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Sammal - Aika Laulaa
01/04/2023
( 868 letture )
Fondati nella città medievale di Turku in Finlandia nell’ormai lontano 2007, i Sammal sono a tutti gli effetti i figli più che legittimi di due correnti musicali quanto mai pronte a intersecarsi: quella del prog/folk settantiano nordico e quella della psichedelia blueseggiante. Una storia ormai lunga la loro, condita dall’uscita di cinque album e da qualche progressivo cambiamento nella formazione, che ha visto l’abbandono di due membri fondatori, non sostituiti ufficialmente, col chitarrista e compositore Jura Salmi che ha deciso semplicemente di prendersi in carico anche i suoni di tastiera e il basso affidato a un ospite esterno. In effetti, capita spesso che presentando le band le case discografiche utilizzino la formula “il segreto meglio conservato della scena X”, come a creare un alone di mistero e al tempo stesso di accreditamento per i propri protetti. Ecco, nel caso dei Sammal tale affermazione retorica sarebbe per una volta davvero ben spesa: i finnici sono infatti loro malgrado rimasti sempre abbastanza da parte e mai esplosi veramente all’attenzione generale, pur a fronte di album sempre molto piacevoli e personali, che meritano molta più attenzione di quella ricevuta finora. Questa loro quinta uscita, che peraltro presenta una mescolanza di testi in finlandese, svedese e inglese, rappresenta quindi una sorta di ulteriore richiamo verso il Mondo, con l’ennesima dimostrazione di qualità tecnico esecutiva e compositiva.

Ci muoviamo naturalmente nel pieno di un territorio se vogliamo derivativo e affollato, come annunciato. Eppure, è indubbio che la personalità dei Sammal sia evidente e difficilmente una volta entrati nel loro magico e onirico mondo si corre il rischio di scambiarli con qualcun altro. Questo non per una originalità particolare, dato che come detto la musica si muove assolutamente in perfetto equilibrio tra prog e psichedelia, tra atmosfere folk sognanti e blues elettrico, ma proprio per il particolare istinto compositivo e la miscela strumentale e vocale adottata, che risulta a dire il vero piuttosto caratteristica, pur senza inventare nulla. A maggior ragione con i cambiamenti di formazione, il vero centro compositivo e strumentale risulta la chitarra, che non ricorre a distorsioni particolarmente potenti, ma non disdegna comunque anche di mostrare le unghie quando serve, utilizzando però in maggior parte suoni che rimandano alla psichedelia, lambendo appena in qualche occasione lo stoner, mai veramente abbracciato. Altrettanto particolare è la vocalità di Janu Kiviniemi, che sembra davvero un folletto prestato al microfono e pur lasciando a volte il dubbio che un approccio più standard e deciso potrebbe segnare un punto a favore determinante per la band, finisce per essere un elemento caratterizzante a tutto tondo e in questo senso imprescindibile.
Come detto, i brani si sviluppano quasi sempre a partire da un riff o di un arpeggio di chitarra, sul quale poi intervengono gli altri strumenti e la voce, con ricorrenti effetti tra organo, melletron e rumoristica varia che aiutano i suoni a farsi più profondi e particolari. La costruzione delle composizioni è piuttosto lineare e in tal senso, almeno su questo album, sembra che la componente psichedelica sia forse appena più preponderante rispetto a quella prog, ma è altrettanto indubbio che le due vadano a braccetto sempre e comunque. L’atmosfera passa da una malinconia tipicamente nordica a esplosioni di allegria e, in effetti, una opener come På Knivan non potrebbe esserlo di più, trascinandoci col suo giro travolgente nell’album e in una festa di colori irresistibile, svolgendo in maniera esemplare il suo ruolo di apertura. Subito a ruota Sehr Kryptisch che con la sua alternanza tra distorsione e pulito e l’ottimo refrain continua a tenere l’ascoltatore legato alle atmosfere sognanti e al tempo stesso folk del disco. Curiosamente, pur con tutta la difficoltà di ascolto legata all’utilizzo del linguaggio scandinavo, che però contribuisce anch’esso a creare atmosfera, l’irrompere dell’inglese con Returning Rivers non sembra riempire chissà quale mancanza e il brano si caratterizza piuttosto per un discreto refrain e per una seconda parte strumentale incandescente, nella quale Jura Salmi vola altissimo. L’onirismo psichedelico trova invece il suo trionfo nella “quasi” title-track, introdotta da un arpeggio e poi in crescendo continuo, fino all’entrata del mellotron e del potente riff distorto del refrain. Gran pezzo, sotto tutti i punti di vista, con un Salmi da manuale per soluzioni ritmiche e solistiche. Ancora divertente Jos ei Pelaa, anche grazie alla ritrovata alternanza pulito/distorto e dei bei fraseggi chitarristici. Nuovo trionfo blues/psichedelico con lo strumentale λ dal riff portante hendrixiano e la sormontante effettistica che fa da contraltare. Chiudono il disco altre due tracce piuttosto lunghe e diverse tra loro, con Grym Maskin che gioca la carta della canzone d’atmosfera arpeggiata e blueseggiante, con qualche effetto di sottofondo che dona un’aura appena più malinconica, come una persiana che sbatte in una giornata ventosa autunnale e il consueto contrasto col ritorno della distorsione. Stessa partenza per la conclusiva Katse Vuotaa, con arpeggio e atmosfera sospesa, che però cambia drasticamente dopo qualche tempo e prende tutt’altra strada, ben più ritmata e aggressiva, con un riffing sostenuto e teso, che chiude poi con un riff “epico” e una coda acustica e pacata.

Dopo tanti anni e qualche importante cambiamento di formazione, era lecito chiedersi se i Sammal sarebbero stati in grado di ripetersi ad alti livelli e la risposta è senz’altro positiva. Alla quinta uscita, i finlandesi convincono ancora, grazie a una ispirazione felice, che vede Jura Salmi in puro stato di grazia, impegnato su tutti i fronti con risultati davvero ottimi. Aika Laulaa insomma è un disco che farà la gioia di chi segue la band da tempo, pur con una maggiore centratura sulla chitarra, e che potrebbe essere una gran bella sorpresa per chi invece non avesse mai accostato i Sammal. Capaci di creare una atmosfera sognante e malinconica al tempo stesso, come di unire linguaggi diversi con una disinvoltura rara, i finlandesi riescono nel tentativo di non ripetersi senza per questo smarrire la propria identità. Nel complesso manca forse qualche traccia di livello superiore, tanto che si arriva in conclusione con la sensazione che il disco non esploda in tutto il proprio potenziale e che in particolare nella seconda parte non tutto sia riuscito al meglio. Questo naturalmente implica che il livello della prima parte fosse davvero alto e in effetti risulta comunque impossibile trovare un brano che possa essere definito filler. A dimostrazione di quanto poco siano stati capiti e valorizzati i Sammal fino a oggi. Come detto, questa quinta uscita suona davvero come l’ennesimo tentativo di rompere il muro del silenzio e chissà che finalmente non sia arrivato anche il loro tempo.



VOTO RECENSORE
74
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2022
Svart Records
Psychedelic Rock
Tracklist
1. På Knivan
2. Sehr Kryptisch
3. Returning Rivers
4. On Aika Laulaa
5. Jos ei Pelaa
6. λ
7. Grym Maskin
8. Katse Vuotaa
Line Up
Janu Kiviniemi (Voce)
Jura Salmi (Chitarra, Tastiera)
Tuomas Karivaara (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Ami Kajan (Basso)
 
RECENSIONI
s.v.
73
 
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