|
27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
|
|
Bury Tomorrow - The Seventh Sun
|
21/09/2023
( 967 letture )
|
Il sette è un numero che porta fortuna al metal e basta citare Seven Churches dei Possessed o il mitologico Seventh Son of a Seventh Son degli Iron Maiden per averne immediata conferma. Nel 2023 il fascino della magica cifra è ben lungi dall’essere tramontato e la congiuntura propizia arride questa volta ai Bury Tomorrow, gruppo di Southampton reduce dallo smagliante Cannibal e dal primo notevole piazzamento nelle chart inglesi (10# nella UK Top 10). Con un vento già favorevole alle spalle è risultato meno traumatico l’addio del chitarrista/fondatore Jason Cameron, sostituito nel ruolo da Ed Hartwell e dietro al microfono dal nuovo tastierista Tom Prendergast, al quale viene affidato il non semplice compito di ricreare l’alchimia vocale gestita dalla “spalla” e dal main frontman Daniel Winter-Bates.
Imperniato sulle nozioni di rinnovo e cambiamento, The Seventh Sun (giustappunto il settimo album in carriera) è un lampante esempio di virtuosità correttamente applicata al melodic metalcore: sin dalla pulizia geometrica dell’artwork emerge infatti la vibrante armonia delle parti, individuabile nella cura dei suoni quanto nella ricchezza di arrangiamenti che danno vita a composizioni dettagliate e policrome, fedeli alle regole del genere ma siglate dal marchio personale degli albionici. Le due new-entry non hanno bisogno di rodaggio e vanno ad inserirsi con sorprendente naturalezza all’interno di un tessuto metalcore dinamico e cangiante, rigoglioso nell’amalgamare un riffing tecnico strizzante l’occhio al versante prog, la sempreverde bellezza del melodic death svedese, l’impatto frontale di derivazione hardcore, un morigerato uso delle tastiere e alcune piacevolezze sinfoniche. Non si abusa del cliché dei breakdown e la massima attenzione viene accordata agli scambi/incastri fra le diverse anime vocali, quella harsh del mirabile Winter-Bates e quella del suo contraltare melodico Prendergast, opportunamente soave ed emozionale quanto bilanciato nel gioco di contrasti e tonalità presenti nell’arco della scaletta.
Il canovaccio “diavolo/angelo” -un grande classico del metalcore- vivifica dunque undici brani di alto livello e non poteva che essere la title-track ad inaugurare i quaranta minuti riflessi dalla luce del settimo sole: il refrain “collettivo” (we are the children of the seventh sun) dona smalto ad un opener fiera della propria identità che, senza cesura alcuna, cede il testimone alla divampante Abandon Us, incendiata dal registro unclean di Winter-Bates e dalle scosse degli unici breakdown. Dal fuoco si transita alle acque cristalline di Begin Again, immersa nella purezza di sognanti chitarre melodeath e adagiata su un’ipotetica volta celeste metalcore grazie al timbro di Prendergast, le cui eleganti ricamature in pulito aggiungono alla musica dei BT nuove ed esaltanti sfumature melodiche. I cantanti si dividono equamente il carico in Forced Divide e nelle molteplici alternanze di Boltcutter (il ritornello munito di controcori evoca sensazioni anthemiche) ma ad innalzare vertiginosamente l’asticella sono i cinque minuti della riuscitissima Wrath, fluida negli accenti progressive, agile nelle movenze svedesi e preziosa nel garbo sinfonico. Majesty, riprendente le carte migliori di Begin Again e della stessa Wrath, delizia l’ascoltatore mediante un lodevole symphonic prog metalcore in cui Prendergast continua a rifulgere intagliando melodie passionali ed evocative accompagnate da un sapiente impiego delle tastiere. Bando ai sentimentalismi -ma non ai risvolti technical/prog- in Heretic (con Loz Taylor dei While She Sleeps) e nella tremenda botta iniziale di Care, furibonda nelle spinte provocate da Winter-Bates e angelica nelle carezze del tastierista per uno yin e yang in salsa metalcore da incorniciare. I confini già tracciati si allargano ulteriormente negli spazi immensi di Recovery?, altro meraviglioso affresco dove pennellate swedish indicano la rotta ad un’interpretazione melodica nuovamente da applausi, contornata stavolta anche da brevi frammenti “recitati” in spoken word. Arpeggi delicati, la sofferta intensità dello scream e l’incrocio melodico tra Prendergast e la female singer Cody Frost portano a compimento l’album sulle note di The Carcass King, dolente e suggestiva chiosa di un percorso musicale organico e ben delineato in ogni singolo aspetto.
La regola del sette non fa eccezione e The Seventh Sun per i Bury Tomorrow può realmente costituire il definitivo biglietto d’accesso ai piani alti della scena inglese e non solo: canoni melodic metalcore perfettamente rispettati, due ottimi vocalist, un impianto strumentale abbinante tecnica e sentimento e, dulcis in fundo, brani già etichettabili come highlight discografici (la traccia omonima, Begin Again, Wrath, Majesty e Recovery?). Sicuro di un posto nella top 10 delle uscite a tema di quest’anno, il Sole numero sette brilla di luce propria e, analogamente a The Death We Seek dei Currents, dimostra la vitalità di un sottogenere ancora capace di rinnovarsi garantendo uscite di alta caratura qualitativa.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6
|
Colpo di fulmine con eartbound, poi caduti un po’ nel dimenticatoio per me.
Ma se metallized piazza un bel 82 non posso non andare a recuperarlo! |
|
|
|
|
|
|
5
|
Non male davvero questo disco |
|
|
|
|
|
|
|
|
3
|
Sei tra quelli che in questi anni hanno dato spazio e dignità a band, album e generi ingiustamente ostracizzati. Grazie tutto il lavoro che hai svolto fino ad oggi, Jacopo. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Complimenti Jacopo  |
|
|
|
|
|
|
1
|
Recensione n. 200!! Per me un traguardo importante, grazie a tutti quelli che hanno letto (e apprezzato) i vari contributi scritti dal 2020 in poi  |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. The Seventh Sun 2. Abandon Us 3. Begin Again 4. Forced Divide 5. Boltcutter 6. Wrath 7. Majesty 8. Heretic 9. Recovery? 10. Care 11. The Carcass King
|
|
Line Up
|
Daniel Winter-Bates (Voce) Tom Prendergast (Voce, Tastiere) Kristan Dawson (Chitarra, Cori) Ed Hartwell (Chitarra) Davyd Winter-Bates (Basso) Adam Jackson (Batteria) Musicisti Ospiti:
Lawrence “Loz” Taylor (Voce su traccia 8) Cody Frost (Voce su traccia 11)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|