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James LaBrie - Static Impulse
( 6201 letture )
Piaccia o no, James LaBrie è conosciuto universalmente, innanzitutto, come il cantante dei Dream Theater, una band che non ha certo bisogno di presentazioni e che il singer canadese ha contribuito a portare al successo, essendone ormai la voce in pianta stabile sin dai tempi del capolavoro Images and Words. Se, tuttavia, nei Dream Theater il contributo di LaBrie in fase compositiva si è man mano sempre più ridotto (fino ad azzerarsi totalmente nell'ultimo Black Clouds And Silver Linings), egli non ha mai rinunciato a cercare ulteriori e diversi sfoghi alla propria vena creativa. Esaurita, dopo due album, l'esperienza con i Mullmuzzler, LaBrie ha mantenuto tuttavia un sodalizio artistico con il tastierista Matt Guillory, ormai suo autentico braccio destro, archiviando il monicker che lo aveva accompagnato nelle sue prime uscite soliste e presentandosi direttamente con il suo nome e cognome in occasione di Elements of Persuasion, un buon disco pubblicato nel 2005. Adesso, dopo ben cinque anni, LaBrie realizza finalmente un seguito ad esso con l'album Static Impulse: rispetto al disco precedente, oltre a Guillory, viene confermato in line-up il nostro Marco Sfogli alla chitarra, mentre viene totalmente rinnovata la sezione ritmica, con una coppia alquanto insolita costituita da Ray Riendeau (Halford) al basso e Peter Wildoer (Darkane) alla batteria.

Queste novità nella formazione che accompagna LaBrie si rivelano per la verità non prive di rilievo: se, infatti, tutto sommato su Elements of persuasion lo stile, pur presentando alcune significative differenze, non si discostava troppo da quello della band principale, bastano una manciata di secondi dell'opener One More Time per rimanere decisamente spiazzati: l'incipit tecnico e tipicamente metal prog del brano, lascia infatti spazio ben presto ad un cantato estremo ad opera dello stesso Peter Wildoer e ad un sound decisamente prossimo al melodic death. Ed in effetti, LaBrie non ha fatto alcun mistero a riguardo, parlando, a proposito delle coordinate stilistiche dell'album, di un "metal di Goteborg con alcuni elementi progressivi". Certo, proseguendo nell'ascolto del disco, ci si rende conto di come, in linea generale, sarebbe forse più corretto dire il contrario, parlando cioè di un metal prog con elementi melodic death: ciò perchè LaBrie e la sua band propongono effettivamente passaggi molto aggressivi, ma allo stesso tempo prediligono comunque un approccio tecnico (ottimo peraltro il lavoro chitarristico di Sfogli sia nel riffing che in diversi assoli di pregevole fattura) e una fortissima tendenza alla melodia, che la voce del singer canadese affronta, anche per le proprie caratteristiche, seguendo stilemi di certo assai distanti dal death. Di fatto ne deriva quindi uno stile abbastanza personale, che rappresenta un ideale crocevia tra Dream Theater e Dark Tranquillity.

Tra i brani più aggressivi, convincono in modo particolare le tracce iniziali, vale a dire la già citata One more time, Jekyll or Hide e Mislead. Poi l'album per una certa parte sembra ammorbidirsi leggermente: Euphoric è una sorta di mid-tempo, mentre in brani come Over the Edge e I need you, pur potendosi riconoscere un riffing deciso, assume un aspetto centrale l'aspetto melodico. Dopo un brano più duro come Who you think I am, poco più che un filler, ritroviamo altre due tracce molto melodiche, vale a dire I tried, un brano dalle influenze gothic e Just watch me, una traccia maggiormente tendente al prog, che alterna riffs metal a delicati passaggi pianistici e che presenta un ritornello molto orecchiabile. S'induriscono, invece, decisamente i suoni su This is war e Superstar (soprattutto nella prima, che presenta ancora una volta un significativo contributo vocale da parte di Wildoer), mentre la conclusiva Coming home è di fatto una delicata ballata eseguita perlopiù con voce e tastiere.

In definitiva, risulta alquanto apprezzabile l'intento di LaBrie di sperimentare aperture stilistiche fondamentalmente nuove rispetto al suo percorso artistico, senza però per questo prendere le distanze da sonorità più congeniali al suo tipico stile. In realtà, il songwriting, pur riuscendo a coniugare abbastanza efficacemente aggressività e melodia, probabilmente, proprio per le sue stesse caratteristiche, sembra anche mirare a conseguire un certo appeal commerciale, seguendo certi trend del momento, badando tuttavia di non scontentare i fans dei Dream Theater, che di certo costituiscono la più grossa fetta di mercato potenzialmente interessata all'acquisto del disco. Di conseguenza, i brani, pur avendo una connotazione prog, presentano tutto sommato una struttura abbastanza semplice, spesso e volentieri incentrata su un refrain dalla spiccata vocazione melodica. Ciò nonostante, il disco risulta gradevole anche dopo numerosi ascolti, per cui, in considerazione anche di tutti i motivi di pregio in precedenza accennati, merita di essere premiato con un voto più che positivo. Dopo questa buona prova, ci pare anzi opportuno affermare che i Dream Theater (a maggior ragione dopo l'abbandono di Portnoy), dovrebbero seriamente prendere in considerazione l'idea di concedere maggiore spazio a LaBrie in fase compositiva per il loro prossimo album.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
47.87 su 41 voti [ VOTA]
Andrea
Mercoledì 21 Settembre 2011, 3.58.03
13
Se 'sto disco l'avessero fatto i Dream Theater sarebbero stati fucilati, altro che capolavoro. Album di death metal melodico commerciale, finto e plasticoso, dove si cerca una "cattiveria sonora" fasulla. Pessimo il suono della chitarra (patinato da far paura), pessime le tastiere. Buoni ritornelli, è vero, ma il tutto è rovinato da delle parti in finto growl (allucinanti, fatte malissimo e che non si legano minimamente con la voce di Labrie) che sono penose, e affossano buona parte delle canzoni. Alla larga, fidatevi.
PanTheoN
Martedì 9 Agosto 2011, 10.45.43
12
Al di la delle bellissime canzoni, fa riflettere il fatto che James LaBrie pubblichi un album di metalcore commerciale che strizza l'occhio ai giovani... per fortuna la classe non é acqua e come detto le canzoni sono piu che belle, 75 è il voto giusto
Nicola
Giovedì 27 Gennaio 2011, 12.46.53
11
Io metto 85, è un disco che mi è piaciuto davvero tanto, anche se il precedente mi è piaciuto di più...
Franco 73
Giovedì 7 Ottobre 2010, 13.51.41
10
Se un disco del genere l'avessero fatto i Dream Theater saremmo qui a giudicarlo, forse esagerando, un capolavoro. Non sarà un capolavoro ma trattasi di brani molto godibili e un bell'80 penso se lo meriti tutto. Speriamo che nei Dream diano più spazio compositivo al cantante perchè, ascoltato quest'album, le potenzialità per dare un cotributo decisivo nel dopo Portnoy ci sono tutte.
zerba
Sabato 2 Ottobre 2010, 1.37.31
9
75 anche per me, l'ho molto apprezzato
Rob
Giovedì 30 Settembre 2010, 0.29.21
8
Disco che mi ha spiazzato inizialmente, ma che alla lunga mi è piaciuto molto. Vorrei sottolineare la prova di Marco Sfogli, vero vanto per l'Italia.
Emiliano
Mercoledì 29 Settembre 2010, 23.53.06
7
quindi immagino ti sia piaciuto il nuovo dei dimmu borgir,pensavo di essere l'unico..gli iron a me hanno deluso parecchio,anathema fantastico,apocalyptica anche nn male..blind guardian bello..
mollusk
Mercoledì 29 Settembre 2010, 23.26.34
6
Mah, ne ho comprati parecchi, tra le nuove uscite gli Apocalyptica, Spock's Beard, Dimmu Borgir, Blind Guardia, Iron Maiden, Labyrinth, Anathema, Rhapsody, Masterplan. Di vecchi ho preso Slayer, Enforcer, Deep Purple, Pharaoh e chi più ne ha più ne metta insomma.
Emiliano
Mercoledì 29 Settembre 2010, 23.09.53
5
mollusk..ahahah allora direi che ti è andata bene anche questa volta..se posso permettermi,che album hai comprato ultimamente?
mollusk
Mercoledì 29 Settembre 2010, 22.55.29
4
Emiliano: si, anche io ero abbastanza indeciso sull'acquisto... Il fatto è che con i dischi che ho comprato ultimamente m'è sempre andata liscia, per tanto mi sentivo fortunato e ho voluto rischiare, per così dire, anche su questo.
Emiliano
Mercoledì 29 Settembre 2010, 22.42.02
3
Bè mollusk,one more time e this is war sembrano uscite da stabbing the drama dei soilwork,quindi direi che delle influenze melodic death ci sono eccome,anche se solo in queste due canzoni,per il resto è un bell'album metal dal taglio moderno,che come dice giustamente holydiver,nella parte centrale magari si ammorbidisce un po troppo..ma rimane cmq un bell'album..e pensare che alla vigilia non ci avrei scommesso nemmeno un centesimo..
mollusk
Mercoledì 29 Settembre 2010, 22.13.55
2
Era il disco che aspettavo dopo la mezza delusione di Elements. Un album per molti versi cupo a causa delle sessioni di batteria, le tastiere e gli effetti, ma anche brillante nei ritornelli ben costruiti e che rimangono impressi. Parlare di influenze melodic death lo trovo forse eccessivo, ma credo che serva a rendere l'idea di cosa sia il disco eccettuati i ritornelli. Mi fa piacere che sullo sfondo d'incertezza relativo ai Dream Theatre LaBrie abbia fornito questa buona prova. Buona anche la recensione, anche se non condivido pianamente la disamina relativa al trend attuale che 'imporrebbe' un certo tipo di coordinate commerciali.
Emiliano
Mercoledì 29 Settembre 2010, 20.08.16
1
sicuramente il suo miglior album solista..le vocals mi hanno spiazzato,per un attimo ho pensato che fosse lui a cantare le parti aggressive..mi sbagliavo..
INFORMAZIONI
2010
Inside Out
Prog Metal
Tracklist
1. One More Time
2. Jekyll Or Hyde
3. Mislead
4. Euphoric
5. Over The Edge
6. I Need You
7. Who You Think I Am
8. I Tried
9. Just Watch Me
10. This Is War
11. Superstar
12. Coming Home
Line Up
James LaBrie (lead vocals)
Matt Guillory (keyboards, background vocals)
Marco Sfogli (guitars)
Ray Riendeau (bass)
Peter Wildoer (drums, screaming vocals)
 
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