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All That Remains - Antifragile
16/02/2025
( 1066 letture )
Il ritorno degli All That Remains era, in qualche modo, qualcosa di atteso, soprattutto per scoprire il loro stato di salute, anche in relazione ai precedenti lavori, che si sono rivelati mediocri. Era il 17 ottobre 2018 quando scomparve il chitarrista e fondatore Oli Herbert, un colpo che mise a dura prova la sopravvivenza della band. Il sostituto immediato fu Jason Richardson (Born Of Osiris, Chelsea Grin), che si unì per concludere il tour in cui la band era impegnata. Successivamente, la formazione subì dei cambiamenti significativi: nel 2022 il bassista Aaron Patrick decise di lasciare il gruppo per concentrarsi sui Bury Your Dead, mentre anche il batterista di lunga data Jason Costa abbandonò per motivi personali, venendo sostituito da Anthony Barone (Beneath The Massacre, Shadow Of Intent, A Night In Texas). Resta una certezza alla chitarra: Mike Martin. Indubbiamente, il componente che innalza il livello tecnico, soprattutto alla chitarra, è Jason Richardson, le cui doti sono indiscutibili. Le linee ritmiche di Barone, inoltre, sono incredibilmente pregevoli.

Il primo impatto con Antifragile, pubblicato il 31 gennaio 2025, è quello di un lavoro che consolida il marchio di fabbrica della band, aggiungendo più tecnica e mantenendo la solita attitudine nei ritornelli, che richiamano i classici stilemi melodici alla Killswitch Engage o Five Finger Death Punch. Questi incisi sono assolutamente memorabili, soprattutto nei singoli che hanno preceduto l'uscita dell'album. Il disco dura poco più di 43 minuti, ma scorre che è una meraviglia. Se siete fan degli All That Remains, il tempo vi sembrerà volato, e questo è senza dubbio un pregio rilevante. L'album è stato autoprodotto dalla band dopo le controversie legali con la propria etichetta, e sono stati supportati in studio da Josh Wilbur (Korn, Lamb Of God, Trivium, Avenged Sevenfold, Megadeth, Gojira), con il risultato di un suono molto compresso e compatto. Insomma, impacchettato per suonare "a modo".
Divine, traccia d'apertura, parte subito con schiaffi in faccia, e ce ne saranno diversi. Purtroppo, però, il suo ritornello, come quello di Kerosene, No Tomorrow e i cori di The Piper e Let You Go, sono le cose più radiofoniche e meno accattivanti di Antifragile. I veri pezzi forti sono Forever Cold e Cut Their Tongues Out : gli unici finiti nella mia personale playlist, dove potrete trovare la carica che ci si aspetta da loro, con breakdown che invitano all’headbanging. La struttura dei brani è piuttosto stereotipata e aderente al modello All That Remains: talvolta prevedibile ma, a dire il vero, quasi sempre efficace dall'inizio alla fine. I riff sono feroci e suonati egregiamente, toccano forse punte tecniche alla Periphery e strizzano l'occhio a un melodic metal che non perde mai il focus dalle punteggiature metalcore. La cosa che convince meno, purtroppo, sono i testi di un Phil Labonte poco ispirato, che ricalca i clichè del frasario tipico del genere senza, però, dire quasi mai nulla di profondo e rilevante. Il frontmn dà il suo meglio, senza ombra di dubbio, nelle strofe urlate, e la sua capacità di passare dallo scream al clean è una delle cose che preferisco del suo stile vocale. Siamo lontani dal raggiungere voti alti, visto che la band non cambia assolutamente nulla del proprio stile compositivo, senza riuscire a raggiungere mai i livelli di This Darkened Heart, The Fall Of Ideals o Overcome.

Tutto ciò che ci troverete dentro saranno strade che difficilmente non siano già state battute dalla band, ma forse con una nuova linfa vitale, una freschezza e ricchezza tecnica che speravamo di trovare, soprattutto nel riffing di chitarra di primissimo ordine, oltre alle sempre eccezionali divagazioni melodiche strumentali (vedi il finale di Poison It e -soprattutto- di Blood & Stone).
Antifragile è abbondantemente sufficiente, ma ancora inferiore a Overcome. Tuttavia, è un buon passo da cui ripartire, nel desiderio (miraggio?) che nei prossimi lavori abbandonino il più possibile i ganci radiofonici che rischiano di affossare le buone idee strumentali portate dai nuovi componenti. Le alternative sono tentare di andare alla riconquista dei fan più fedeli ai primi lavori o incamminarsi, nuovamente, sulla strada più radio-friendly e insipida di Madness o Victim Of The New Disease, con il rischio, però, di screditarsi davanti a quella fetta di pubblico già piuttosto sfiduciato. Antifragile non ha le pretese di innovare e difficilmente stupisce; riceverà sicuramente opinioni contrastanti, ma è un disco dignitoso che crea una certa aspettativa per il futuro. Spetterà agli All That Remains prendere il buono e buttare il superfluo e, soprattutto, al cantante l’arduo compito di trovare le giuste chiavi di lettura per non reiterare melodie trite e ritrite che ormai hanno poco da dare e che rischiano di farli ritornare dimenticabili e non indispensabili.

Ben tornati ma, soprattutto, in bocca al lupo.



VOTO RECENSORE
64
VOTO LETTORI
45.33 su 9 voti [ VOTA]
Deacon St. John
Lunedì 17 Febbraio 2025, 12.15.36
1
Ancora in giro? Pensavo si fossero sciolti ma un po\'. Non capisco perchè non siano stati recensiti i loro primi 3 album molto belli ma solo quelli scarsi...
INFORMAZIONI
2025
Autoprodotto
Metal Core
Tracklist
1.Divine
2.Kerosene
3.No Tomorrow
4.The Piper
5.Antifragile
6.Forever Cold
7.Poison It
8.Let You Go
9.Cut Their Tongues Out
10.Blood & Stone
Line Up
Philip Labonte (voce)
Jason Richardson (chitarra)
Mike Martin (chitarra)
Matt Deis (basso, cori)
Anthony Barone (batteria)
 
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