|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
|
( 2900 letture )
|
Essere davanti a una band che torna in attività dopo 8 anni dal precedente lavoro non può non fare piacere, è vero; sapere che questa band suona thrash metal, il tuo genere preferito, anche. Purtroppo è inevitabile vedere che tale band si dimostra spesso incerta, incapace di risultare aggressiva e convincente, e che il loro disco esce da una simile gestazione con caratteristiche che spesso si riscontrano in dischi di band agli esordi.
Non ho ben chiaro quale sia l'obiettivo dei Red To Grey: inserire parti melodiche per risultare più orecchiabili? Per sopperire alla prestazione vocale tutt'altro che buona di Andy Pankraz; utilizzare backing vocals al limite dell'irritante (la title-track e Free ne sono chiaro esempi) per snervare l'ascoltatore?
Non mi è consentito saperlo e non intendo fare un processo alle intenzioni, ma va da sé che questa serie di elementi non permette di trovare molto piacevole l'ascolto di Admissions. Il già citato Pankraz è assolutamente inadeguato al genere musicale proposto: la sua voce è paurosamente sforzata nelle parti più tirate – e ciò per notevoli limiti propri, non per la produzione, per quanto neanche essa sia scevra da critiche – e a malapena sufficiente nelle parti melodiche. Peccato che proprio in tali parti si trovino i momenti peggiori a livello di songwriting e di prestazione del resto della band: riff scontati e prevedibili, salvo qualche sporadico caso (piccoli passaggi su Cast The First Stone e rarissimi momenti in altri pezzi), al di sotto dei quali si prodigano forse gli unici due membri degni di una valutazione davvero sufficiente. Stefan Hendel e Elmar Nuesslein, creatori della struttura ritmica, seppur ben lontani dall'essere perfetti riescono in qualche modo a tenere a galla la band, alternando in maniera più che discreta passaggi veloci e decelerazioni spesso riempite dal suono corposo del basso Hendel. Ovviamente la produzione sembra essere stata studiata proprio per penalizzare gli unici elementi positivi del lavoro: la batteria ha suoni davvero improponibili, rullante e cassa sono a malapena udibili e i piatti, più che un suono, producono un fastidioso effetto zanzara; Hendel viaggia nascosto per gran parte dei pezzi, sovrastato dai colleghi sei corde, potendosi permettere in rarissime eccezioni di riempire il sound della band con un po' di bassi, altrimenti quasi assenti.
È un vero peccato dover constatare che otto anni di pausa non hanno giovato minimamente al gruppo, che si ritrova con un prodotto che non arriva alla sufficienza, in cui i contro superano di gran lunga i pro, i quali sono in più quasi cancellati dal mixaggio.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Intro 2. Admissions 3. Cast the first stone 4. Free 5. The amour piercing dread 6. In the darkest corner 7. Sweet suffering 8. The fall of god 9. Celebration of the cult 10. The cheated one
|
|
Line Up
|
Andy Pankraz - Vocals Tino Bergamo - Guitar Jan Hoffmann - Guitar Stefan Hendel - Bass Elmar Nuesslein - Drums
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|