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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Still Remains - Of Love and Lunacy
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07/09/2024
( 417 letture )
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Gli Still Remains sono sempre stati una strana incognita: osannati, poi dimenticati. Criticati ed esaltati e ancora messi da parte. Una storia mediamente lunga ma decisamente travagliata. Diverse reunion che hanno portato a poco-nulla. Una lunga pausa e poi un (definitivo?) rientro sulle scene in tempi recenti. Volenterosi atleti del lato melodico del metal-core: un po’ precursori, un po’ mestieranti ma decisamente sul pezzo.
Of Love and Lunacy è un mix di personalità, con la decadenza gotico-urbana degli It Dies Today, lo swed-core dei I Killed The Prom Queen, tastiere noir allaBleeding Through e le influenze obbligatorie degli As I Lay Dying tracciano le coordinate dei cinque di Grand Rapids. Seguito dallo sperimentale The Serpent (2007) e dal più canonico Chasing to Breathe (2013), il debutto su major è un album che, sebbene datato sotto diversi punti di vista, si fa ricordare con piacere grazie a un songwriting abbastanza ispirato e fluido, suoni puliti ma non troppo e una manciata di belle melodie. In pieno fervore emo, la band si lascia trasportare dalla vena zuccherina facendone buon uso e bilanciando il tutto con una sana dose di violenza decadente. Tecnica al servizio di brani che spaziano dai 3 ai 6 minuti, con insoliti frammenti tastieristici, gasificanti lead melo-death e frequenti cambi di tempo/umore. Punto forte e totalmente comprensibile rimangono i ritornelli puliti che pervadono tutto l’album conferendo un tocco romantico davvero azzeccato. TJ Miller si destreggia con disinvoltura tra tocchi growl, harsh, registri sporchi e timbro melodico, adeguatamente supportato dai contro-cori di Jordan Wheelan e Zach Roth, rispettivamente chitarrista e tastierista. Un’aurea di solitudine spennella le dodici composizioni di Of Love and Lunacy, laddove apprezziamo l’innegabile tecnica del co-fondatore Jordan Wheelan (Kill the Lights, Roadrunner United) che non si spreca in lunghe porzioni soliste, ma cesella i brani con bellissimi lead e una valanga di riff tecnici e potenti quanto basta. La sinuosa e brevilinea cavalcata di To Live and Die by Fire è un’opener con i controfiocchi. Cattiveria melodic metal: due minuti e quarantasette secondi di puro distillato del periodo (primi ’00). Il singolo apripista The Worst is Yet to Come ribalta subito le carte in tavola grazie a un fenomenale sing-a-long pop, coordinato da tastiere e synth sibillini: una piccola gemma metal-core. Breakdown bilanciati che non appesantiscono le composizioni ma si fanno attendere con piacere, così come le parti più atmosferiche e gli occasionali spoken-word di TJ Miller.
Of Love snd Lunacy suona fresco ma incastonato in un movimento ben preciso: quest’ordine così rigoroso verrà poi capovolto dal successivo The Serpent, più sperimentale, arioso e orientato al rock. Niente ballate in vista ma solo l’immancabile brano strumentale/pianistico (With What You Have), seguito dalla potente e snella Kelsey. In Place of Hope e White Walls alzano l’asticella del tasso metallico senza sbilanciarsi troppo e mettendo in mostra muscoli e doppia-cassa di un buon AJ Barrette, mentre il secondo singolo I Can Revive Him with My Own Hands adotta soluzioni ritmiche atipiche e una struttura più complessa. Interessante notare come l’album si evolva strutturalmente nella seconda parte, aumentando minutaggio e intagliando belle atmosfere: synth e tastiere assumono ruoli più organici e intriganti (Stare and Wonder è stupenda), mentre il finale è orchestrato alla perfezione da Blossom, the Witch che contiene un gustoso condensato degli Still Remains. Punti bonus per un crescendo affatto scontato che ha il pregio di mantenere alto il tasso adrenalinico e il nostro interesse durante i suoi 50 minuti. Of Love and Lunacy rimane il picco compositivo degli Still Remains proprio grazie alle sue intriganti imperfezioni fuori-schema. Ripescaggio consigliato.
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Come da recensione: osannati, poi dimenticati.
Prestato da un collega universitario poco dopo la sua uscita, consumato a dismisura (quante ore di studio con questo disco come sottofondo) e poi - quasi - mai più ripreso.
Sorrisetto nostalgico che fa capolino a parte, niente di trascendentale, ma sicuramente un buon ascolto ogni tanto  |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. To Live and Die by Fire 2. The Worst Is Yet to Come 3. In Place of Hope 4. White Walls 5. Bliss 6. Cherished 7. With What You Have… (instrumental) 8. Kelsey 9. Recovery 10. I Can Revive Him with My Own Hands 11. Stare and Wonder 12. Blossom, the Witch
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Line Up
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TJ Miller (Voce) Jordan Wheelan (Chitarra) Zach Roth (Tastiera) Evan Willey (Basso) AJ Barrette (Batteria)
Musicisti Ospiti: Marc Ertel (Voce) Mike Church (Voce)
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RECENSIONI |
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