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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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16/02/2024
( 987 letture )
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Gli svedesi Grand giungono al loro secondo capitolo discografico e lo fanno con un degno successore del debutto lanciato due anni orsono. Il terzetto (strana la formazione triangolare per il genere) ha appena pubblicato questo 11 track per la nostrana Frontiers, titolato Second to None, in cui appaiono parecchie influenze dei capisaldi del passato; il genere è un brillante AOR corale con robuste infiltrazioni hard, come spiega il frontman: La nostra musica nasce da una miriade di influenze che si sono intrecciate insieme per creare un album più diversificato e dinamico. Speriamo di vivere questo disco con la stessa gioia che abbiamo provato nel crearlo. Le influenze della band traggono ispirazione da leggende planetarie quali: Starship-Foreigner-Toto-Mr. Big-Giant e va sottolineato che la loro miscela musicale appare sempre viva e apprezzabile in tutti i 45 minuti della proposta, con una produzione ineccepibile e appropriata.
Copertina infuocata e grintosa, poi si parte con la scaletta che s’innesca con l’opener Crash and Burn che regala subito una gran bella song adornata con note sofisticate, chitarre pressanti, una voce di ottimo livello e cori eterei, scolpiti nel velluto a sette note, regalando un inciso notevole e facilmente memorizzabile al primo ascolto; ottimo il primo passo! Segue When We Were Young, con le key in pieno dominio e porzioni melodiche di grande spessore, atmosfere soffici da semi ballad, che svelano un bell’assolo della sei corde che si fonde scientemente ad armonie vocali di grande lignaggio. Il singer appare sempre a suo agio, in piena efficienza e totale evidenza per lo splendore del cantato presentato in tutte le song qui accluse. Leave No Scar scocca da fantastiche armonie corali in bilico tra gli Abba e i Reo Speedwagon, il trio cesella una traccia placcata oro, con pagliuzze luminescenti che strizzano l’occhio ai Boston e un andamento molto americano che restituisce agli speaker un brano magnifico; seguito a ruota da Rock Bottom, che veste panni più hard rock, con chitarre sostenute e taglienti e soluzioni meno raffinate, anche nelle coralità, ma ugualmente premianti; così come nella decisa Sweet Talker, dove il sound del rullante appare un po’ troppo chiuso e sintetico, ma l’andamento lambisce territori duri e filamenti blues, dove spunta un solo di sax azzeccato. Lily rappresenta l’immancabile ballad sognante, onirica, innervata da cuspidi melodiche che hanno in sè qualcosa che ricorda certi arrangiamenti degli anni novanta; risultato centrato pienamente! Kryptonite sciorina un incantevole duetto vocale tra Mattias Olofsson e la connazionale e star della musica Nina Söderquist, regalando brividi “AORistici” di pregiatissima fattura e squisita maturità. Out of the Blue si spalanca su un fraseggio tastieristico che infonde arie pop in un chorus avvenente, segnato dal grande lavoro di un’incessante slide guitar; All or Nothing è rock da FM americana, un po’ alla Bryan Adams, con un ritornello cadenzato e indovinato, mentre Achilles Heel sfodera un riff di chitarra pieno e pressante, su cui si innesta un ritornello affascinante e un solo guitar vorace e brulicante di pathos. Infine Daze of Yesterday torna ad appoggiare il sound su keyboard trasognate, dipingendo una ballata intrisa da flavour a stelle e strisce che avrebbero potuto scrivere i campioni del genere: performance da applausi a scena aperta e pezzo micidiale con grandi saliscendi armonici a scrivere la parola fine sulla tracklist, il tutto specchiato in un solo stupendo e ipermelodico della sei corde.
Dopo ottime recensioni e tante reazioni positive da parte dei fan in occasione dell’esordio, anche questo secondo Second to None coglie il bersaglio in maniera piena, sciorinando un album vibrante e decisamente degno di nota, ornato da tante sfumature e arrangiamenti di livello, oltre ad un lotto di composizioni ragguardevoli e gustose da origliare. Oltre al songwriting e alla perizia esecutiva del terzetto, la nota di merito va ascritta al cantante Mattias Olofsson, sempre ottimale nelle sue espressioni vocali e pronto a lanciare arazzi corali di grande impatto, tanto da risultare un concreto e reale valore aggiunto alla proposta. La band è pronta per scatenarsi dal vivo, presenzierà, infatti, al Festival di Malmö nel prossimo luglio: in attesa del palco, il consiglio è quello di spararsi a pieno volume questo disco che non deluderà chi si avvicinerà all’ascolto. Tracce che sanno rinfocolare le alte aspettative nei riguardi di una scena scandinava sempre prolifica e dominante per attributi qualitativi. I Grand continuano la tradizione e proseguendo su questa strada, potranno togliersi molte soddisfazioni.
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3
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@Pikkio;sono una band AOR..cosa ti aspettavi?l\'\'Aor e\' il genere dei Toto e Journey..rock pulito e patinato,melodico. |
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2
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Fanno sembrare i Maneskin gli Slayer. |
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1
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Sono meno entusiasta del recensore ma l\'album non mi è per niente dispiaciuto. La voce è uno dei punti di forza della band, ottima per il genere . Peccato per un paio di pezzi troppo , ma veramente troppo leggeri, che ti fanno venir voglia di passare ad altro. Pezzi preferiti l\'opener e Achille\' s heel, piccolo gioiello AOR .Voto 70 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Crash and Burn 2. When We Were Young 3. Leave No Scar 4. Rock Bottom 5. Sweet Talker 6. Lily 7. Kryptonite 8. Out of the Blue 9. All or Nothing 10. Achilles Heel 11. Daze of Yesterday
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Line Up
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Mattias Olofsson (Voce) Jakob Svensson (Chitarre, basso, tastiere) Anton Martinez Matz (Batteria, basso)
Musicisti Ospiti: Nina Söderquist (Voce nella traccia 7)
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