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The Hounds Of Hasselvander - The Ninth Hour
( 3840 letture )
La venuta del Re… Come recita una canzone estratta da The Ninth Hour.
A cinque anni di distanza dal precedente omonimo debut in solitaria sotto questo nuovo moniker, Re Joe Hasselvander è di nuovo fra noi.

Impossibile non conoscere il talentuoso artista: storiche le sue militanze come batterista nei Raven e nei Pentagram, con i quali ha scritto album storici e grazie ai quali è divenuto rispettato e idolatrato dal popolo metallico.
Un nuovo corso è in atto, un nuovo corso che ha visto anche un cambiamento nel nome della band, dal semplice Hasselvander al più recente ed articolato
The Hounds Of Hasselvander: un cambiamento che non stà certo a significare una variazione stilistica, ma solamente la nascita di una nuova ed eccitante era per l’artista americano. La seconda giovinezza è ovviamente ancora sotto il segno sabbattiano, già a partire dalla suggestiva copertina, venuta fuori quasi per caso, e che molto ricorda il debut album della band inglese.

A detta di Joe, The Ninth Hour è uno sguardo cupo sulla natura dell’uomo, dalla sua rovina alla sua redenzione. Una redenzione per cui il nostro farebbe carte false, visto il suo passato burrascoso fatto di eccessi e di poco equilibrio, ma che ora sembra aver imboccato la giusta via, anche grazie ad una ritrovata spiritualità che nel corso degli ultimi anni lo ha aiutato a superare i momenti difficili: dalle dipendenze, alla perdita della madre, sino ad un esorcismo legato alle streghe di Salem che lo ha letteralmente salvato, e di cui Joe parlerà dettagliatamente solo nella sua futura autobiografia.

The Ninth Hour è un disco bellissimo, scritto con una ritrovata passione, oscurissimo e scandito dalla voce ozziana del nostro. Parte lenta, pachidermica e minacciosa la titletrack: forse la traccia più oscura dell’intero lavoro, sicuramente la più lunga nei suoi oltre dodici minuti di avvincente doom settantiano e sabbattiano con tanto di pioggia iniziale, proseguendo lungo le ferite che ogni secondo sa lasciare sull’anima. La perfetta descrizione di una tragedia, della tragedia finale, di una catastrofe cosmica di proporzioni inimmaginabili e che porta Joe a porsi una domanda emblematica ancor più della fine dei tempi: cosa succederebbe se sapessimo che la nostra vita sta per finire? Saremmo più gentili e caritatevoli con il prossimo o continueremo nel nostro infallibile piano di auto-annientamento rimanendo avidi e cattivi?
La musica segue costantemente il testo e lo riversa in assoli epici e riffs maestosi, i quali piovono incessantemente e con drammatica eleganza.
L’ascolto prosegue con Heavier Than Thou, che mescola sapientemente heavy metal ed hard rock settantiano ed orrorifico; un buon pezzo, che però non riesce a raggiungere le vette della buia Suburban Witch, quest’ultima scandita da un ritornello demoniaco e da una sezione ritmica quadrata e possente.
La bellissima Restless Soul sembra uscita dal songbook dell’Ozzy Osbourne solista: una ballata doom sofferta, pregna delle tastiere suggestive di Paolo Negri dei Wicked Minds, (che accompagnerà Joe anche nel suo imminente tour), e di assoli quanto mai ispirati.
Don’t Look Around pigia ancora sul lato hard rock anni settanta: il pezzo è dinamico e coinvolgente quanto basta, e sono ancora le tastiere a rivestire un ruolo fondamentale, grazie a quel loro quid vintage tanto voluto dall’artista.
Il pezzo clou del lavoro però è svolto dall’ira di Salem, che come già scritto in precedenza tratta dei processi alle streghe e della storia che lega Joe a degli oggetti maledetti risalenti al 1692. Una storia agghiacciante e che ben si sposa con la musica che compone il brano: un manifesto doom dal retrogusto psichedelico che contiene gli assoli più belli del lavoro.
L’album si chiude con Coming Of The King, dove tutti gli elementi sin qui espressi sono presenti ed uniti con maestria senza aggiungere altra carne al fuoco, ma confidando in un songwriting vincente e che non ci farà mai storcere il naso lungo questo viaggio di Lovecraftiana memoria, tanto agghiacciante quanto attuale.

Le lancette si stanno per fermare, la nona ora è giunta: guardatevi dentro… Ma non voltatevi mai, potreste scoprire che le fiamme dell’inferno sono giunte fin qui per prendere anche voi…



VOTO RECENSORE
87
VOTO LETTORI
36.27 su 11 voti [ VOTA]
Mastro Titta Techno RMX
Sabato 16 Novembre 2019, 17.56.38
7
Disco molto bello, pieno di sonorità Pentagram! Non me lo sarei mai immaginato. La sola lunga title track e Restless Soul valgono l'acquisto. TOP Album.
witchcraft
Mercoledì 14 Marzo 2012, 13.28.33
6
@ bloody karma..conta che devi farcela per forza xche' ne sta'arrivando altra di roba terremotante..hihihihi
Bloody Karma
Mercoledì 14 Marzo 2012, 13.08.47
5
uff troppa robba emilià...non ce la posso fa a star dietro a tutto sto ben di dio...
Lizard
Mercoledì 14 Marzo 2012, 8.50.29
4
Grandissimo Hasselvander, un uomo che ha suonato con mezzo mondo, polistrumentista, autore, appassionato di musica ora come quarant'anni fa. Disco ottimo e complimenti alla Black Widow!!
Witchcraft
Martedì 13 Marzo 2012, 23.05.15
3
@ jimi the ghost....grazie dei complimenti jimi ..si si non sbagli sembra un Ozzy Osbourne imbottito di tranquillanti ;p la somiglianza è davvero notevole....
Jimi The Ghost
Martedì 13 Marzo 2012, 22.03.13
2
Witchcraft, come sempre se molto bravo! Ma dimmi una cosa: mi sembra molto la voce di Ozzy rallentata di qualche click??? Jimi.
Undercover
Martedì 13 Marzo 2012, 21.51.01
1
E' già mio
INFORMAZIONI
2012
Black Widow Records
Doom
Tracklist
1 - The Ninth Hour
2 - Heavier Than Thou
3 - Suburban Witch
4 - Restless Soul
5 - Don’t Look Around
6 - Salem
7 - Coming Of The King
Line Up
Joe Hasselvander (vocals, guitar)
Martin Swaney (bass)
Paolo Negri (keyboards)
Eric Cabana (drums)
 
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