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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Waylander - Reawakening Pride Once Lost
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( 1731 letture )
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Ci ritroviamo alla fine degli anni ’90 nel nord Europa, dove parallelamente alla nascita del concetto di viking metal (introdotto dai Bathory e poi assimilato da una lunga serie di band) iniziano a sentirsi le prime produzioni di stampo folk. Contrariamente a quanto si possa pensare il tutto avviene in territorio britannico e non in quello scandinavo, non a caso già da qualche anno gli Skyclad avevano introdotto un nuovo tipo di sonorità, e ben presto altri gruppi del posto abbracciarono questo particolare movimento. Basti pensare infatti ai primi dischi dei cugini irlandesi Primordial e Cruachan. Ma oggi resteremo nel Regno Unito, più precisamente nell’Irlanda del Nord, per parlare del primo disco dei Waylander, una tra le prime band ad introdurre elementi di matrice celtica.
Parlando della musica, questo Reawakening Pride Once Lost si presenta come un album dai connotati fortemente estremi, le influenze black e death sono presenti in enormi quantità, ma ciò che li differenzia da altri gruppi dello stesso genere è l’inserimento di sonorità celtiche e folkloristiche, le quali si ritagliano degli interi spezzoni all’interno dei brani e spesso si vanno ad unire con la componente metallica. Non mancano momenti in cui le chitarre macinano riff da perdifiato e allo stesso momento veniamo accompagnati da un dolce sottofondo di flauto (o se preferite, di tin whistle). Ci troviamo di fronte ad una proposta musicale sicuramente interessante ed innovativa che non presenta niente di tecnicamente sconvolgente, ma che è in grado di farsi apprezzare e soprattutto riesce a catturare l’ascoltatore in un attimo, basti pensare alle trame spensierate e cariche di folklore di alcune canzoni che potrebbero benissimo essere riposte in un dizionario dei sinonimi accanto alla voce “coinvolgente”.
Uscito sotto Century Media, Reawakening Pride Once Lost vanta una produzione adeguata e ben bilanciata per quanto riguarda i volumi tra gli strumenti. Batteria e percussioni scandiscono a dovere ogni ritmica e sono assolutamente comprensibili. I flauti quando agiscono assieme alla componente metallica non vengono né messi in secondo piano né si fondono con tutto il resto creando un indefinito minestrone sonoro. Infine Ciarán O'Hagan, storico frontman della band nord-irlandese, si esibisce in una prestazione vocale di assoluto livello tra screaming e growl, caricando i brani con la giusta atmosfera e determinazione.
Ad aprire le danze ci pensa una lenta introduzione acustica intitolata Sunrise, una vera e propria invocazione al Dio Sole. Il primo vero pezzo, ovvero Born To The Fight, presenta una melodia di tin whistle dall’aria indubbiamente catchy che ben si sposa con il riffing melodico e “grezzo” della chitarra. Il brano è giustamente breve, permettendo così all’ascoltatore di non ritrovarsi a sentire per troppo tempo lo stesso motivetto. La successiva With Veins Afire è uno dei cavalli di battaglia dei Waylander, le percussioni si uniscono molto bene con sonorità quasi thrasheggianti e decisamente poco folkloristiche. Queste ultime le troviamo esclusivamente nel ritornello, dove in concomitanza con l’aspra voce di Ciarán creano un risultato alquanto notevole. Emain Macha è un’altra canzone che ammiro particolarmente, sia per l’inizio molto serrato e veloce, sia per il dissonante assolo che si protrae per diversi minuti e che viene accompagnato da voci in pulito e screaming quasi sussurrati. A parte quest’ultimo punto che può piacere o meno, il riffing è indubbiamente ben eseguito e rinvigorito a dovere da doppia cassa e basso.
In this modern world of nightmares We all need our majestic dreams
Queste le uniche parole pronunciate in Gaelic Dawn, intermezzo “sognatore” (tanto per richiamare il testo) e completamente acustico che va a spezzare momentaneamente lo scorrere dei brani. Dimenticate le chitarre acustiche di pochi secondi fa e facciamo ritorno su ritmiche più sostenute grazie a Once Upon An Era, traccia senza infamia e senza lode che si rende apprezzabile all’ascolto senza impressionare particolarmente. Finalmente con A Hero’s Lament possiamo sentire un’introduzione acustico-celtica con voce in clean, una soluzione utilizzata ancora con il contagocce in Reawakening Pride Once Lost. A parte questo anche il resto del brano si struttura molto bene su un’ottima trama melodica e i sei minuti di durata non appaiono forzati e noiosi, rivelandosi una tra le composizioni meglio riuscite dell’intero disco. Nella successiva King of the Fairies i fiati ritornano a dominare la scena, creando sei minuti strumentali puramente evocativi e scacciapensieri. L’aria “ritualeggiante” che si respirava nel precedente pezzo viene immediatamente sostituita dall’aggressività di Keen of Knowledge, una traccia senza troppi compromessi che si rivela comunque in grado di saper mantenere un’ispirata vena armoniosa. La seguente Victory Feast richiama sonorità più festaiole senza contaminare eccessivamente una marcata base black metal. Il lungo finale è opera di Awakening, canzone catalogabile come gemella di King of the Fairies, fatta eccezione per qualche minuto dove flauti, chitarra acustica e tamburello vengono messi totalmente in disparte e sostituiti per l’ultima volta dalla componente elettrica.
Un ottimo debutto quello dei Waylander, un disco che propone spunti decisamente interessanti che verranno utilizzati parecchio (forse anche troppo) negli anni successivi. L’album non è sicuramente perfetto, a volte scorre con troppa facilità e contiene giusto un paio di filler, ma per il resto è un lavoro molto piacevole da sentire e per nulla difficile da assimilare. Consigliato.
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2
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ciao vichingo! i waylander non mi hanno mai fatto impazzire, questo disco però è molto carino. |
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1
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Oltre che a provare (molta) pena per quelle povere dieci persone che hanno votato 30 senza aver avuto il coraggio di scrivere un commento, devo dire che per il sottoscritto questo disco è un mezzo capolavoro. Le atmosfere di Reawakening Pride Once Lost sono mozzafiato, undici canzoni davvero coinvolgenti e senza nessun evidente calo qualitativo. Probabilmente uno dei picchi più alti di quel filone inquadrato come "celtic metal". Voto 82/100 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Sunrise 2. Born to the Fight 3. With Veins Afire 4. Emain Macha 5. Gaelic Dawn 6. Once Upon an Era 7. A Hero's Lament 8. King of the Fairies 9. Keen of Knowledge 10. Victory Feast 11. Awakening
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Line Up
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Ciarán O'Hagan: voce Dermot O’Hagan: chitarra Michael Procter: basso Máirtín Mac Cormaic: tin whistle, bodhrán, voce Den Ferran: batteria, bodhrán
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RECENSIONI |
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