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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Unanimated - Ancient God Of Evil
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( 8017 letture )
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Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire. (I. Calvino)
Parafrasando potremmo dire che un classico è un album che non ha mai finito di dire ciò che ha da dire. Bene, cosa non ha finito di dire Ancient God Of Evil degli Unanimated a distanza di circa un ventennio? Semplicemente tutto. Mi rivolgo in particolar modo ai più giovani o a coloro che non hanno mai avuto il piacere di naufragare nel profondo mare nero del quintetto di Stoccolma. Il loro secondo full lenght esce nel 1994 per la leggendaria No Fashion Records (registrato negli altrettanto leggendari Unisound Studios), nel bel mezzo di un periodo d' oro in cui videro la luce tanti album che passeranno alla storia della musica estrema (Terminal spirit disease, Storm of the light bame, De Mysteriis Dom Sathanas, In the nightside eclipse, Tales from the thousand lakes, The Gallery, ecc.). Ancient God Of Evil rappresenta il punto più alto della discografia degli Unanimated, il loro lavoro più maturo sia da un punto di vista tecnico compositivo che espressivo. Riuscire a descrivere l'universo musicale di tale lavoro potrebbe risultare riduttivo o fuorviante: la base delle influenze si può far ricadere su gruppi come Venom e Bathory, ma gli aspetti in comune col panorama death/black metal melodico scandinavo si ritrovano nelle melodie e lo sviluppo di ogni brano. Il tutto è impreziosito da momenti onirici e passaggi evocativi di una forza notevole, sopratutto in alcune partiture tessute dalle chitarre e supportate alle volte da un leggerissimo synth (il finale di The Eye Of The Greyhound mette i brividi). Il tutto viene creato senza premere quasi mai troppo sull'accelleratore, frutto di un ragionamento freddo e di un approccio passionale: le emozioni arrivano prepotenti come fendenti, ma la loro forza risiede nel concetto, non nell'esecuzione musicale nè nell'esibizione della tecnica fine a sè stessa. C'è classe pura in ogni momento dell' album, senza cali di sorta o momenti poco convincenti. Una prova maiuscola e mai banale da parte di tutti gli elementi, che conferisce una rotondità piena, una cupa e sinistra armoniosità che difficilmente mi è capitato di sentire in altri prodotti. Gli Unanimated esprimono, talvolta grezzamente, un suono elegante e articolato in un momento storico in cui molto del panorama estremo è ancora non raffinato (e probabilmente non sempre per scelta) ed incompiuto, in cerca di una forma e di sostanza. Forma e sostanza invece sono pienamente nelle mani del quintetto svedese e lo si sente chiaramente in ogni pezzo: a cominciare dalla stupenda Life Demise, ouverture perfetta e forse il pezzo più grezzo e lineare di tutto l'album. Una melodia gelida accompagna l'ascoltatore verso lo sviluppo del brano in cui rabbia e primitività nascondono un pathos esplicato al meglio nel finale, oltre che dai riffs anche dal testo che recita testualmente:
Life demise - Released from living Cleansed from the pain - Reborn in the arms of the dark divine Life demise - I fade into eternity Darkest angel lead me on...
I testi rappresentano un altro elemento di spicco: claustrofobici, nichilisti, decadenti, esprimono il disagio di una generazione; una visione oscura, senza alcuna speranza, in cui tutti siamo soli, destinati a dissolverci e venire trascinati dai vortici dell'eternità (dopo questa frase è consentita una "toccatina"). The eyes of the greyhound, la seconda traccia, mette subito in chiaro agli ascoltatori che non mancano spunti e voglia di stupire, e fa immediatamente capire che la fucina di idee partorite dagli Unanimated è pronta a sorprendere e spiazzare chi invece si aspetta canzoni fotocopia per tutto l'album. La forza espressiva della trasognante e malinconica strumentale Mirelle, così diversa (seppur anch' essa lineare) dai brani strumentali che spesso servivano ai gruppi solo per fare numero nella tracklist, rapisce e coinvolge in appena 2 minuti e mezzo grazie ad un arpeggio semplice ed uno sviluppo corale da parte di tutti gli strumenti. La robustezza di Oceans Of Time, monumentale nel suo epilogo in dissolvenza e nella strutturazione del guitar work, è, come del resto in tutti i brani, privo di un attimo di pausa a livello di idee e di capacità di sviluppo; ogni singolo riff dura esattamente quanto è giusto che debba durare e le parti si susseguono sempre senza forzature nè stupide ripetizioni riempitive. Il vortice di The Depht Of A Black Sea nel finale ha la capacità di trasmettere all' ascoltatore il gelo e la calma implacabilità del mare. Una prova d' insieme maiuscola, ineccepibile in cui tutti i musicisti brillano per capacità tecniche e maturità a cominciare dal lavoro enorme di Peter Stjarnvind dietro le pelli, che contribuisce all'anima del prodotto grazie ad una interpretazione sempre ricca, originale e mai banale (i blast beat vengono usati pochissimo). Probabilmente i retaggi e le forme di ispirazione più disparate hanno permesso un songwriting così vario e personale: ascoltate il lavoro eseguito dalle chitarre di Mellberg e Bolin, e dal basso di Cabeza, sempre personale e impeccabile sotto ogni aspetto lo si voglia analizzare. Dai riffs più veloci a quelli cadenzati, dai solos ai fraseggi, dalle melodie alle dissonanze Ancient God Of Evil trasuda a tratti hard rock, heavy metal, thrash, e per certi versi rappresenta uno di quei prodotti che ha contribuito allo sviluppo di un certo tipo di suono. Ultima sottolineatura merita il cantato di Mike Jansson, capace di un'ispirazione rara e di una espressività completa, indubbiamente una delle migliori performance di sempre nel suo genere. Un album gigante su cui si siederanno tanti nani, riuscendo a vedere oltre i loro limiti; un album che non ha mai avuto il giusto ruolo e i veri riconoscimenti che gli spettavano (gli Unanimated si sciolsero l' anno dopo la pubblicazione di Ancient God Of Evil, per poi riunirsi alcuni anni fa), per tutto ciò che ha espresso e che riesce ancora oggi ad esprimere. Un album che, insieme a pochi altri, ha il privilegio di viaggiare attraverso gli oceani del tempo. Onore agli Unanimated, antichi Dei del male.
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VOTO LETTORI
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90.68 su 172 voti [
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@Enry, quello della Century Media? La comprai anni fa e suona benissimo |
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Sto seriamente pensando di prendere anche la versione remastered del 2020, più per collezionismo che per altro visto che già l\' originale suona bene. Il disco già commentato 14 anni fa, capolavoro era e capolavoro resta, dischi che non sentono il passare del tempo, anzi. |
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35
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Ascoltato per la primissima volta oggi, che dire, bellissimo, soprattutto per le atmosfere gotiche |
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34
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Album stupefacente! Tante soluzioni in ogni Brano, ma nessuna nota fine a se stessa.. A Me quando c'è del Tecnicismo esasperato, finito l'ascolto non mi rimane impresso molto.. Questo Lavoro invece è di una Efficacia musicale disarmante.. Chapeau! |
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33
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Una canzone più bella dell'altra, raramente si è visto un disco dove si ascoltano sempre volentieri tutti i brani senza salti. 95 |
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Tuttora, uno degli album più belli di tutti i tempi del suo genere. |
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Manca il precedente in the forest of the dreaming dead, capolavoro che si avvicina a questo, merita la rece. |
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30
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Uno degli album melodic death più belli di sempre, le prime 3 sono da pelle d'oca, peccato che non abbia avuto il successo che si meritava, per me 91 |
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29
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Veramente un disco molto bello. un misto tra Black/Death in chiave melodica. Volevo acquistarlo ma... costa più di 45€!!! |
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26
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Il mio disco Swedish Death preferito insieme a The Gallery,2 capolavori,2 100. |
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25
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Morlock...io e te andiamo d'accordo mi pare!!!discone spettacolare! |
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Capolavoro. Compratelo. Amen |
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Album fantastico. Forse in alcuni tratti un po' troppo melodico, ma pur sempre gradevolissimo. Che bei tempi quel death/black metal anni 90. |
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20
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Musica aristocratica, non vi e' alcun dubbio |
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ricordo come fosse ieri la lettura della rece sul metal shock dell'epoca e il successivo acquisto con gli amici...storia come scrive undercover..e semplicemente uno degli album più belli partoriti nella scandinavia di quei tempi...addirittura commovente in alcuni passaggi della sua malinconica bellezza |
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Ok, mi ritengo ignorante. Debbo procurarmelo. Ho radici nello swedish e voglio sentirlo... |
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C-a-p-o-l-a-v-o-r-o. L'unica nota dolente è che ormai questo genere è morto. |
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Prima di leggere questa recensione l'anno scorso, ignoravo totalmente gli Unanimated e Ancient God of Evil. A distanza di più di un anno non posso fare che ringraziare Metallized per avermi fatto scoprire questo capolavoro... |
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Life DEmise una delle più belle canzoni del genere |
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un classico; onore agli unanimated. punto. |
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Sono d'accordo con la recensione. |
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Veramente degli ottimi pezzi. |
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Uno disco, uno spettacolo. E quasi quasi me lo riascolto. |
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Disco epocale, semplicemente splendido!!! Voto 98!!! |
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Straordinario gruppo. Disco veramente ottimo, come anche gli altri due. |
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Disco tanto strepitoso quanto sottovalutato (o poco conosciuto)...90/100 |
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@ NagasH: grazie mille... |
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Un must, grande recensione! |
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Indiscutibilmente un capolavoro. Poi per me ha anche un valore affettivo, essendo uno dei primi dischi death che ho ascoltato\apprezzato... |
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Grande, grande album ! Sono d'accordissimo sul fatto che gli svedesi sono sempre stati sottovalutati, e questo album non ha mai avuto il giusto risalto. Bellissimo anche il booklet, con foto e immagini che di volta in volta richiamano i titoli delle canzoni. Per me ci sta un bel 90! |
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album spettacolare, davvero bello bello bello, cazzo! Voto: 88 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. Life Demise 02. Eye Of The Greyhound 03. Oceans Of Time 04. Dead Calm 05. Mireille 06. The Depths Of The Black Sea 07. Ruins 08. Dying Emotions Domain 09. Die Alone
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Line Up
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Micke Jansson - voce Jonas Mellberg - chitarra Johan "UFO" Bolin - chitarra Richard Cabeza - basso Peter Stjarnvind - batteria Jocke Westman - tastiera
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