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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Nechochwen - Azimuths To The Otherworlds
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( 3088 letture )
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Parlare di nativi americani e degli altri popoli che nel corso della storia sono stati colpiti da un genocidio non è mai facile, specialmente se a farlo sono gli stessi discendenti dei carnefici. Molto facile e a portata di mano è sempre stato il ricorso alla negazione e al revisionismo storico, dettato da esigenze politiche nonché da malcelata vergogna, ma sempre è seguita una fase di riabilitazione della verità. Nel caso dei nativi americani, nonostante la presa di coscienza generale del popolo americano, a lungo si è continuati a vederli rinchiusi in stereotipi mistici o in articoli etnici di dubbi gusto e quasi per nulla pertinenti; molto raramente si è tentata una reale operazione di recupero culturale, anche se la musica ha potuto giocare un ruolo di primo piano in questo. Su questo filone del recupero culturale in musica, anche se battuto in maniera parziale, s’inserisce questo Azimuths To The Otherworlds. Proveniente dal West Virginia ed attivo dal 2005, Aaron Carey in arte Nechochwen (“solitario” in lingua nativa) e di origini per metà pellerossa, ha nel proprio carniere una serie di lavori che hanno goduto però di scarsa diffusione; fortunatamente questo lavoro, come il precedente full-lenght Algonkyan Mythos, beneficia finalmente di una distribuzione adeguata e capillare.
I Nechochwen sono il progetto personale di Aaron Carey, il quale ci racconta il mondo dei nativi americani con garbo e sincerità, non propinandoci improbabili danze della pioggia da cd da bancarella della fiera del paese. Dal punto di vista musicale Aaron tratta la materia servendosi di un folk che potremmo definire "neutro", non culturalmente connotato, una musica dove le chitarre acustiche disegnano fantastici scenari sospesi tra mito e realtà. La componente folk è certamente dominante in questo Azimuths To The Otherworlds, ma non è certo l’unica. Notevole è infatti il risultato finale ottenuto da questo musicista d’oltreoceano nel far convivere black metal, viking (inteso come genere, sia ben chiaro) passaggi doom metal e appunto il fascino sempiterno delle chitarre acustiche.
Chi scrive è inevitabilmente un amante delle sonorità metalliche, ma devo tuttavia con estrema sorpresa prendere atto che in quest’album l’aspetto maggiormente sviluppato sia senza dubbio quello acustico; cito le sopraffine Gissis Mikana, Graves Of Grandeur e Noameatha, You Are The Ghost Of The Water in particolare; composizioni semplicemente da ascoltare per sognare ad occhi aperti. La componente più meramente metallica vive tra le pieghe di questo lavoro fondendosi ai momenti più trascendentali in perfetta armonia, come nell’iniziale Allumhammochwen- The Crossing e in Charnel House, oppure fornendo uno stacco emotivo come sorta di presagio sul futuro (il doom tedente al drone nel bel mezzo di Four Effigies). Nonostante i diversi dosaggi stilistici e le variegate e multiformi esperienze musicali, che vedono tra l’altro l’inserimento di sporadiche partiture di flauto di pan e di percussioni tribali, il grande pregio di questo lavoro è quello di scorrere in maniera mai noiosa, proponendoci sempre passaggi su cui soffermarci all’interno di un range stilistico sorprendentemente coinvolgente. A riprova di ciò, è doveroso sottolineare la grandissima prestazione strumentale di Aaron; già citato il prezioso lavoro d’intarsio acustico di melodie trasognanti, ma perfettamente a proprio agio risulta anche nelle parti elettriche, oltre che estreamente versatile nelle vocals, sospese tra il registro recitato e lo screaming più prettamente black.
Tirando le somme Azimuths To The Otherworlds è un lavoro sicuramente lontano dagli standard stilistici a cui gli aficionados di sonorità black e doom metal sono abituati; nonostante ciò forte è l’interesse per la loro proposta, dettato da una capacità compositiva di prim’ordine e un esecuzione chiara ed appassionata. Fra queste note, come in un dipinto, riaffiorano echi di una civiltà ormai ridotta in miseria e, seppur non ci torna nitido il quadro completo, è meraviglioso perdersi tra le sfumature del colore…
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4
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Grazie per aver recensito questo disco, una vera perla! Bellissimo sotto tutti i punti di vista. Voto 85. |
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3
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Disco superlativo che ho scoperto praticamente per caso. Sopraffine parti di musica folk si alternano continuamente a sfuriate black, il tutto condito da un'evidente dose di buon gusto per gli arrangiamenti. Peccato che sia introvabile oppure a prezzi folli...  |
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2
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non so' il contenuto ma la copertina è magnifica!!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1 - Allumhammochewn: The Crossing 2 - At Night May I Roam 3 - Gissis Mikana 4 - Red Ocher 5 - The Eyes of the Mesingw 6 - Charnel House 7 - Graves of Grandeur 8 - Confluence 9 - Noameatha, You Are the Ghost in the Water 10 - The Forgotten Death Ritual 11 - Hunting Amongst the Stars 12 - Four Effigies a. The Turtle Effigy b. The Adena Pipe c. Amanita Mushroom Wand d. Weeping Eye 13 - Azimuths to the Otherworld 14 - Graves of Grandeur (reprise)
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Line Up
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Aaron Carey (Tutti gli strumenti, Voce)
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RECENSIONI |
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