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Unearth - Darkness In The Light
( 4548 letture )
Discreti, ma niente di più.

Se volessimo parlare di originalità nel metalcore dovremmo interrompere qualsiasi discorso sul nascere, bollare il gruppo che lo produce quale mera copia di tanti altri e rifilargli un voto mediocre o sufficiente a seconda della produzione che ne esce dalle casse. Di questo genere ormai si è detto tutto ed il suo contrario, compreso il fatto che i denigratori di tale singolare borsino azionario si segnalano in continuo aumento, le azioni continuano verso il ribasso e la bolla speculativa sta esplodendo da un paio di anni, ma mai definitivamente. Quanto si potesse esprimere in termini di stile è già manifesto negli album di riferimento, e quel che ne è seguito è un semplice rewind degli ultimi anni. La domanda da porsi è quindi la seguente. Gli Unearth, quantomeno, riescono a creare un disco valido oppure si limitano a riprodurre un compitino già scritto? Prima di rispondere è opportuno spendere poche parole per la band.

Gli Unearth vengono da Boston, U.S.A., e sono in ballo dal 1998. Tutt’altro che novellini, cavalcano le sonorità di cui si parla da molto, lo fanno con mestiere e da prima che tale stile tramutasse le note in moda a largo consumo. Di gavetta ne hanno fatta, e tanta. Ora, giunti al quinto disco -il quarto sotto Metal Blade- continuano per la propria strada, a dimostrazione del fatto che chi intraprende un percorso dagli inizi non deve per forza farlo per puro interesse materiale.

Nel nuovo Darkness In The Light, al di là del titolo un po’ troppo confezionato e banale, i contenuti ci sono. Non si tratterà di evoluzione, di scoperta o esplorazione del nuovo, ma il risultato si dimostra discreto. Forse lievemente più prevedibili rispetto al precedente The March, gli Unearth, per il resto, ripercorrono quanto già prodotto negli anni addietro. Il mix di hardcore, metal, ed in parte melodia, c’è sempre e a tratti suona anche bene. In alcuni casi, come nella canzone d’apertura (Watch It Burn), il connubio tra mosh, breaks e rabbia la fa da protagonista, in altri (Shadow In The Light, ad esempio) i richiami al metal/core più ruffiano vengono a galla. Sono queste le principali caratteristiche del disco -rabbia e melodia a seguire- quasi che i cinque di Boston abbiano dei rimorsi per suonare troppo duri e quindi tornino poco dopo sui propri passi per ammorbidire il sound. Che questo sia un modo di intendere uno stile o il tentativo per allargare il bacino di utenza, è questione che lasciamo al punto di vista di ciascuno. E’ opportuno concentrarci sul risultato, e questo è da ritenersi discreto. Come detto precedentemente, non ci sono cambiamenti particolari nel mood, quel che manca, in particolar modo rispetto a The March, sono quelle due o tre tracce nettamente superiori agli altri. Chiunque conosca gli Unearth avrà ben fissi in testa i giri di My Will Be Done, un pezzo del quale bastava un solo ascolto per non dimenticarlo. Nel nuovo album invece latita la canzone “forte”, e malgrado ci siano canzoni di buona fattura, l’assenza di un cambio di passo si fa sentire. Ecco che quindi si procede di continuo tra granitiche stoppate e repentine accelerazioni, tutte eseguite con perizia e ottima tecnica, ma fini più a se stesse che all’insieme. Si possono ascoltare chiaramente le doti di ognuno dei musicisti, così come è frequente l’apprezzamento per Trevor Phipps, adeguato tanto nelle urla quanto nelle sporadiche clean vocals. Il problema è che non si va al di là del prevedibile ben realizzato, la qual cosa potrebbe tramutare un prodotto nuovo in un disco stantio al terzo ascolto.

Concludendo, si può affermare con moderata convinzione che Darkness In The Light, tanto per la buona produzione quanto per la perizia tecnica degli Unearth, farà la felicità di chi apprezza ancora e molto il metal/core. Ad altri, me per primo, rimane il rimorso per le potenzialità inespresse dalla band con questo ritorno, soprattutto perché certe melodie ed alcuni refrain potevano pacificamente essere messi da parte al fine di dare maggior risalto all’animo hardcore della band. Un’indole che quando viene a galla fa aumentare in me il rimpianto per quel che si poteva fare e non è stato fatto.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
23.46 su 26 voti [ VOTA]
uatu
Venerdì 12 Settembre 2014, 16.08.48
6
Per me un'ottima band ed un buon disco, anche se inferiore ai precedenti album. Voto 75
Sonny
Lunedì 16 Dicembre 2013, 17.06.38
5
Stessa sensazione che mi provocano gli Ill Niño: hanno un feeling incredibile, tecnica da vendere, un'anima violenta e passionale ma sembra debbano per forza ROVINARE le canzoni con interventi esageratamente ruffiani e fuori contesto. Possono ma non vogliono, ecco! Rimpianto è la parola giusta...
Cuordipietra
Martedì 14 Febbraio 2012, 20.55.36
4
il vichingo
Martedì 14 Febbraio 2012, 20.52.07
3
Ha hahah grandissimo Cuordipietra mi sto sbellicando dalle risate!!
Cuordipietra
Martedì 14 Febbraio 2012, 20.49.40
2
@Conte: è come chiedere a una mosca di non posarsi sulla merda
conte mascetti
Giovedì 10 Novembre 2011, 0.37.07
1
sono tutti uguali questi dischi...ma porca troia un pò di fantasia...
INFORMAZIONI
2011
Metal Blade Records
Metal
Tracklist
01 Watch It Burn
02 Ruination Of The Lost
03 Shadows Of The Light
04 Eyes Of Black
05 Last Wish
06 Arise The War Cry
07 Equinox
08 Coming Of The Dark
09 The Fallen
10 Overcome
11 Disillusion
Line Up
Trevor Phipps – Vocals
Buz McGrath – Guitar
Ken Susi – Guitar
John “Slo” Maggard – Bass
Justin Foley – Drums
 
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