|
19/09/24
GIANCANE
ARCI BELLEZZA - MILANO
|
|
|
31/08/2024
( 631 letture )
|
1997 e 1998, due anni cruciali, decisivi ed estremamente prolifici per i fratelli Gardner: prima un grandissimo Test of Wills pubblicato sotto il nome Magellan, poi un memorabile Age of Impact pubblicato sotto il nome Explorers Club, una sorta di unione tra i due fratelli e i colleghi prog metaller Dream Theater, oltre a nomi eccellenti tra chitarristi, batteristi e cantanti d’eccezione. Entrambi pubblicati dalla fedelissima Magna Carta, una garanzia in ambito progressive soprattutto negli anni ‘90. Qui Trent Gardner e Wayne Gardner si sono affidati a Brad Kaiser per il comparto ritmico di batteria e percussioni: non un nome famoso all’epoca, per i più nerd salterà sicuramente all’occhio la sua partecipazione nella soundtrack originale di Sonic, il riccio più famoso del mondo videoludico. Tralasciando la storia arcinota sulla improvvisa fine del progetto Magellan, concentriamoci qui sulla musica e sui talentuosissimi interpreti. Test of Wills è il disco della conferma, come ogni terzo album che si rispetti e diede modo ai fratelli Gardner di entrare prepotentemente nel firmamento prog metal di quegli anni, consentendo loro, come citato in apertura, di reclutare il top dei musicisti del periodo, per creare il side project Explorers Club, grazie appunto alla fama e alla buona reputazione ottenuta dopo la loro ottima terza pubblicazione.
Una voce afroamericana ci getta nell’album, inaspettatamente e ci troviamo catapultati in uno dei caratteristici riff metallici di Wayne Gardner, tipico soprattutto dei primi album, poi via via il sound si è andato diluendo verso un più docile prog rock. La voce e i ritornelli di Trent Gardner o si amano o si odiano. Il tono medio alto e l’alternanza di voci come se si intrecciassero in un dialogo botta e risposta, sono tipici dei Magellan e questo stesso modello canzone si ripeterà anche nei brani cantati di Age of Impact citato in apertura. Il tratto distintivo di questo brano rimane la chitarra pesante di Wayne, giusta introduzione per gli amanti dei riff più heavy. Molto spazio viene concesso anche al validissimo Brad Kaiser che, con un assolo di batteria di oltre un minuto, apre le danze della bellissima sezione strumentale di A Social Marginal, che continuerà poi sulle strofe molto coinvolgenti e discorsive, fatte da cori acuti e lunghe narrazioni, di Trent. Durante il testo troveremo a più riprese le parole Gameface, Social Marginal e Test of Wills, per collegare le liriche delle varie tracce, dove il tema è molto criptico e di difficile comprensione, conferendo un senso di isolamento e alienazione dove la gameface appunto è necessaria per confrontarsi con gli altri è immedesimarsi nella vita quotidiana, riprendendo un concetto molto caro a Pirandello. Quella che pare una ballad acustica si condisce di interessanti inserti strumentali per mostrare il lato più progressive rock dei californiani, Walk Fast, Look Worried, totalmente condotta dalla voce magistrale di Trent Gardner che svetta su chitarra e tastiere per donarci una grande performance vocale. Non può mancare poi una suite dalla durata importante, sono undici minuti abbondanti quelli della title track Test of Wills nella quale i Magellan hanno tempo e modo di esplorare in lungo e in largo il loro stile in quello che può essere definito un vero e proprio manifesto del duo (qui trio) lungo la maturazione avuta durante gli anni ‘90. Il pezzo che dà il titolo all’album è uno dei momenti più intensi del disco. Test of Wills è una composizione che esplora i limiti della resistenza umana, tanto a livello psicologico quanto fisico. La traccia si costruisce su un’alternanza di momenti di calma ed esplosioni sonore, simboleggiando la battaglia interiore tra la forza di volontà e la tentazione di cedere. La voce si fa particolarmente espressiva, alternata alla performance di Trent al trombone che fa la sua comparsa nel disco, accompagnata da un crescendo strumentale, rappresentando musicalmente la vittoria dello spirito sulla debolezza. Se siete amanti del prog metal potete anche fermare qui il vostro ascolto.
Bully Pulpit è un brevissimo intermezzo strumentale che fa da ponte per condurci alla particolare ballad Jacko, introspettiva a narrativa, anzi direi quasi interpretata come una parte di teatro. Ariosa e briosa la successiva Crucible che chiude un trio di brani davvero unico ed eclettico, forse poco fluido nell’insieme e che interrompe la bella strada che si era intrapresa con i quattro brani iniziali, insomma una perdonabile battuta d’arresto. Preaching the Converted è un pezzo che si pone l’obiettivo di criticare il conformismo e la mancanza di originalità nella società. Musicalmente la traccia ha un tono più aggressivo, dal refrain ricorrente e aggiungerei martellante, con una batteria incalzante e riff di chitarra che sembrano voler scuotere l’ascoltatore. Il testo è pungente e diretto, riflettendo una visione critica del mondo moderno. Anche la struttura del brano è più semplice rispetto ad altri pezzi dell’album, ma non per questo meno efficace nel trasmettere il suo messaggio. Un inno all’unicità e alla diversificazione. Un’altra suite (finalmente) per chiudere un disco sì memorabile, ma che dopo la quarta traccia subisce un netto calo. L’incipit è possente, rapido e molto dreamtheateriano, con un basso molto presente e non relegato nelle retrovie come appare in alcune altre tracce del disco. Troviamo anche un frenetico e quasi singhiozzato assolo di flauto, per aggiungere maggior ritmo al pezzo, la sensazione è che ci fosse nuovamente bisogno di un brano dalla durata maggiore per sfoggiare la tecnica dei Magellan che stava rischiando di perdersi o diluirsi nelle canzoni precedenti, meno frenetiche e più funzionali invece alla narrazione e al racconto di quello che non è un vero e proprio concept album, ma condivide un tema comune lungo tutte le nove tracce. I testi in particolare rappresentano una critica al mondo delle recensioni e della critica musicale, con un tono sarcastico e una musica che riflette questo atteggiamento. Le melodie sono giocosamente complicate, con cambi di tempo frequenti e una struttura che sfida le aspettative dell'ascoltatore. Il brano è un esempio dell'umorismo intellettuale della band, che riesce a mantenere un equilibrio tra ironia e virtuosismo musicale. All’ultimo secondo non spaventatevi, non è il vostro vicino che ha tossito dietro il muro di camera vostra ma viene dal disco.
La strada dei fratelli Gardner continua sui binari già tracciati dai lavori precedenti, continuando a distinguersi nel panorama progressivo per il loro approccio melodico intricato e per i temi lirici profondi, ma raggiungendo qui un nuovo livello di maturità artistica e compositiva. Il loro terzo album esplora la resistenza psicologica e le sfide interiori dell’individuo ma anche il problema dell’omologazione della massa attraverso una narrazione musicale ricca e stratificata, risultando un lavoro che si posiziona tra i più interessanti del prog degli anni '90. È un’opera che richiede attenzione e impegno da parte dell’ascoltatore per essere digerita prima e metabolizzata poi, ma che ripaga ampiamente con la sua profondità e complessità. I temi trattati, la varietà delle composizioni e l’abilità tecnica dei musicisti lo rendono un disco essenziale per gli appassionati di progressive metal. Sebbene non tutti i brani siano di immediato impatto, l’album nel suo insieme rappresenta un viaggio sonoro affascinante che merita di essere esplorato più volte. Forse il loro disco più maturo nonchè l’apice compositivo dei Magellan.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
4
|
Album meraviglioso! Sicuramente questa terza prova può essere vista come quella in cui il loro particolare stile trova l’affermazione definitiva. Sebbene forse io continui a preferire a livello emozionale il debut Hour of Restoration, qui c’è tanto per cui rimanere a bocca aperta. Prime quattro tracce letteralmente spettacolari, seconda parte un filo meno coinvolgente, ma comunque la genialità dei compianti fratelli Gardner continua a spuntar fuori in tantissimi frangenti. Da avere. Voto 89 |
|
|
|
|
|
|
3
|
Forse il miglior disco dei Magellan. Band molto particolare per i fiati e le voci. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Bel lavoro e grande band.Triste la storia di questi due fratelli mai dimenticati.voto 83. |
|
|
|
|
|
|
1
|
...un ottima band....un bel disco.....voto giusto... |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Gameface 2. A Social Marginal 3. Walk Fast, Look Worried 4. Test of Wills 5. Bully Pulpit (part 1) 6. Jacko 7. Crucible 8. Preaching the Converter 9. Critic’s Carnival
|
|
Line Up
|
Trent Gardner (Voce, Tastiera, Trombone) Wayne Gardner (Chitarra, Basso) Brad Kaiser (Batteria, Percussioni)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|
|
|
|
|