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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Witchfynde - Give em Hell
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( 5300 letture )
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La scena musicale britannica ha da sempre partorito un nutrito plotone di band e generi più o meno meritevoli, partendo dall'hard rock e finendo con l'influenzare notevolmente anche l'universo heavy metal, che pone le proprie radici proprio sul suolo di Sua Maestà. Nonostante la corrente di rinascita comunemente conosciuta come NWOBHM, sorta all'alba degli eighties in risposta al filone punk, annoverasse al suo interno band dal sound più disparato, è oggi possibile individuare in essa degli act (o degli albums) che col metal hanno poche affinità, pur continuando a venir etichettate come tali. In tale ottica, Give 'em Hell, debut album dei Witchfynde, è un chiaro esempio di hardrock-sound che viene grossolanamente portato ad etichettatura fuori luogo, vuoi per l'epoca (1980), vuoi per la provenienza geografica e vuoi per le liriche di metallico ardore. Musicalmente parlando, infatti, si può parlare più di hard rock, molto melodico e dalle vocals orecchiabili, che di metal. Suoni molto classici vengono cuciti a guitar solos di calda fattura, generando un prodotto dal sapore decisamente a cavallo tra '70 e '80. Non è, dunque, quello che si suol dire disco moderno anche a decenni di distanza, considerato il suo flavour leggero, ordinato, e l'abbondanza di pezzi atmosferici e ritmiche soft, bensì un prodotto di difficile assimilazione, che lievita a rilento anche a causa di linee vocali poco avvincenti -manca un chorus memorabile- pur se bilanciate da un rifferrama solido. Prevale la malinconia, nei pezzi dal taglio rockeggiante e dalla struttura semplice e lineare di questo full length, una manciata di tracce nella quale è arduo trovare qualche passaggio che resti impresso. Scordatevi alte velocità o sezioni ritmiche potenti: l'eleganza e la melodia del rock settantiano la fa da padrona, con evidenti rimandi -se vogliamo- a band del calibro dei (primi) Black Sabbath, ovviamente con tutte le proporzioni del caso. Tra gli episodi più agili e catchy spiccano Ready To Roll, col suo refrain canticchiabile, la settantiana Gettin' Heavy, assai piacevole, o la valida titletrack, che alterna vocalmente strofe più aggressive ad un refrain enfatico. Meno coinvolgenti, invece, brani evocativi e rallentati come The Divine Victim, troppo pacata nelle linee vocali, o la solenne Unto The Ages Of The Ages, che perde punti a causa di una sezione centrale lenta e che, cercando di creare pathos, finisce col diluire la canzone, rendendola prolissa e noiosa. Va meglio col rock più dinamico di Pay Now Love Later, che chiude il platter dopo trenacinque minuti abbondanti di durata. Lla musica -valida, per carità- di certo ha poche affinità con quanto comunemente inteso come heavy metal: è piuttosto un'opera consigliata ai nostalgici degli anni settanta e del loro hard rock raffinato e gradevole, liftato da una melodia sottile, basilare ed immediata. Meno indicata, invece, a chi va alla ricerca delle reliquie nascoste della NWOBHM aspettandosi qualcosa di simile ai potenti Saxon o ai complessi Angelwitch (tanto per fare qualche nome alla rinfusa): la cosa migliore da fare, come sempre, è ascoltare il disco senza farsi guidare dalla rigidità delle etichette.
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7
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NWOBHM? No certo ma comunque album molto valido. Per me 75. |
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6
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Scoperti casualmente, sono andato a ricercarli qui su Metallized, per farmi un'opinione da abbinare al loro ascolto. Trovo questa recensione molto pertinente ed obbiettiva. Personalmente apprezzo molto questo genere di sound, ancora distante dalla potenza Heavy che si sarebbe ben presto scatenata. Il mio voto è 70. |
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5
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Condivido appieno la linea di pensiero del commento 4....Il voto dei lettori è a dire poco vergognoso.. Questo ò un album di culto che nel suo piccolo ha fatto la storia ( e non solo della NWOBHM ). |
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4
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31???? Dei lettori? Già è basso per me il 70 del recensore, qui si sente tutta la magnificenza della vecchia Inghilterra nwobhm altro che balle! Disco che ha fatto la storia del puro metal e se oggi c'è l ottima onda revivalistica del trad, l originale e' comunque sempre meglio. 90! |
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3
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Recuperato anche questo. Valido dai. Un 7,5 |
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2
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L'esame dell'album, sotto il punto di vista tecnico, è ineccepibile. Trovo un pò severo il giudizio, pur rispettandolo. A me questo Give 'em hell non dispiace, pur apprezzando molto di più Stagefright (quello che preferisco dei Witchfynde) e Cloack & Dagger (il più heavy da loro fatto), caratterizzato dalla nuova voce di Luther Beltz. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Ready To Roll 2. The Divine Victim 3. Leaving Nadir 4. Gettin' Heavy 5. Give 'em Hell 6. Unto The Ages Of The Ages 7. Pay Now Love Later
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Line Up
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Steve Bridges (Voce) Montalo (Chitarra) Andro Coulton (Basso) Gra Scoresby (Batteria)
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RECENSIONI |
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