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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Adorned Brood - Hammerfeste
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( 3916 letture )
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Niente di nuovo sul fronte occidentale, verrebbe da dire mentre le ultime note di Hammerfeste trasudano dalle casse dello stereo. L’ultimo arrivato in casa Adorned Brood doveva essere il punto di snodo nella discografia del combo teutonico, ideale seguito di quel Noor che aveva fatto parecchio ben sperare giusto un paio d’anni fa. I tedesconi della Westfalia, peraltro, non sono certo dei novellini in ambito folk black metal: in giro dal 1993 e con sei album all’attivo, gli Adorned Brood vantano anche un bagaglio non indifferente in sede live, con numerose partecipazioni nei principali festival europei (Summer Breeze, Partysan…) che ne hanno rafforzato l’immagine anche fuori dai confini germanici. E diciassette anni di gloriosa e coraggiosa attività non possono lasciare indifferenti nell’orizzonte relativamente giovane del folk metalleggiante.
Hammerfeste, dunque. E così sia: che parta la giostra. Ma da questo giro sembra totalmente bandita qualsiasi ombra di originalità. Tutto odora (e, in alcuni casi, puzza) di quella spiacevole sensazione del “già sentito”, fin dalle battute iniziali. Intro epica che più maestosa non si può e via con la title-track. Beninteso, il divertimento in parecchi frangenti è assicurato: il miscuglio del Korpiklaani-sound con una vena spesso oscura e trascinante stimola un volenteroso head-banging anche nella solitudine di una stanzetta. Coretti maschili, continua alternanza tra growl e cantato pulito, sottofondo tastieristico tanto ricercato da risultare in vari frangenti pacchiano, (ab)uso di strumenti tipici della tradizione nordica: grosso modo gli ingredienti dal cui forsennato miscuglio esce fuori ogni singolo pezzo dell’album. E se la formula pare funzionare la prima volta e risulta un po’ pesante alla seconda, con l’inizio della terza traccia la sensazione generale è una sola: noia. Lo schema viene riproposto per ogni singolo brano: inizio lento e melodico con flauti e melodie boscaiole che sfociano in una cascata di riff speed a sorreggere le urla indemoniate del singer Marcus Frost, prima che il refrain corale spezzi il ritmo per lasciare numerosi punti di domanda e parecchie perplessità. Così scorrono via tracce dai titoli grondanti “manowaraggine” come In Battle e Triumph, tanto altisonanti nella presentazione quanto ovvie nell’esecuzione. Quando un bel giro di basso lancia le note di Hellea sembra davvero che i lidi dell’ovvietà possano finalmente essere spazzati via: due serratissimi minuti marchiati Amon Amarth scadono però nel solito coretto da parrocchia di periferia che finisce per rovinare uno dei passaggi migliori dell’intero album, viking metal grezzo e diretto ma decisamente orecchiabile. Notevole anche la successiva Lead My Ship con evidenti rimandi al sound della band di Johan Hegg, della cui rabbia furiosa quest’album necessiterebbe come il pane. Kaperfahrt è esattamente (e inquietantemente) la fotocopia del pezzo precedente, tant’è che viene la curiosità di controllare se, per sbaglio, è stato premuto il tasto rewind dello stereo. Un riff deciso e potente apre l’ultima traccia, Bless Our Warriors: è forse in arrivo qualcosa di nuovo? Ma neanche per idea. Stesse linee vocali, medesimo schema, immancabile il terribile coro durante il refrain.
Si fatica a inseguire gli Adorned Brood nei quasi cinquanta minuti della loro cavalcata. Hammerfeste è un disco pesante, per certi versi noioso, nonostante la miscela di Viking e Folk regali alcuni passaggi tutto sommato godibili e divertenti. Ma se il primo impulso, una volta sfumate le ultime note, è quello di lasciare che la mano corra verso la patinata confezione di Twilight of the Thunder God per cercarvi un po’ di sana freschezza scandinava, allora vuol dire che qualcosa non va. E non è certo la splendida copertina.
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3
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Si concordo con Blackster è un gruppo molto altalenante. Questo disco per me è da 60. Le melodie sono interessanti ma alla lunga ripetitive. |
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2
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Quoto in toto quanto già detto, questo disco sinceramente non mi è piaciuto praticamente per nulla e credo non avrei nemmeno dato oltre a 50.. forse 45 (sarà che sono piuttosto ristretto nei voti ) Mi era piaciuto invece molto Asgard, mentre Heldentat non l'ho mai ascoltato.. anche se dopo aver letto il commento di Blackster credo lo recupererò. |
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1
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Gruppo molto ma molto altallenante, si passa da quell'oscenità di Wigand a quel bel disco di Asgard, poi un altro disco normale, dopo di che il loro capolavoro, Heldentat, e dopo quest'ultimo un altro disco che a me non piacque molto (Noor) e adesso questo.. che non ho ancora sentito, ma leggendo la recensione non promette nulla di buono... manca la continuità a questo gruppo, ma non si può avere tutto... |
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INFORMAZIONI |
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Black Bards Entertainment
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Tracklist
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1. Intro 2. Hammerfeste 3. Pagan Knights 4. In Battle 5. Death In Disguise 6. Triumph 7. Hellea 8. Lead My Ship 9. Kaperfahrt 10. Bless Our Warriors
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Line Up
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Markus 'Teutobot' Frost (Voce, Basso) Thorsten Derks (Chitarra) Jan Jansohn (Chitarra) Niklas Enns (Tastiera) Anne (Flauto) Tim Baumgärtel (Batteria, Piano)
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RECENSIONI |
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