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Norma Jean - Deathrattle Sing for Me
13/09/2022
( 999 letture )
Il vero nome dell’attrice Marilyn Monroe deturpato e fatto immergere in una corrosiva miscela di acido muriatico: siamo nel 2002 e il volto inquietante di una bambina (un fantasma, un demone o peggio ancora?) è il segnale che qualcosa di tremendo sta per abbattersi sull’ignaro ascoltatore, incapace di prevedere una mattanza sonora di proporzioni apocalittiche. Bless the Martyr and Kiss the Child è una folle tortura dove il metallic hardcore figlio di Integrity, Shai Hulud e Zao trova i Neurosis e sprofonda nei cunicoli mathcore dei Botch/Dillinger Escape Plan, abbracciando infine le dissonanze trapananti del noise. Un esordio scioccante, divenuto nel tempo un caposaldo del metalcore più violento e un banco di prova insuperabile anche per i suoi autori, nere stelle offuscanti il cielo di inizio millennio. O’ God, the Aftermath, degno seguito, dà fattezze reali al giorno del giudizio ma, superata la metà del decennio, una luce inedita si infiltra in quelle recondite zone d’ombra e l’accoppiata Redeemer/The Anti Mother (prodotta da Ross Robinson) appare in un certo senso più “tollerabile”, con molteplici velleità melodiche a smussare progressivamente gli spigoli math-noise. La band inizia qui un percorso di non facile attuazione, volto a bilanciare l’animo -core e i sempre più insistenti richiami della melodia tanto che occorrerà superare una fase di transizione (il fin troppo disciplinato The Anti Mother, Meridional) per completare la muta e rinascere come “nuovi” Norma Jean: il semi-concept Polar Similar, complice il ritorno alla casa madre Solid State Records, è la ripartenza definitiva che anticipa lo straordinario All Hail (2019), moderno vertice discografico del gruppo la cui qualità si inchina solo alle Erinni delle prime due release.

Arrivare dopo un album di tale portata è la croce di cui Deathrattle Sing for Me deve controvoglia farsi carico, ma il pur inevitabile raffronto non scalfisce l’integrità stilistica di un lavoro che agisce ad ampio spettro colorando una forma di metalcore già distintiva con gradazioni alternative, effetti industrial e interi segmenti di cantato pulito, mai banali nel trasporre un’emotività libera di assecondare stati d’animo in evoluzione e spesso conflittuali tra loro. Si cammina su un filo instabile, oscillazioni repentine contribuiscono a rendere l’atmosfera generale tesa e circospetta e in egual misura lo scricchiolio dei feedback, insieme ai particolari elettronici, dà adito a un continuo sali e scendi rievocante la “discontinuità” caratteristica del grunge, ovviamente re-interpretata in un’ottica metalcore. Valgano a tal proposito le feroci deflagrazioni dell’opener 1994, i sinistri battiti industriali che agitano l’epidermide -core di Call for the Blood o le vivide armonie vocali inserite nella folgorante Spearmint Revolt, prossima agli standard altissimi di All Hail; questo è metalcore eseguito a regola d’arte e la ripetizione enfatica del titolo del disco (deathrattle, sing for me/sing with me) ne semplifica l’elevazione a punta di diamante della tracklist. L’interiorità profonda di Memorial Hoard, scandita da melodie affrante e silenzi carichi di suggestione, fa scattare un parallelo indiretto con i Whitechapel di Kin, invece Aria Obscura si ammanta di un feeling alternative che va ad arricchire un bagaglio melodico già prezioso e ben integrato con l’espressività del registro unclean.
A metà si susseguono rapide le trazioni in scream di Any% e il “polveroso” interludio Parallella, ma ad imprimere un marchio duraturo è la più coinvolgente Penny Margs, dove un cantato pulito di fragile bellezza si schianta contro una parete metalcore che nell’outro lascia trasparire sommesse inflazioni noise. L’ansiogena el-roi è il preludio alla composita Sleep Explosion, dominata dagli impeccabili switch vocali di Brandan e dai migliori breakdown della partita, con la rumoristica artificiale in coda ad elargire un extra tutt’altro che fuori posto. È noto poi come ai Norma Jean piacciano le composizioni di lunga durata e gli otto minuti di Heartache servono magnificamente alla causa: i rintocchi del basso, i pattern variegati delle chitarre e determinati frangenti “post-“ incrementano la spinta cromatica della voce, qui alle prese con l’ultima dualità fra scream e calligrafie melodiche di assoluto valore.

Deathrattle Sing for Me -lo avevamo anticipato- non bissa il risultato di All Hail ma ciò non significa essere in presenza di un album al di sotto delle aspettative: produzione curata nei minimi dettagli, arrangiamenti stratificati, melodie pregnanti e una solida ossatura metalcore sono il fulcro di un’altra grande pubblicazione targata Norma Jean, uno dei nomi meno celebrati se posti in relazione alla qualità complessiva delle varie uscite. Per fortuna si può rimediare in breve tempo, scegliendo di partire dal noise-mathcore di Bless the Martyr e O’ God, the Aftermath oppure dal melodic metalcore “evoluto” di Polar Similar, All Hail e lo stesso Deathrattle Sing for Me; alla fine è probabile che si finisca ad ascoltarli tutti, quindi le alternative sono a vostra completa discrezione.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
84 su 2 voti [ VOTA]
duke
Mercoledì 14 Settembre 2022, 21.47.14
2
...comunque...un bel gruppo....davvero ottimi....
Flavio
Martedì 13 Settembre 2022, 16.12.52
1
Per me un gradino sotto al precedente, ma cumunque godibilissimo,la matrice resta quella con ritmiche e suoni pesantissimi, riconoscibili al primo ascolto.
INFORMAZIONI
2022
Solid State
Metal Core
Tracklist
1. 1994
2. Call for the Blood
3. Spearmint Revolt
4. Memorial Hoard
5. Aria Obscura
6. Any%
7. Parallella
8. W W A V V E
9. A Killing Word
10. Penny Margs
11. el-roi
12. Sleep Explosion
13. Heartache
Line Up
Cory Brandan (Voce)
Grayson Stewart (Chitarra)
Clay Crenshaw (Chitarra)
Michael Palmquist (Basso)
Matt Marquez (Batteria)
 
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