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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Trioscapes - Separate Realities
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( 3657 letture )
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Avete mai pensato al jazz e al metal come ad un genere comune? Certo, tra i due c’è sempre stata una certa affinità di fondo (si vedano gli innumerevoli studi per batteria jazz che possono essere un’ottima base di partenza anche per un batterista metal), ma non al punto da far coincidere i due estremi in un’unica evidenza artistica. Quest’oggi ci dobbiamo ricredere e il merito è di tre “pazzi” musicisti, provenienti da mondi diversi tra loro, ma, a quanto pare, non poi così distanti. Partiamo da Dan Briggs, a noi più conosciuto in quanto bassista dei Between the Buried and Me, band del North Carolina dedita ad un metalcore assai variegato, che non disdegna infatti generi come il death metal o il progressive; a completare il comparto ritmico troviamo Matt Lynch, un batterista a me sconosciuto, ma che dimostra di sapere davvero bene il fatto suo. Trattandosi di un disco strumentale, non abbiamo a che fare con nessun cantante, ma credetemi quando dico che l’apporto del sassofonista e flautista Walter Fancourt è tutt’altro che superfluo.
Separate Realities è un disco che va analizzato a fondo, ma stando ben attenti a non perdersi nei suoi meandri interni. Le sei canzoni con cui abbiamo a che fare risiedono tutte a metà tra la libera espressione tipica della musica jazz e la follia del progressive metal, due elementi che non pensavo davvero potessero essere così felicemente accomunati. La partenza è subito in medias res con Blast Off, canzone che per via dei suoi ritmi elevati e l’imperversante follia dei musicisti non può far altro che rimanerci in testa per giorni, nonostante l’apparente difficoltà nel concepire un’andatura lineare o anche solo una parvenza di questa. Ma è solo l’inizio, e a ricordarcelo ci pensa la seguente Separate Realities, che oltrepassa gli undici minuti e ci lascia con un palmo di naso per l’elevato tasso tecnico evidenziato dal primo all’ultimo secondo di durata. Con un incipit simil-orientale, la canzone parte dopo circa un minuto e quaranta secondi, facendo balzare subito sugli scudi il drumworking efferato di Matt Lynch, che non sembra davvero voler essere soltanto una semplice base ritmica, quanto piuttosto un elemento di primaria importanza; il tutto mentre il polistrumentista Walter Fancourt ci sorprende con soluzioni sempre particolari e perfettamente incastrate nella solida trama musicale impartita dal basso del geniale Dan Briggs. Ha una partenza più rilassata Curse of the Ninth, pur risultando alla fine un altro pezzo incentrato sulle continue progressioni ed elaborazioni musicali di ogni tipo. Ottimi i botta e risposta di basso e batteria, che alternandosi creano un effetto quasi elettronico, senza perdere mai la loro musicalità. L’episodio che più di tutti mi ha lasciato stupito per la sua efficacia è Wazzlejazzlebof, che non deve essere ricordato solo per l’impronunciabilità del titolo, ma anche e soprattutto per le sue caratteristiche musicali: i ritmi tribali impartiti da batteria e percussioni di ogni tipo fanno un po’ da contraltare alle evoluzioni del sax, psichedeliche se sentite insieme al basso, ma più vicine al genere jazz se isolate. Il doppio pedale non viene risparmiato neppure in questo pezzo e mai come in questo specifico caso è possibile parlare di progressioni impazzite e apparentemente senza senso; ma, se ascoltate con attenzione, ecco che una parvenza di logica verrà fuori, pur se con difficoltà. Una canzone di sette minuti e mezzo che pare durarne almeno quindici per le molteplici soluzioni presenti al suo interno. Celestial Terrestrial Commuters è un’ennesima esaltazione dell’immensa bravura dei tre e della loro strana, molto strana, ma altrettanto apprezzabile e geniale concezione del far musica. La stessa cosa vale per l’ultimo pezzo, Gemini’s Descent,capace di rendere ancora più interessante l’atmosfera già strana del disco. Ma è impossibile andare più a fondo nell’analisi dei contenuti, parlarne sarebbe riduttivo e la trasposizione a parole della loro pazza creazione artistica non rispecchierebbe mai bene la realtà delle cose.
Insomma, l’avrete capito, Separate Realities non è un disco di facile comprensione. Non lasciatevi ingannare dai pochi brani presenti, perché ascoltarli richiederà un livello di attenzione del tutto superiore alla media. Soltanto un ascolto ripetuto nel tempo potrà farvi capire meglio con cosa abbiamo a che fare, nella speranza che il progetto dei Trioscapes non sia soltanto un’idea momentanea, ma che possa regalarci altre perle di questo tipo in futuro. Sorprendente.
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3
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Meraviglia delle meraviglie. Consiglio Nova Collective con membri di Trioscapes,Between the buried and me e Haken Voto a questo disco?85 pienissimo |
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2
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Che meravigliosa scoperta, sono davvero fantastici! |
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1
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Per ora ho ascoltato soltanto la titletrack, ma mi sembra un lavoro con fiocchi e controfiocchi. Ottimo il lavoro del batterista. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Blast Off 2. Separate Realities 3. Curse of the Ninth 4. Wazzlejazzlebof 5. Celestial Terrestrial Commuters 6. Gemini’s Descent
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Line Up
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Walter Fancourt (Sassofono, Flauto) Dan Briggs (Basso) Matt Lynch (Batteria)
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RECENSIONI |
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