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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 2240 letture )
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A poco meno di due anni di distanza dal loro debut-album, si riaffacciano prepotentemente sulla scena metal internazionale i britannici To-Mera che pubblicano, sempre per la Candlelight, questo Delusions che come il predecessore Trascendental non finirà di far discutere sia i fan che gli addetti ai lavori.
Quello che ci propongono questi cinque folli è infatti difficilmente classificabile. È lampante una matrice progressive di base, ma le composizioni esplorano territori musicali lontani anni luce da un impianto metal in senso classico. È inutile dirvi che il Prog più di ogni altro genere si presta a contaminazioni più varie, ma qui ci troviamo di fronte a doppie casse che si contrappongono a fughe jazzistiche di sax e chitarre e atmosfere ambient che vanno a braccetto con ritmiche care ai fan dei Meshuggah! Sia chiaro, il problema non è accostare generi completamente diversi tra di loro, ma è quello di farlo in un modo tale da creare omogeneità all’interno dei singoli pezzi, evitando, il più possibile, che i diversi episodi risultino slegati. E questo, purtroppo, non sempre avviene nell’album.
Il full-lenght si apre con The Lie, pezzo che si caratterizza per l’intenso guitarwork, sfuriate di doppia cassa alla Opeth e intermezzi ambient, che si fondono per creare un sound potente ed originale. Ottima la prova del chitarrista Tom McLean, che disegna frasi che riportano alla mente le ritmiche di Michael Romeo, segnatamente ad una sezione ritmica davvero imponente ad opera di Lee Barrett al basso e Paul Westwood alla batteria. Non convince appieno la successiva Mirage, troppo prolissa e ripetitiva nei fraseggi di chitarra e di tastiera, mentre la successiva The Glory Of a New Day è forse il momento più alto dell’intero album. Il sound qui è pressoché perfetto sia come alchimia tra i singoli episodi strumentali che come songwriting. Si passa piacevolmente da un Thrash ipertecnico e ritmiche dreamtheateriane, ad atmosfere jazz-blues che ricordano, e non prendetemi per matto, alcuni episodi del primo Pino Daniele. Più catchy è invece Inside the Hourglass, che si lancia in cavalcate power grazie anche all’ottimo lavoro di tastiera di Hugo Sheppard che, tra l’altro, ci riporta nei 70ies con citazioni Purpleiane a colpi di hammond distorto. Sensazioni più pacate e soffuse sono quelle di A Sorrow To Kill che si alternano ad altre più potenti e Dark care a gruppi come Nightwish e The Gathering. Più sperimentale è la successiva Asylum. Qui, come non mai, viene fuori tutto l’amore dei singoli membri per il jazz, messo in luce soprattutto dalle chitarre di McLean e dall’hammond di Sheppard. I richiami ai Symphony X di The new Mythology Suite, ai Dream Theater di Metropolis Pt.1 e, in ultimo, ai Pain Of Salvation di Remedy Lane, in qualche episodio strumentale, si palesano con forza, purtuttavia affrancadosi dal sound dei sopraccitati gruppi con grande disinvoltura, creando un qualcosa di variegato ed originale. Discorso analogo per Fallen From Grace che in alcuni casi sembra attingere a piene mani dalla premiata ditta Romeo&Allen. L’album si chiude con il soave intro di Temptation che col passare dei minuti lascia spazio a progressive metal allo stato puro, per poi tornare, sul finire del pezzo, ad assumere atmosfere avvolgenti e ricche di pathos ma che non possono non riportare alla mente ancora una volta i Dream Theater con Voices.
Vi starete chiedendo probabilmente perché non ho citato ancora la vocalist Julie Kiss. L’intento era, in effetti, di analizzare il sound del gruppo, scevro della prova della vocalist di origine ungherese. Il motivo è presto detto: non volevo penalizzare la prova maiuscola degli altri membri, in quanto ritengo la Kiss, a mio modestissimo avviso, non all’altezza sia tecnicamente che sul piano della personalità, di rapportarsi in modo adeguato ad un sound così complesso ed articolato. Il modo di cantare è piatto, scialbo e privo di picchi di interesse, e solo in alcuni episodi un po’ più pacati e soffusi riesce ad emergere in modo decente. Per il resto sembra che la Kiss sia come una piccola barca che nulla può di fronte ad un mare in tempesta. Mi dispiace dare un giudizio così severo ma credo di dover essere onesto e dire le cose così come le percepisco, e di conseguenza il gradimento globale di Delusions, che musicalmente parlando sarebbe alto, non può non tenere conto di questo neo.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Lie 2. Mirage 3. The Glory of a New Day 4. Inside the Hourglass 5. A Sorrow to Kill 6. Asylum 7. Fallen From Grace 8. Temptation
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Line Up
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Julie Kiss - Vocals Tom Maclean - Guitar Lee Barrett - Bass Paul Westwood - Drums Hen - Keyboards
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RECENSIONI |
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