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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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HateTyler - The Great Architect
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( 2764 letture )
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A.G.D.G.A.D.U.. No, non è una parolaccia e non è neppure il nome di una sperduta città di un paese esotico: si tratta dell’acronimo per Alla Gloria Del Grande Architetto Dell’Universo, la formula massonica per eccellenza che indica il rapporto fra l’uomo e l’Essere Supremo. Come mai questa breve disamina sulle concezioni deistiche dei fratelli muratori, mi chiederete? E’ semplice, quest’oggi ci occupiamo del debutto di una band nostrana, gli alessandrini Hate Tyler, che è intitolato proprio The Great Architect; non abbiate timore, né io né i ragazzi della band abbiamo alcuna intenzione di convertirvi al credo massonico, anzi la precisa volontà del gruppo è quella di “omaggiare” il Grande Architetto tramite quel che tutti noi apprezziamo di più: una quarantina di minuti di metal sparato a tutto volume.
I nomi che compongono questo progetto, del resto, fanno ben sperare: il chitarrista Marco Pastorino è difatti un nome celebre della scena metal italiana, dati i suoi impegni con band come Secret Sphere, Bejelit e The Ritual, ove gli fa compagnia anche il bassista Liuk J. Abbott; la proposta musicale degli Hate Tyler, tuttavia, si distanzia parecchio da quella dei gruppi succitati, incentrata significativamente sulla melodia. La band odierna, infatti, intende stabilire un ponte fra sonorità scandinave e statunitensi, dando vita ad un prodotto debitore tanto del groove metal quanto del metalcore e del progressive. Un po’ confusi? Non preoccupatevi, è normale. Del resto la musica, più che inquadrata in rigide categorie, andrebbe fondamentalmente ascoltata; è per questo che, senza perdere altro tempo, accendiamo le casse, prendiamo squadra e compasso (scherzo) e tuffiamoci in The Great Architect; L’inizio è affidato a Devil Park, che inizia con una serie di riff e di linee vocali melodiche per poi esplodere in una traccia di puro, classico metalcore. L’influenza dei Killswitch Engage è abbastanza palese, ma i nostri riescono a variare la mistura del brano in modo abbastanza intelligente da non risultare meri cloni e, soprattutto, da non annoiare. Già in questo esordio dell’album, però, troviamo quelle che a mio giudizio sono le pecche della band: la mancanza di un batterista ha difatti costretto il gruppo a ricorrere ad una drum machine, che di per sé oggi non rappresenta certo una novità, ma il sound eccessivamente plastificato della grancassa rischia di risultare sgradevole e copre un po’ le eccellenti chitarre; in secondo luogo, se la voce clean è molto piacevole, quella in scream nel complesso appare un po’ debole. Tale difetto si nota meno nella title-track, dal momento che le linee vocali più graffianti si mantengono comunque su una atmosfera generalmente melodica. Ancora una volta, poi, le chitarre compiono un lavoro ottimo, offrendoci stavolta anche qualche sporadico inserto prog, che non guasta mai. Stop Me è la traccia più groove ascoltata finora e renderà certamente felici i fan dei Devildrivere, fermo restando il fatto che l’ugola degli Hate Tyler non è comparabile a quella del corpulento Dez Fafara. Si torna al metalcore di stampo significativamente melodico con la successiva The Different, discreta seppure un po’ troppo derivativa, mentre Need To Hate You è senz’altro migliore in quanto gode di maggior varietà e, nuovamente, di una prova collettiva eccellente da parte dei musicisti. Un rapidissimo assolo di stampo progressive ci introduce alla bellissima Inferno, uno dei vertici dell’album, che mescola groove, progressive e un filo di melodic death nelle strofe. L’album si avvicina lentamente alla sua fine ed i nostri amici alessandrini decidono di virare ancora verso la melodia: prima ci regalano la bella Anything Else, poi virano su un mood un po’ più oscuro con Welcome To Tortuga e, infine, rispolverano i costumi da Maestri Venerabili con The Great Architect, che viceversa rispolvera l’aspetto più panteriano del loro sound.
Alfine, che giudizio diamo riguardo all’opera? E’ sufficientemente buona da compiacere il Grande Oriente e finanche il Grande Architetto stesso? C’è poco da eccepire riguardo i ragazzi degli Hate Tyler che, del resto, abbiamo già visto essere impegnati con band di una certa importanza per la nostra scena metal: le loro prestazioni sono assolutamente impeccabili ed a più riprese è in grado di sorprendere anche chi, fra voi, dovesse essere avvezzo al progressive metal. Inoltre, al di là di qualche momento di stanca, non c’è una traccia che possa dirsi davvero malriuscita. D’altro canto, i difetti del disco li abbiamo già evidenziati prima e non mutano una volta terminati i 39 minuti: la voce in scream non convince appieno, facendo purtroppo perdere mordente ad una parte importante delle tracce. In più, rispetto a prima, possiamo dire che la mescolanza di generi è allo stesso tempo il punto di forza ed il punto debole di The Great Architect: da un lato consente infatti di non annoiarsi mai e di mettere in vista le qualità compositive dei ragazzi, dall’altra rischia di confondere un po’ l’ascoltatore. Si tratta, in sostanza, di un prodotto con delle buonissime qualità, ma anche con alcuni difetti abbastanza rilevanti. Essendo l’esordio per il gruppo, comunque, possiamo essere più che fiduciosi per un futuro consolidamento dello stile e per una limatura di quelle caratteristiche negative che smorzano l’entusiasmo per questo lavoro. Ad maiora. Anzi, A.D.G.A.D.U.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Devil Park 2. Hate Tyler 3. Stop Me 4. The Different 5. Need To Hate You 6. Inferno 7. Anything Else 8. Welcome To Tortuga 9. The Great Architect
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Line Up
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Davide Grillo (Voce) Marco Pastorino (Chitarra) Federico Maraucci (Chitarra) Liuk J. Abbott (Basso)
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RECENSIONI |
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