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27/04/25
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Knocked Loose - You Won’t Go Before You’re Supposed To
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15/07/2024
( 1371 letture )
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You Won’t Go Before You’re Supposed To - Non andrai via prima del dovuto.
Un ordine perentorio quello imposto dai Knocked Loose, fenomeno hardcore legittimato dal mainstream americano e non solo: catchphrase virali (il latrato canino di Counting Worms), apprezzamenti dalle popstar di turno, comparsate nei festival templi dei fighetti come il Coachella, views milionarie in streaming e una notorietà che ogni giorno va espandendosi a macchia d’olio sono argomenti tuttora in cerca di risposte dato che non è la prassi vedere una band irrompere nei salotti buoni con spranghe e assi chiodate.
Di fronte a tale avanzata gli interrogativi certo non mancano e il paradosso aumenta quando si decide di andare a sbattere contro la loro discografia, un rovo irto di spine già nell’extended-play d’esordio Pop Culture (nomen omen?) divenuto ancor più tagliente ed efferato nelle prove su media/lunga distanza Laugh Tracks (2016) e A Different Shade of Blue (2019), quest’ultimo in particolare un vessillo HC della seconda metà del decennio. Neppure il lockdown ha saputo contenere l’ascesa dei kentuckiani e l’Ep A Tear in the Fabric of Life (2021), abbinato al cortometraggio in bianco e nero di Magnus Jonsson, si è preso la briga di gettare altra benzina sul fuoco immettendo nelle cavità di hardcore metallizzato ulteriori influssi death e beatdown.
In cosa i KL si distinguono rispetto a Vein.fm, Kublai Khan, Candy o Alpha Wolf? Difficile trovare una soluzione univoca ma il fattore X deve probabilmente essere individuato in Bryan Garris, la voce più divisiva dell’intera scena a causa (o per merito) di quello scream/yelling tanto acuto e perforante da non poter in alcun modo passare inosservato. Tratto distintivo da un lato, trapano insopportabile dall’altro, il suo registro harsh obbliga a stazionare agli antipodi e nell’aver preso un rischio così elevato il gruppo ha ottenuto la sua migliore vittoria considerando i notevoli risultati in classifica (A Different Shade of Blue 26# nella US Billboard 200) e gli elogi arrivati da lidi impronosticabili.
Forte di attenzioni pop, il quintetto gioca ad esacerbare lo stridore derivante da questa “illogica” empatia e nei ventisette sconquassanti minuti di You Won’t Go Before You’re Supposed To irride chi ipotizzava un eventuale addomesticamento sul piano lirico/sonoro. Nato da una frase pronunciata da una sconosciuta a bordo di un aereo, il sempre decisivo terzo album getta inquietanti macchie di luce ed ombra fin dalla copertina, sintomo di un’atmosfera cupa e malsana dove il perno tematico della religione affiora in tutto il suo opprimente carico di ambiguità. Lo stesso titolo del disco si apre a molteplici chiavi di lettura (da un modo per “calmare” un passeggero in fase di decollo ad un eventuale ruolo del destino) e l’angoscia di testi imbevuti di paure, dubbi e odio per il cieco ottimismo dei credenti profila un ritratto distorto e minaccioso della spiritualità, da non leggere obbligatoriamente in senso anti-cristiano ma da ricondurre piuttosto all’asfissiante percezione generale di un ente superiore, invisibile e in grado di condizionare la vita mediante dottrine e simboli.
Da tali premesse deriva un approccio musicale nervoso e acuminato, spinto dalla ruvida mano di Drew “WZRD BLD” Fulk (si veda il gonfiore metallico della batteria) in direzione di un modern hardcore plumbeo come antracite, dissonante nel trattamento delle chitarre, maligno nell’inventiva delle percussioni e brutale nello spasmo di breakdown claustrofobici. Le urla sguaiate di Garris, aghi conficcati in pieno volto, lacerano in maniera implacabile e guidano con autorità una scaletta rapida quanto annichilente a cominciare dall’ex-abrupto di Thirst, opener dilaniato dai blast-beat, dalla cruda violenza ritmica e dalle cinghiate rese in forma di stomp e breakdown. Le abrasioni -core e l’indole extreme metal, unite come in un patto mortifero, non concedono tregua e la loro scia distruttiva si propaga nella scarnificante ghigliottina di Piece by Piece, nel vortice caotico di Suffocate (alimentato dallo scream della nostra vecchia conoscenza Poppy) e nella terremotante imprevedibilità di Don’t Reach for Me, un fluire dinamico di stop ‘n’ go, variazioni, stacchi inusuali e breakdown analoghi a bulldozer.
Moss Covers All brucia in quarantasei secondi e il dolore fa perdere l’orientamento tanto da ritrovarsi spaesati nelle tinte industrial/noise di Take Me Home (chiusa dal sample country di Over Three Hills - Rex Allen & Judy Perkins), ma con il sequel di Slaughterhouse la carneficina HC può ripartire indisturbata e il main leader dei Motionless in White Chris Cerulli interviene per sdebitarsi con Bryan Garris della precedente ospitata in Scoring the End of the World. Stremati dal giro al mattatoio, gli ascoltatori devono ancora patire l’assalto vocale e il logorante breakdown di The Calm That Keeps You Awake e le rappresaglie gutturali inserite nel tumultuoso delirio di Blinding Faith cercando di mantenere le ultime forze in vista di Sit & Mourn, un esercizio sperimentale “post-metallic hardcore” dove il timbro del frontman si rende assurdamente emotivo pur non modificando i connotati harsh e il reparto strumentale -prima e unica volta- effonde umori di una melodia grave e laconica, senz’altro peculiare nel contrasto adottato fino alla dissolvenza dell’outro.
Come faccia una proposta sonora di questo calibro ad avere un appeal mainstream non è dato saperlo, ad ogni modo i Knocked Loose confermano l’allucinante hype che pende sulle loro teste e grazie a You Won’t Go Before You’re Supposed To restano la “band copertina” dell’attuale new wave of metallic hardcore, il cui fine principale è sempre e comunque la devastazione sonora in nome del doppio genere di riferimento.
Garris e compagni agli esordi mai avrebbero immaginato di percorrere simili traiettorie, ma l’incursione nel bacino musicale “pop” senza clean vocals né ritornelli cantabili è solo un altro merito da tributare a chi ha saputo offrire all’hardcore una nuova e insperata cassa di risonanza; del resto, una pecora nera vagante negli ambienti patinati non può che essere un buon segno.
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11
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sto disco é l\'equivalente di una granata nei denti e lo metto spesso anche quando mi alleno, di sicuro tra i migliori di sto anno per me |
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10
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Mortacci! Niiconoscevo... seguo immediatamente! Daje |
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9
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La verità è che Counting Worms è diventato un pezzo da meme. Da qui i reels su di loro e dei loro pezzi si sono moltiplicati negli anni e così la notorietà è salita. Aldilà di tutto: questo album spacca i culi. |
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8
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@Francesco, chiaramente gli utenti di questo sito -di cui fai parte anche tu, credo- dovranno adeguarsi a quello che è valido secondo i tuoi gusti  |
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7
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A me piacciono, randellano e sono tecnicamente bravi! |
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Gli utenti di questo sito non si smentiranno mai, neanche una band violenta e innovativa (innovativa nel senso che non ha un HC tradizionale) come i Knocked Loose va bene. Secondo me ottimo album, perfetta prosecuzione della loro carriera, voto personale 90. |
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5
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Volete del buon hardcore non pompato da YT? Beccatevi i Caged from Bologna. |
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La musica ci puó stare ma la voce del cantante rovina tutto, é indigeribile. Le parti strumentali sono da 80, ma la voce rende il disco insufficiente (per i miei gusti). Di come siano un fenomeno mainstream boh, mi risulta incomprensibile vista la proposta musicale, ci saranno dei buoni motivi  |
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3
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Ogni tanto bisogna \"lanciare\" qualche band underground, come successo qualche anno fa per gruppi che per me meritano poca attenzione -come questi qua- tipo Walls of Jericho o Comeback Kid. C\'è molto meglio in giro, ma è chiaro, bisogna farsi influenzare dalle visualizzazioni sul tubo, è sempre così  |
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2
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Proprio per la voce del cantante, non riesco ad ascoltarli.
Mi risulta proprio fastidiosa. |
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1
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Per me uno dei dischi metal migliori che ho ascoltato quest\'anno: vario, intenso e pieno di belle idee. Solo Blinding Faith vale l\'ascolto. Voto 90 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Thirst 2. Piece by Piece 3. Suffocate 4. Don’t Reach for Me 5. Moss Covers All 6. Take Me Home 7. Slaughterhouse 2 8. The Calm That Keeps You Awake 9. Blinding Faith 10. Sit & Mourn
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Line Up
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Bryan Garris (Voce) Isaac Hale (Chitarra, Voce) Nicko Calderon (Chitarra, Cori) Kevin Otten (Basso) Kevin Kaine (Batteria)
Musicisti ospiti: Poppy (Voce su Traccia 3) Chris “Motionless” Cerulli (Voce su traccia 7)
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