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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Hail Of Bullets - …Of Frost And War
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( 6673 letture )
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Non mi sono mai voltato. Nel cammino di un’intera vita, spesso con dispiacere, ho scelto la via del non ritorno. Il passato non esiste. Per me non deve esistere: è solo una fantasia, un’illusione deviata e deviante, un’inutile corsa a ritroso. Ma l’organismo si logora mentre l’anima rimane longeva; tale buffa nonchè grottesca circostanza mi vincola oggi a ciò che fu: ed allora la coscienza prende a circolare in senso contrario, facendomi ripercorrere strade già battute ed ammalorando quel corpo che, con sconfortante naturalezza, comprendo dirigersi verso l’estuario. Non mi resta che accettare.
Alla stessa stregua i camerati dell’armata Hail Of Bullets si dimostrano incapaci di ignorare i propri trascorsi; …Of Frost And War è infatti un vero e proprio tributo alla nostalgia, sia a livello sonoro, ripercorrendo la tradizione death più classicista, sia a livello semantico, costruendo le lyrics sullo scontro che vide impegnate le armate tedesche e russe sul fronte orientale durante il secondo conflitto mondiale. Gli Hail Of Bullets, è bene lo sappiate, non sono delle giovani reclute alla ferma d’obbligo; la formazione di questo “corpo speciale” è di quelle da far drizzare i capelli (grigi) alle leve più attempate includendo niente meno che commilitoni di Asphyx, Thanathos, Bolt Thrower ed addirittura dei mostri sacri Gorefest e Pestilence. Se è vero che la truppa in questione è di quelle da scardinare facilmente una qualunque primalinea nemica, è altrettanto vero che la scelta del campo di battaglia è stata ineccepibile; l’audace commando sceglie infatti di muovere guerra su di un terreno congeniale, quello del death metal di stampo nord-europeo che i propri gruppi d’origine avevano già contribuito a rendere grande durante lo scorso decennio.
Nessun congegno particolare è stato messo a disposizione della milizia, oltre all’incontestabile maestria ed alla quindicinale (e forse più) esperienza: per la nuova campagna d’armi gli assaltatori Paul Baayens e Stephan Gebedi usano la consueta artiglieria “leggera” quando attaccano, con azioni rapide e chirurgiche, attraverso le frenetiche scariche delle loro chitarre brandite in tremolo-picking, senza altresì disdegnare la batteria “pesante”, quando innescano i loro ferri nei lenti riffoni monolitici che fanno piazza pulita di ogni forma melodica; Theo van Eekelen, unico soldato semplice tra i tanti militari scelti, da brava e composta retroguardia, copre con scrupolosa dedizione ritmica i compagni più titolati durante le loro ardite missioni d’attacco, mentre il geniale e versatile tamburino Ed Warby, detta incessantemente i tempi della marcia bellica: sempre adeguatamente articolato e mai sforzatamente cattivo, impressiona per la chiarezza e la semplicità quasi marziale nei tempi più veloci (mai velocissimi, come da scuola 90ties) e per la pienezza dei fantastici mid-tempos intensificati da letali mitragliate “ad altezza gambe”; atteso luogotenente, esalta con i suoi rintocchi. Comandante indiscusso dell’inedita task-force quel Martin van Drunen già più volte “nominato” tra i migliori cantanti death di sempre: le sentenze impartite con il suo potente mid-growling, bestialmente storpiato ed anormale, penetrano come un gas letale nel corpo della vittima sacrificale; questo terribile grido, secondo solo a quello dell’inumano John Tardy, vomita, di concerto alla sezione strumentale, tutto l’orrore della guerra, della morte e della distruzione. Lacerante.
Di tecnica è inutile parlare oltremodo: …Of Frost And War è un album death nella sua accezione più tipica: un CD diretto, sincero e violentissimo, forte di quella semplicità strutturale che ha caratterizzato le migliori fatiche del genere (penso a Like An Ever Flowing Stream dei Dismember, come a Where No Life Dwells degli Unleashed) e dunque imperdibile per tutti gli invasati dai 35 anni in giù. Inutile sottolineare che …Of Frost And War è un album principalmente chitarristico, sebbene impreziosito da un drumming ben concepito e da un cantato di primissimo livello: METALLO (davvero) PESANTE. Ciò che mi ha particolarmente impressionato è però la modalità con cui si sprigiona, traccia su traccia, l’inaudita potenza di questa “nazionale” della morte, in (buona) parte accreditabile alla schiettezza dei testi, certamente crudeli ma pure strazianti e coinvolgenti, che difatti meritano un paragrafo dedicato.
Dalla rumorosa Before The Storm (Barbarossa), sul cui progredire si preparano militi e carri in vista dell’imminente invasione, fino all’agghiacciante resa di Berlin, è facile scoprire nel morboso cantato di van Drunen tutti i momenti cardine della fallimentare operazione BARBAROSSA progettata per la conquista, da parte del Fuhrer, dell’immensa Unione Sovietica stalinista: la stupenda e veloce Ordered Estward celebra l’eccellenza dell’ordinata Wehrmacht (raccapriccianti le vocals intensificate durante la parte centrale da cui si evince la delirante dichiarazione d’intenti dell’Oberkommando), mentre The Lake Ladoga Massacre riporta la cronaca delle prime barbare devastazioni della presunta, inarrestabile conquista. Molto cruda la descrizione dell’atroce genocidio consumato, nei pressi di Leningrado, in barba a qualunque convenzione di guerra (a cui peraltro l’Unione Sovietica non aveva aderito); l’accelerazione finale trasuda malignità fornendo un mostruoso sottofondo al disumano accanimento teutonico. Sono le atmosfere glaciali, ben riproposte in General Winter (inatteso alleato sovietico), ad impedire la presa di una Mosca già in allarme (evocativa la sirena iniziale): la perdita di velocità dell’aggressione tedesca, causato delle intemperie che minano il campo di battaglia, è rimarcato dall’utilizzo di ritmi piuttosto rilassati, mentre lo stupore per il decadimento fisico di uomini e mezzi assume la forma di schitarrate corte, dinamiche ed insistenti. La furia “nera” non si placa: lo stato maggiore di Berlino sposta il fronte verso Sud, si attaccano i punti cardine dell’industria meccanica russa, si tagliano i collegamenti con le grandi città e gli eserciti si affrontano, una volta ancora (Advancing Once More), nelle steppe desolate. Sforzata più che in ogni altro episodio del disco, la terribile narrazione di van Drunen si concentra in Red Wolves Of Stalin sulle operazioni di disturbo dei partigiani russi che colpiscono, cinicamente, i punti strategici della retroguardia nemica, tagliando così i necessari collegamenti con il fronte. Bellissima l’alternanza tra i riffoni mitragliati e quelli cadenzati, peraltro “melodicamente” appaganti; quando il combo olandese rallenta (o meglio, quando Warby decide di farlo) sembra voler rievocare, uno per uno, il nome di questi “arditi” che difesero con dignità il proprio paese. Commovente. Nachthexen (dotata di assolo nella porzione terminale) consegna al metal la storia delle “streghe della notte”, reggimento (588° di Bombardamento Notturno) composto da sole donne che con i loro biplani Polikarpov Po-2 sostennero la controffensiva russa, mentre The Crucial Offensive (19-11-1942, 7.30 AM) ci espone la strategia utilizzata per sconfiggere l’invasore sul fronte sudoccidentale; violenta per tutto il running time per mano (e gamba) delle roboanti fucilate della batteria è pure arricchita da un secondo, più dinamico, assolo. L’esito dello scontro, e nondimeno dell’intera seconda guerra mondiale, passa però per due grandi città e dunque, declinando gli Hail Of Bullets, attraverso due canzoni-milestone: Stalingrad (la Volgograd di oggi), in cui si descrive la prima vera sconfitta dell’ostinazione nazista e Berlin, con la decisiva capitolazione del Deutsches Reich: drammatico il momento in cui il cantato, aiutato dal militaresco palm-muting di Baayens e Gebedi, sentenzia l’umiliante sottomissione al regime sovietico che l’intero popolo alemanno (orientale, s’intende) dovrà subire. Il lento e malinconico leitmotiv, più volte ripetuto, appesantisce l’atmosfera di per se già parecchio opprimente; l’ascolto, intensissimo, è sconsigliato ai più fragili ed emotivi.
A livello compositivo tra le tracce più riuscite è facile individuare le rabbiose Ordered Estward, General Winter e Stalingrad e le più melodiche Inferno At The Carpathian Mountains e Berlin anche se tale considerazione non deve indurvi ad un utilizzo smisurato del telecomando che potreste tranquillamente dimenticare sul tavolo per tutti i 57 minuti di sviluppo dell’opera. …Of Frost And War è davvero un ottimo prodotto: da ascoltare e riascoltare, da leggere e rileggere; mi avete capito… da ordinare immediatamente.
Iniziate, fin da ora, a contemplare il passato. Anche voi come me. Rassegnatevi.
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17
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Album potentissimo.. Intenso come pochi.. La Voce poi è inarrivabile.. Disperatamente lancinante come piace a Me.. |
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16
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@davidgilmour concordo. Chiunque può mettere voti altissimi o bassissimi magari registrandosi con diversi Url. |
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15
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Il voto dei lettori nelle recensioni è sempre più stronzo.. ma levatelo |
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14
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Concordo pienamente con il commento n°13. Per me già lo è un classico..e li ritengo gli eredi dei grandissimi Bolt Thrower. |
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13
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Album bellissimo e commovente. Berlino davvero struggente e azzeccatissima come chiusura. Un album ben fatto dall'inizio alla fine, che diventerà sicuramente un classico per me. Voto 90 |
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12
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Maestoso. Sicuramente questo disco entra di diritto nella top ten Death della decade 2000-2010. Pilastro del gruppo il growl straziante ed insano di Van Drunen, perfetto per narrare i mostruosi avvenimenti della sciagurata invasione dell'Unione Sovietica da parte delle armate naziste. Davvero una prova perfetta, quella del vocalist olandese, capace di esprimere tutta la furia e la disperazione necessari. Tutte le tracce si mantengono su livelli medio-alti; menzione d'onore per "General Winter", "Stalingrad", "Ordered Estward" e per la migliore di tutte, "Berlin", traccia da pelle d'oca. 90/100 |
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11
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Io s enon ricordo male gli misi 95...e se non fu tale il voto mi sbagliai |
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10
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È uscito da un bel po'... ma continuo ad ascoltarlo... questo disco è fantastico e ha ragione Giasse, 85 è pure poco! da parte mia si becca un 90! Perchè se dopo tutto sto tempo continuo ad ascoltarlo con la stessa goduria delle prime volte se lo merita! |
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9
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Risentito 1000 volte... 85 è pure poco! |
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6
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minchia...lo hai fatto nel momento migliore allora...sto ascoltando i dooom...alla fine del primo ascolto mi volevo tagliare le palle...è normale??? |
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5
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Francamente erano anni che nn ascoltavo nulla del genere. |
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4
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Caspita Max che cosa mi hai tirato fuori dal cilindro (era nelle mie mire... ma non vi è nulla meglio delle tue parole ); preferisco un approccio differente alla materia, ma senza ombra di dubbio siamo al cospetto di una delle uscite death dell'anno. Sentire Martin van Drunen e Paul Baayens, che in qualche occasione strizzano l'occhio ai migliori Asphyx... è da lacrime! |
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3
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ok...nn vedevo l'ora di rassegnarmi...hiuhhiihi |
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2
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Berlin sta corrodendo anche me... RASSEGNAMOCI! |
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Hai colto in pieno amico mio le stesse emozioni del sottoscritto...90 da parte mia se li merita tutti...amo General Winter, Stalingrad, Inferno At The Carpathian Mountains e soprattutto Berlin...si lo sò che non dovrei esagerare col telecomando visto che sono emotivamente fragile...ma Berlin mi sta consumando...grande |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Before The Storm (Barbarossa) 2. Ordered Estward 3. The Lake Ladoga Massacre 4. General Winter 5. Advancing Once More 6. Red Wolves Of Stalin 7. Nachthexen 8. The Crucial Offensive (19-11-1942, 7.30 AM) 9. Stalingrad 10. Insanity Commands (Bonus Track) 11. Inferno At The Carpathian Mountains 12. Berlin
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Line Up
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Martin van Drunen - Vocals Paul Baayens - Guitar Stephan Gebedi - Guitar Theo van Eekelen - Bass Ed Warby - Drums
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