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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 3069 letture )
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Ascoltando questo lavoro degli Spjral, potrebbe sorgere il dubbio che la band abbia dimenticato qualcosa: volendo usare una metafora, l'impalcatura dei brani c'è, anzi la struttura portante appare davvero molto solida, però sembra di trovarsi di fronte ad un palazzo ancora scarno, in cui mancano tutte le rifiniture.
La band napoletana, formatasi nel 2007, ha sempre avuto una particolare predisposizione per brani strumentali dal carattere sperimentale, anche se, già dal 2008, è un membro effettivo del gruppo il cantante Francesco Graziosi; tuttavia, nonostante ciò, gli Spjral hanno preferito registrare un album interamente privo di parti vocali, eseguito dai soli Gigi Cimmino alle chitarre e Noemi Marino alla batteria. Visti i risultati, per la verità, la scelta non appare pienamente condivisibile: gli Spjral, infatti, mostrano delle buone capacità in fatto di songwriting, ma il sound dà l'impressione di essere troppo scarno, essenziale. I brani sono caratterizzati in realtà da una struttura alquanto complessa e presentano vari cambi tematici ma, di fatto, mancando sia la voce che un'autentica lead guitar, restano ancorati a dei ritmi accompagnati da una chitarra che perlopiù si concentra sull'esecuzione di accordi, non consentendo così un effettivo sviluppo di linee melodiche. Ne vengono fuori riffs interessanti, magari anche carichi di un certo groove, che però non riescono a fare presa come avrebbero potuto invece con un sound più ricco e completo. La batteria si distingue, in verità, per la ricerca di un approccio fantasioso, che dà spazio in diverse occasioni anche a ritmi dalla complessa periodicità e soluzioni tecniche di pregevole fattura, però ciò non può essere di certo sufficiente a compensare tutte le restanti mancanze del lavoro.
Il disco è composto in tutto da cinque brani, per un totale di circa quarantasette minuti. L'opener Pnevma convince già ben poco: i riffs comunque non sono male e la batteria sperimenta anche qualche tempo complesso, ma non c'è altro degno di nota e per di più il finale è alquanto ripetitivo. Probabilmente lo stesso pezzo, con il cantato, avrebbe già fatto un effetto diverso, mentre così lascia un senso di incompiutezza. Più interessante la successiva Strings ray through eclipse, la cui durata supera gli undici minuti: in particolare, questa si fa apprezzare per un intermezzo con flauto e percussioni che riescono a creare atmosfere in grado di rimandare ai Jethro Tull; seguono poi dei riffs carichi di groove che contribuiscono ulteriormente alla buona riuscita del brano. Ottimo anche l'inizio di The Womb, brano che presenta un forte sapore stoner: tuttavia, anche qui gli Spjral finiscono alla lunga per essere prolissi e ripetitivi in certe parti. Un po' di fantasia in più si riscontra su Rise of machina, ma anche questo pezzo risente dei soliti problemi. Chiude Lightdrome, bellissimo per le atmosfere ipnotiche, con rimandi ai Tool e diversi cambi tematici: purtroppo, procede per tutta la sua durata su ritmi troppo lenti, protraendosi addirittura fino ad oltre diciotto minuti, facendo così calare troppo l'attenzione dell'ascoltatore e correndo anzi il serio rischio di farlo sconfinare nella noia più profonda.
Un peccato dunque, perchè in questo lavoro c'è davvero tanta qualità e ci sono buone idee, però andrebbero sviluppate ed articolate sicuramente in maniera differente: un'opera, insomma, che richiede ancora alcuni ritocchi per poter essere considerata perfetta e compiuta. Adesso la band dovrebbe essere già al lavoro per un nuovo album con una formazione a quattro, la cui uscita è prevista per il 2011: siamo fiduciosi che gli Spjral riusciranno a fare tesoro di questa prima esperienza per poter compiere un significativo salto di qualità, perchè le potenzialità ci sono senz'altro.
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5
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Scusa avevo votato 7 invece di 70 ed ho cercato di riparare... bel album e bella recensione. |
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4
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Ma guarda, io mi sono basato sul promo che mi ha inviato la band stessa, magari può darsi che esistano anche versioni differenti, non saprei |
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3
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Si Holydriver, scusa... hai ragione volevo dire Strings ray through eclipse. Un po di confusione! Sul minutaggio pero' insisto, ed ho controllato anche altre fonti... anche perche' e' inumano fare una song di 18 minuti con quei ritmi! Nn metto in dubbio il tuo report. E cmnq li ho ascoltati ancora e mi piacciono sempre piu' detto francamente... |
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2
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@Lepht: Uhm, no, c'è qlk dato che non torna in quello che scrivi...L'album come ho scritto dura 47 minuti e "Lightdrome" supera i 18, mentre una traccia che si chiami "Spiralis" non c'è proprio, era invece in un loro precedente disco |
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1
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E' la prima volta che li ascolto e devo dire che i ragazzi sembrano meno scarni di quanto sembrano... a volte appaiono prolissi, ma infondo è il loro genere che e' un po così, anzi magari come ha scritto un reviewer americano forse sono troppo sbrigativi. Ad ogni modo sicuramente lasciano discutere e cio' e' sempre un bene. E poi da chitarrista esprimo l'opinione che la chitarra e' una lead guitar molto diversa da quelle che si è abituati ad ascoltare e molto vicina a Adam Jhones e Aaron Turner. Aggiungo infine che l'album dura circa 35 min Spiralis quasi 7 min e Lightdrome poco piu' di 10, almeno sul soundcloud del loro space così risulta . |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Pnevma 2. Strings Ray Through Eclipse 3. The Womb 4. Rise of Machina 5. Lightdrome
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Line Up
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Gigi Cimmino (guitars, bass) Noemi Marino (drums)
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RECENSIONI |
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