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Guru Of Darkness - Mater Meretrix
( 3738 letture )
Sono fiero di presentarVi Mater Meretrix, primo full-lenght dei Guru Of Darkness. La mia stima per questa band non è condizionata dai prestigiosi special guests dell’album (Steve Silvester, Giuseppe Orlando e Culto Priestu), né dallo splendido video splatter del singolo Moloch Eyes contenuto nel CD, ma dall’onore di scoprire un gruppo molto promettente per la scena black metal italiana ed internazionale. Molte infatti sono le band nostrane cimentatesi nell’arduo compito di difendere il Nero Culto diffusosi dagli anni ‘90 come pece bollente dalla fredda scandinavia sino alle nostre terre. Pochi si sono dimostrati in grado di proporre innovazioni in un genere estremo spesso troppo legato a canoni di stile: odiernamente, questa è la sfida maggiore per il Nero Trono.
Cosa dunque ci propongono i Guru Of Darkness? Un prodotto risultante dalla fusione delle caratteristiche artistiche peculiari dei componenti della band. Ma questa non è la risposta che si può dare parlando di qualunque combo? Sì e no. Vediamo di chiarirci le idee analizzando l’opera dei singoli componenti in modo critico e costruttivo per l’economia della recensione.

Baron Cimetiere, chitarrista, è l’autore dei brani più true. Il suo minimalismo darkthroniano risente di una vena melodica debitrice allo stile death di matrice svedese. Il nostro barone firma gli eventi più malvagi dell’album: la nera perla Moloch Eyes e la violenta ed epica In The Hands Of Evil su tutti. Enlil, chitarrista e key sequencer ex membro dei Quarter e Schizo, dimostra veduta più ampia componendo sia scariche di violenza quali Journey To Destiny e la title track Mater Meretrix, sia i pezzi più oscuri e cadenzati in stile depressive come The Everwalker ed Endless Winter. Tzade, cantante ex membro degli Opus In Flames e Secret Dream nonché curatore di colonne sonore per film horror, sfoggia una timbrica acuta e tagliente, stridente ad ogni parola, contribuendo sostanzialmente all’impatto devastante del sound della band alternando screaming e voce pulita. Davmass al basso segue fedelmente i compagni delle 6 corde senza troppi arricchimenti come insegna l’old school del genere. Asmodeo dietro le pelli è perennemente immobile nel suo blast beat, cosa che se da un lato può accontentare i blackster più puri, dall’altro impoverisce alcuni riff e cambi, annoiando a tratti l’ascoltatore.

Il prodotto finito è quindi un mix alternativo di black metal old school e depressive dalle venature epiche e melodiche alla death svedese che rende l’album interessante e mai banale. Ben due intro arricchiscono ulteriormente il prodotto esprimendo cupe atmosfere orrorifiche e creando pause riflessive condotte dagli arpeggi dei chitarristi. Ci troviamo quindi di fronte ad un opera di black metal a tutto tondo: più di 50 minuti di nera musica di una band che sa dimostrarsi feroce e introspettiva all’insieme in un tutto organico e deciso. Si passa da canzoni inequivocabilmente concepite come assalti frontali – da proporre live – alle composizioni più ricercate, decadenti e sofferenti – da ascoltarsi rigorosamente soli, nel buio della propria anima.

Quali critiche costruttive si possono quindi sollevare al primo full-lenght di un combo di tale professionalità? Sinceramente credo che le potenzialità per fare dell’ottimo black metal ci siano tutte, tuttavia ritengo ancora possibile migliorare il risultato omogeneizzando la composizione di alcuni brani, evidentemente sottotono rispetto ad altri: Call of Nenia è basata su un riff troppo melodico e poco accattivante, anche se l’idea del duetto tra Tzade e Culto Priestu è azzeccata; Back From Suicide invece ricorda un po’ troppo lo stile filthiano, sia per il cantato che per il riffing; l’ountro An Eternal Envy è strumentalmente apprezzabile, ma la parte recitata femminile è poco espressiva e coinvolgente impoverendo così il gran finale epico dell’album.
Ritengo che con i brani Moloch Eyes ed Endless Winter i Guru Of Darkness abbiano dato la loro prova migliore esprimendo tutte le loro potenzialità e la loro originalità che promettono più che bene per il prossimo futuro. Sperando di trovarmi presto di fronte ad una nuova fatica del gruppo nostrano – più sicuro e padrone del proprio stile – consiglio a tutti (blackster vecchi e nuovi) un approccio diretto con Mater Meretrix, album degno di attenzione perché offre nuovi spunti interpretativi su ciò che ai nostri giorni è black metal.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
58.20 su 39 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2009
Haures
Black
Tracklist
1. Incoming Darkness
2. Journey To Destiny
3. Call Of Nenia
4. Back From Suicide
5. The Everwalke
6. Mater Meretrix
7. Ancient Sounds Of A Lost Valley
8. Endless Winter
9. In The Hands Of Evil
10. Path To Moloch
11. Moloch Eyes
12. An Eternal Envy
Line Up
Tsade - vocals
Enlil - guitars, keyboard
Baron Cimetiere - guitars, acoustic
Davmass- bass
Asmodeo - drums
 
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