 2022 c’e’ e anche parecchia per cui sta monnezza lasciamola ai nostalgici |
|
|
|
|
|
|
15
|
Finalmente sono riuscito ad ascoltarlo,nel complesso un buon lavoro da 75. Dopo anni di dischi non si puo' pretendere la qualita' dei vecchi classici.Certo qualche filler c'e' e se durasse un po' meno sarebbe stato piu' digeribile. Come dice Diego75, averne di band di questo livello. |
|
|
|
|
|
|
14
|
A mio parere e' un cd da 85....un sunto di tutta la loro carriera....poi averne al gg d'oggi di gente che a 60 anni di media sforna cd cosi'....tra le nuove leve vedo solo fotocopie sbiadite del passato ...oggi tutti producono un cd... ma nessuna delle nuove leve avrebbe avuto un contratto nei mitici 80's. |
|
|
|
|
|
|
13
|
Se qualcuno ha scritto in giro che questo disco è "glam stille anni 70" (magari lo fosse) , stiamo proprio messi male. David Bowie, Marc Bolan e 3/4 degli Sweet si stanno rivoltando nella tomba. |
|
|
|
|
|
|
12
|
Per me un album discreto, meglio del precedente omonimo che non mi aveva detto nulla. Il migliore da Adrenalize? Ma anche no. Songs From the Sparkle Lounge per me è migliore, Euphoria ancora di più (anche se parliamo di un album che ha già più di vent’anni). Una quaterna di pezzi molto belli, altri comunque piacevoli, e poi i filler. Dovendo dare un voto non andrei sopra al 75, ad esser buono. Anche io sarei stato più contento con (almeno) 3 pezzi in meno… però come fa notare Skull al #3, magari sono filler per me e per qualcun altro no; quasi sicuramente, nel caso in questione, non lo sono per la band, perché non credo che sarebbe stato un gran problema per loro ridurre la scaletta a 12 pezzi e la durata a 52 minuti. L’album venderebbe comunque, sono i Def Leppard. Non credo nemmeno che ci siano state pressioni esterne per allungare il brodo e giocarsi il doppio vinile, tanto la casa discografica se lo vuol fare doppio lo fa pure con album di 50 minuti (vedi ultimo Cynic o ultimo Armored Saint per dirne un paio). Purtroppo è difficile trovare un bandolo della matassa in un discorso che è troppo legato alla soggettività di ognuno (fruitore o creatore); è chiaro: quando un disco non ci cattura dall’inizio alla fine preferiremmo che alcune tracce non ci fossero e che finisse prima; però se avessimo i brividi alla schiena l’album potrebbe durare pure 90 minuti 😄 (e ogni tanto capita, raramente… ma capita). Quindi, sempre per rispondere a Skull, per me non è scritto da nessuna parte che 15 tracce debbano per forza essere troppe… a prescindere. Faccio un esempio, dico Def Leppard e penso Mutt Lange; dico Mutt Lange e penso Wakin’ Up The Neighbours: 15 tracce anche quello e dura 75 minuti. Però quello potrei ascoltarlo in loop… questo qui no. |
|
|
|
|
|
|
11
|
bel disco con ottime canzoni. |
|
|
|
|
|
|
10
|
Take what you want, trae in inganno perché è senza dubbio la miglior canzone scritta dai Leopardi da anni, forse decenni. Peccato che da li' in poi ci siano solo canzonette glammose anni settanta alquanto insignificanti ed una serie di ballate ancor peggio. Purtroppo fare 15 canzoni noiose sono troppe (infatti ho fatto fatica ad arrivare alla fine), e purtroppo confermano che sul versante disco i Def da più di vent'anni non hanno più niente da dire. |
|
|
|
|
|
|
9
|
Chiarisco meglio il mio pensiero, anche se vi ha già provveduto Lizard al #4. Il mio non è assolutamente un problema di durata. Digerisco molto meglio gli 80 minuti di Senjutsu (che a me é piaciuto, chiarisco) o i 75 minuti del citato Fear Inoculum che un album di 60 minuti con 15 canzoni dei Def Leppard (visto che si parla di loro ma potremmo citarne altre all'occorrenza, per esempio Firepower, senza voler essere blasfemo e facendo le debite proporzioni). Odio skippare le canzoni, non lo faccio mai con nessun album. Ed è così che, in alcuni casi, l'ascolto mi può diventare stanco. Però, ribadisco, comprendo che oggi vi sia questa necessità, io potrei trovare terribile la traccia 10 considerandola un mero riempitivo ma magari 500 persone la scaricano giù singolarmente perché la adorano per loro legittimi motivi. Ormai è così. |
|
|
|
|
|
|
8
|
Per me si tratta molto banalmente di una questione di approccio/attitudine... che cambia da ascoltatore ad ascoltatore, tutto lì. |
|
|
|
|
|
|
7
|
@Lizard: mah, Fear Inoculum dura oltre 75 minuti e grossa varietà nei pezzi non c'è eppure non è stato fatto nessun cenno alla lunghezza... forse la lunghezza eccessiva la si patisce quando il coinvolgimento è limitato, per vari motivi, volendo rimanere sulla percezione personale.
Io un album intero non lo ascolto molto spesso, ma se mi piace della lunghezza non mi preoccupo troppo, anzi. La mia domanda nasce dal fatto che ho sempre più spesso la sensazione che la gente si scazzi solo a vederla una tracklist abbondante
In ogni caso, ho ascoltato l'ultimo degli Scorpions ed ho faticato ad arrivare alla fine, probabilmente perchè non mi ha preso, ma che fosse lungo non lo vedrei come un difetto. Semmai, al contrario, mi ha lasciato un po' insoddisfatto l'ultimo dei Ghost per il motivo opposto: tra intro ed interludi c'è troppa poca musica. |
|
|
|
|
|
|
6
|
Che i gruppi, in generale, facciano "dischi di poco sopra i 60 minuti" non mi risulta... |
|
|
|
|
|
|
5
|
Per me, magari non è questo il caso, i gruppi fanno dischi lunghi così emerge la necessità di fare uscire il doppio vinile anzichè il singolo. Se ci fate caso fanno dischi di poco sopra i 60 minuti che, se non ricordo male, è il minutaggio massimo che si possa mettere su un solo vinile...business is business |
|
|
|
|
|
|
4
|
@Skull: per quanto mi riguarda la domanda contiene anche la risposta. Filler o brani validi ma tutti dello stesso stampo, senza variazioni, appesantiscono l'ascolto. Proprio perché di solito un disco lo ascolto per intero e non salto nulla. |
|
|
|
|
|
|
3
|
Spiegatemi una cosa, per favore. Ritenete che 15 canzoni siano troppe a prescindere oppure lo sono nel momento in cui qualcuna si può considerare filler? E' un discorso che di recente salta fuori spesso, tuttavia non riesco a capire bene in che modo molto materiale vada ad inficiare la qualità dell'insieme... perchè non è detto che quelle che leverei io siano le stesse che leverebbe qualcun altro... e concordo che il modo di fruire la musica sia cambiato, certo, ma spostando più il baricentro sui singoli da playlist che non su tracklist lunghe: usa e getta, mordi e fuggi.
Per caso avvertite l'esigenza di arrivare in fretta alla fine? Chiedo candidamente, senza polemica alcuna, perchè oltre una dozzina di tracce è sempre troppo? many thanks |
|
|
|
|
|
|
2
|
Premetto che adoro i Def Leppard e più in generale tutto l'hard rock ottantiano,ma in questo disco di quel sound c'è poco, siamo più dalle parti del glam rock anni '70 anche se ovviamente suonato con grande classe da una band che è entrata nella storia del rock. Altra pecca l'eccessiva lunghezza dell'album. Il mio brano preferito è Take What you want,un pezzo esplosivo tipicamente leppardiano che trasporta l'ascoltatore direttamente nei favolosi anni ottanta. Voto 75. |
|
|
|
|
|
|
1
|
15 canzoni sono veramente tante, troppe. E in un album dei Def Leppard odierni immagino che una buona metà possa rientrare nella categoria "trascurabili". Capisco che ormai l'andazzo generale sia questo, che il modo in cui si vende e viene fruita la musica sia cambiato, però insomma... |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
Bludgeon Ruffola / Mercury Records
|
|
|
Tracklist
|
1. Take What You Want 2. Kick 3. Fire It Up 4. This Guitar 5. SOS Emergency 6. Liquid Dust 7. U Rok Mi 8. Goodbye for Good This Time 9. All We Need 10. Open Your Eyes 11. Gimme a Kiss 12. Angels (Can’t Help You Now) 13. Lifeless 14. Unbreakable 15. From Here to Eternity
|
|
Line Up
|
Joe Elliot (Voce, Chitarra su tracce 8, 12, 14) Phil Collen (Chitarra, Cori) Vivian Campbell (Chitarra, Cori) Rick Savage (Basso, Chitarra su tracce 1, 2, 3, 15, Cori) Rick Allen (Batteria)
Musicisti Ospiti Alison Krauss (Voce su tracce 4, 13) Dave Bassett (Cori su tracce 2, 3) Eric Gorfain (Arrangiamento Archi su tracce 4, 8, 12) Mike Garson (Piano su tracce 8, 12)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|
|