|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Yonin Bayashi - Golden Picnics
|
14/01/2023
( 684 letture )
|
Golden Picnics agisce da spartiacque, un punto di (controverso) cambiamento per l’eccezionale formazione nipponica Yonin Bayashi. Se da una parte si ha infatti l’immenso capolavoro di debutto, Isshoku Sokuhatsu, con la sua energia e genialità progressive, dall’altra si ha il successivo Printed Jelly come consolidamento dell’anima più “modaiola” e melodica della band. Due opere ben diverse legate però dall’anima squisitamente giapponese del sound e dal fatto che, pur cambiando alcuni pezzi della scacchiera e abbassando il tiro complessivo, il divertimento è assicurato, così come l’adozione di una formula identitaria ben precisa.
Con questa seconda release, invece, non è del tutto azzardato parlare di “mezzo inciampo” (per quanto questi incredibili musicisti possano inciampare nel senso stretto del termine). Il quartetto dal sol levante cominciò difatti a sperimentare facendo convergere le proprie idee sul lato più umoristico e scanzonato del suo sound. Pezzi ben più agguerriti e incisivi come quelli del debutto lasciano così il posto a un carnevale di influenze classiche -scuola Genesis, Yes e Zappa- e a sapori marcatamente folkloristici privi di nette demarcazioni tra Oriente e Occidente. E seppur la formula funzioni -i dubbi a riguardo sono pochi-, di sicuro il tutto si fa più discontinuo rispetto alla release precedente e, con le dovute differenze già preannunciate, con quella successiva. Gli Yonin Bayashi decidono insomma di prediligere una bizzarra mistura tra il cantautorato più carnalmente giapponese in stile Enka -fatto di melodismi, giri armonici folkloristici e vocalità agilmente accessibili ai più-, e il pioneristico progressive occidentale, amato alla follia da una buona fetta di musicisti nipponici. Il risultato è però incapace di far capire all’ascoltatore se si è in presenza di un progressive dai toni delicati o di un pop leggermente più “caciarone” della media. E questo non perché il caos e la sperimentazione siano il fil rouge della release, ma perché è papabile una incompiuta discesa verso sonorità catchy e agilmente vendibili.
Conseguentemente, una Flying, una Carnival o una A Song for Lady Violetta sono sì tutti brani profondamente diversi, a conferma dell’anima più progressiva dell’opera ma, al contempo, accomunati da un songwriting radiofonico distante anni luce della personalità follemente disinteressata espressa appena due anni prima. Viene quasi interamente abbandonata la forma della suite, le variazioni infuriate intrappolanti e tecnicamente formidabili, le melodie più ricercate e sorrette da partiture studiate in cui era quasi difficile concentrarsi sulla superficie del sound per perdersi nelle sue profondità e sfumature. Golden Picnics è un disco che di rock ha poco, di progressive abbastanza e di idee forse troppe; un platter che si rende eccessivamente afferrabile e leggibile, seppur sappia lasciare un sincero sorriso sul volto degli appassionati del mondo culturale giapponese grazie all’intelligente scimmiottamento del sol ponente. In poche parole? Un’occasione in parte sprecata che chi conosce l’esordio di questa band non può che percepire come tale proprio in quanto ascolti ripetuti svelano, come unico plusvalore, l’eccellenza ritmica a carico di Sakuma -basso- e del mostruoso Okai -batteria- i quali, pure nei groove più basilari, sanno sempre inserire quella nota o sfumatura in più.
Abbandonato dunque l’animo progressivo e grintoso, gli Yonin Bayashi si gettarono a capofitto in una seconda release in cui “verve”, “humor” e “spensieratezza” si fanno pilastri di un carnevale a tratti sconnesso: amabile, divertente, ma decisamente impoverito e naïf. La classe però, si sa, non si perde dalla sera alla mattina, né le capacità espresse tramite del duro lavoro. Ecco perché non si può parlare in alcun modo di flop da un punto di vista compositivo, quanto di una caduta di stile e disillusione delle aspettative. Aspettative per una release che se valutata con orecchie fredde, lucide e meno innamorate, dovranno presto accettare che di musica come questa -specialmente nel mondo del commerciale e della melodia facile-, ce ne sarebbe tremendamente bisogno oggi più che mai.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Flying 2. Carnival 3. Nasu no Chawan Yaki (Continental Laid-Back-Breakers) 4. Kool Sailer & Fools 5. Birds & Nessy\'s - Oyoguna Nessy 6. A Song for Lady Violetta
|
|
Line Up
|
Katsutoshi Morizono (Voce, Chitarra) Hidemi Sakasita (Tastiera) Masahide Sakuma (Basso) Daiji Okai (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|