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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Broken Glazz - Withdraw From Reality
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( 3986 letture )
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C’è stato un momento, nei primi anni Novanta, in cui la scena metal italiana sembrava davvero giunta alla maturazione definitiva, quella che prelude al grande botto. Dopo gli anni eroici dei pionieri anni 80, ancora in realtà tutti da riscoprire e valorizzare, numerosi gruppi di livello cominciavano a muovere i primi passi, quasi tutti in possesso di un livello tecnico decisamente superiore ai gloriosi predecessori e con idee maggiormente orientate e pronte all’avventura professionale. Al tempo stesso, finalmente anche le riviste specializzate cominciavano a dare loro spazio, con la giusta enfasi, senza esagerare in trionfalismi patriottici, ma perdendo al tempo stesso quell’aspetto settario, quasi “carbonaro” che accompagnava ogni uscita italiana e dava quasi l’impressione di avere a che fare comunque con prodotto di serie B, che veniva esaltato e difeso come si fa quando non si vuole infierire nei confronti di un qualcuno che palesemente non ha i mezzi né le capacità. Etichette specializzate e finalmente dotate di occhio da talent scout e con un minimo di disponibilità economica e voglia di osare venivano create ed è così che alcuni dei più brillanti capolavori prodotti dalla scena italica videro la luce: in ambito thrash, è inevitabile dirlo, la band di confronto furono da subito gli Extrema col loro folgorante debutto Tension at the Seams, ma non inferiori a loro, troviamo due ottime band quali In.Si.Dia ed i qui presenti Broken Glazz, che arrivarono in realtà anche prima alla pubblicazione dei loro full length ufficiali. La storia dei torinesi inizia nel 1989, quando Andry Verga (batteria), Pier Querio (basso) ed Ivan Appino (chitarra e voce), fondano la band con il monicker Broken Glass assieme al cantante e chitarrista di origini canadesi James Wynne. Il primo passo è la vittoria al Festival degli Sconosciuti, patrocinato da Teddy Reno (?), che portò alla pubblicazione del demo Broken Glass del 1990, il quale a sua volta valse loro il prezioso ed ambito contratto con la gloriosa Dracma Records, all’epoca all’auge del proprio periodo d’oro grazie alle fortunate compilations Nightpieces. L’uscita del primo album Divine mostra una band già orientata verso un techno-thrash estremamente variegato e complesso, sicuramente non di immediata fruizione, che ne sancisce immediatamente l’ottimo livello compositivo e tecnico, ancorché forse il songwriting fosse ancora acerbo e leggermente involuto. Il monicker diventa quello definitivo e la band inizia a girare l’Italia, pronta per il balzo e la consacrazione. Purtroppo, l’elemento forse più in vista del gruppo, il cantante/solista James Wynne, abbandona proprio in quel periodo ed il gruppo è costretto a rimpiazzarlo velocemente: è così che Ivan Appino si prende carico delle linee vocali ed il posto di chitarrista solista viene rilevato dal giovanissimo Luca Balducci.
Withdraw From Reality viene pubblicato di lì a poco ed il gruppo, nonostante la grave defezione, centra decisamente il colpo. Se da un lato la componente power (inteso in senso di power/thrash) si fa più forte, proponendo dei tempi quasi mai forsennati, ma sempre invece piuttosto ragionati e stratificati, da un altro è innegabile che le strutture delle canzoni si facciano leggermente più snelle e catchy, rivelando al contempo una crescita tecnica esponenziale che vede nel nuovo entrato Balducci un elemento di livello decisamente alto. Ma sono tutti i membri del gruppo, in particolare una strepitosa sezione ritmica, a dimostrare una maturazione decisa. Forse l’unico vero appunto si può fare proprio alla tecnica vocale di Ivan Appino, decisamente migliorabile, ma sapendo come le cose fossero maturate, non si può comunque non riconoscere al chitarrista una grande dose di forza e coraggio, ed il risultato finale non può davvero ritenersi malvagio, seppure non eccelso. Il punto di riferimento evidente, sia nel concetto stesso della musica che nel modo di suonare della band, sono i Megadeth di Dave Mustaine (basti sentire il recitativo iniziale di A Foot in the Grave) e gli Annihilator di Jeff Waters, seppure i ragazzi della band non abbiano mai nascosto il loro amore anche per altre band, tra le quali citerei almeno i Metallica. E' evidente che le strutture nervose ed articolate, che spesso si aprono ad assoli tecnicissimi ed inaspettati, l’enorme numero di riff e soluzioni ritmiche proposte, e perfino l’acida interpretazione di Appino, rimandano ai due nomi suddetti. Eppure, il modo di declinare una così evidente influenza è comunque molto personale e, tutto sommato, non è poi così difficile riconoscere ai Broken Glazz di possedere una loro precisa identità ed “un’impronta” propria e riconoscibile. Come detto, i tempi medi delle canzoni raramente si concedono a fughe serrate e velocità folli, anzi, la predilezione per mid tempos rocciosi e dinamici al tempo stesso, incentrati sullo splendido lavoro delle due chitarre, quanto sulla fantasiosa sezione ritmica nella quale si registrano anche le pulsioni funky di Pier Querio, fanno dei brani qui contenuti un esempio davvero interessante di techno-thrash, erede della tradizione statunitense, impressa nel D.N.A. stesso del gruppo, eppure al tempo stesso dotato di una sua specificità irriducibile. Brani come l’opener Lady War si piazzano subito in testa, pur rivelando una complessità ed una caratura tecnica decisamente elevati, ed altrettanto fanno le dirompenti A Foot in the Grave, dotata di un continuo alternarsi di chiaroscuri e la riuscitissima The Legion, che chiude la prima parte dell’album, assieme alla più diretta 7.7.2 costruita su una linea melodica accattivante e memorizzabile, quanto su riff variegati e stordenti che ritroveremo in tutto il disco; Colours in Grey gioca sia la carta del ritornello vincente che quella della complessità di forma, con ottimi risultati. Le rasoiate dell’iper-complessa Starry Sky sono ancora una volta portatrici di questa visione che unisce ritornelli e linee melodiche tutto sommato piuttosto accattivanti, a strutture e partiture strumentali decisamente toste e tecnicamente stordenti. Altrettanto vale per la bella Still Life e per la potente I’ve Betrayed My Soul, nella quale Pier Querio offre una grandissima prestazione al basso, con tanto di partiture in slap, che anticipano di fatto il lavoro di Mattia Bigi proprio nel debut degli Extrema. Chiude la divertente cover di I Love It Loud dei Kiss, forse inaspettata e decisamente più easy e scanzonata di tutto il resto dell’album, caratterizzato invece da un’atmosfera piuttosto dura e scura, come testimoniato anche dalla clamorosa Neverworld che si apre con una chitarra classica per poi dare vita ad un'evoluzione spettacolosa e, soprattutto, Empty.
Siamo insomma di fronte ad un platter di indubbio valore, in niente inferiore a quanto si ascoltava anche all’estero nello stesso periodo, anche grazie ad una produzione di buon livello, che mette decisamente in mostra la sezione ritmica ed in particolare la batteria dell'ottimo Andry Verga. Le qualità tecniche e compositive della band raggiungono qui la loro esaltazione massima, andando ad integrarsi in un album decisamente godibile a livello di ascolto, che appare anche quasi “facile” di primo impatto, per rivelare poi in realtà una complessità ed una stratificazione davvero elevate. Purtroppo, le cose all’interno del gruppo non vanno come dovrebbero e nonostante una rovente partecipazione al riuscitissimo Italian Monsters of Rock del 1993, l’unità d’intenti che aveva unito il nucleo fino a quel punto viene meno poco dopo la realizzazione del mini Solitude e, nel 1994, nonostante le canzoni per il nuovo album siano di fatto pronte, per i Broken Glazz la corsa purtroppo finisce.
Come detto in apertura, c’è stato un momento in cui davvero l’intera scena italiana sembrava finalmente riuscita a scrollarsi di dosso quegli aspetti “amatoriali” che ne avevano caratterizzato gli esordi ma, di fatto, molte delle speranze nate all’epoca furono in realtà frustrate dagli eventi successivi, tra i quali proprio il fallimento della Contempo Records e la chiusura della Dracma che tanto avevano contribuito in quegli anni al lancio di band di valore che avrebbero meritato la consacrazione definitiva almeno in patria. Per i Broken Glazz il rimpianto è tuttora grandissimo, visto il potenziale e la crescita enorme messi in mostra fino a quel momento. Non resta che tornare a rispolverare questo Withdraw From Reality con cura e passione, dato il suo valore indubbio e sperare che band di altrettanto spessore riescano presto ad emergere, potendo contare stavolta sul supporto di tutti gli appassionati e non solo di un manipolo di “avventurieri”.
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15
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Frankiss #9 c\'ero anch\'io a quel mitico concerto. Su i love it loud venne giù di tutto... )) |
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Veramente bello! Mi ricordo ancora che li scoprì per caso tipo nel 2008 o nel 2009... impossibile trovare a prezzi umani una copia della prima stampa su CD... praticamente me li fece ascoltare un amico più grande di me che se l'era comprato anni prima e quasi non ci credevo che fossero Italiani. Quando poi anni dopo venne ristampato ne fui molto felice.
Secondo me a mani bassi uno dei migliori dischi Metal prodotti in Italia, in un momento in cui negli Stati Uniti i Megadeth e i Metallica sfornavano ancora delle hit.
Non me ne vogliano gli anni 80 Italici e quelli che al tempo avevano 20 anni o meno, ma la qualità di questo album (e di quello precedente) più un diversi altri dischi nostrani Thrash, Power etc usciti tra il 91 e il 99 mi fa sempre di più pensare che l'Italia con il Metal ha cominciato proprio in quella decade a fare sul serio e a meritarsi il rispetto degli appassionati anche all'estero.
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13
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A proposito di gruppi thrash italiani, eccone uno dal potenziale enorme che purtroppo non ha mai ottenuto niente. Eppure questo disco è stupendo, uno dei migliori del genere uscito in anni in cui il genere andava sempre più verso una direzione commerciale, e qui invece il thrash tecnico del gruppo è di un livello superiore. Contiene tra l'altro uno dei miei pezzi 0referiti di sempre, ossia 7.7.2.!!
Dispiace che si siano sciolti dopo quel ep assolutamente fantastico di Solitude, la cui titletrack dimostra dove il gruppo poteva arrivare e quella perla di Game over, da brividi. A memoria li vidi pure un paio di volte dal vivo, sempre brillanti. Un vero peccato. E poi corriamo dietro ai gruppi esteri.... |
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12
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Grandissimi...ho i vinili originali sia di withdraw che didivine.. da avere. la storia del thrash in Italia. ottime persone e alcuni di loro anche amici per me. Luca suono' su u npezzo del mio prino Ep... mitici |
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11
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Frankiss@!!! C'eri anche tu allora! Cazzo che mazzata di concerto e loro spaccarono veramente! Un peccato che una band simile (come del resto sempre accade in Italia) sia stata condannata all'oblio... addirittura lessi che uno di loro ad un certo punto si era messo in un gruppo cover dei MUSE! so che si riformarono brevemente nel 2008 x un concerto... |
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10
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... questi ci sapevano fare ... anch'io ho la MC acquistata ad un loro concerto al Tempo Rock di Gualtieri (RE) nel 92 ... Stessa location per gli Extrema qualche settimana dopo e tra il pubblico vidi Appino ... ci soffermammo a chiaccherare e ricordo che l'argomento cadde sul "tipo" di futuro per questa musica nel nostro bel paese del piffero ... mah. Personalmente i megadeth hanno di certo lasciato il segno su questa produzione, soprattutto nell'approccio vocale a livello immediato, ma cavolo se suonavano ... e dal vivo ancora meglio ... peccato che l'italia sia SEMPRE il posto sbagliato quando, anche solo per la legge dei grandi numeri, il momento può essere quello giusto. |
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9
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...e in sede live spaccavano di brutto....mitico il loro concerto di spalla ai Manowar a Milano..tempi pazzeschi... |
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Per i miei personalissimi gusti, senza nulla togliere alle band fondamentali della scena italica (soprattutto estrema), i Broken Glazz son stati il miglior combo thrash dello stivale... grande Saverio, ieri mi hai fatto venir voglia di ritirarlo fuori, lo sto ascoltando in macchina, fantastico!!! P.S. ho il vinile, e l'edizione ristampata dalla P18R l'anno scorso, che se non ricordo male è senza la cover dei Kiss, con l'Ep "Solitude" del 1994 ed un live del 2008 in cui hanno fatto reunion per la festa della Dracma Records... |
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7
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Ho il cd, acquistato nell'anno d'uscita...Ottima band, pura dimostrazione che l'Italia aveva davvero tanto da dire in ambito Thrash...Nuclear Simphony, Alligator, Schizo, Broken Glazz, Braindamage...Cazzo se l'Italia spaccava, non adesso che esportiamo cagate pop...Soltanto nell'underground si possono trovare gli eredi di queste grandi band... |
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6
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Uh, questi non li avevo mai sentiti. Rimedierò. |
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A chi lo dici! questo album ho avuto la buona idea di comprarlo quando usci' e comservo gelosamente la fedele MC che ha ormai vent'anni... Quando lo riascoltavo per la recensione avevo una paura fottuta che si rompesse  |
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4
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Saverio io li comprerei tutti è il portafoglio che mi guarda con occhi tristi e mi dice: ndo vai? |
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3
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Finalmente ho trovato un disco che non sai a memoria beh, se ti capita prendilo, secondo me vale la pena. Tra l'altro credo sia stato anche ristampato di recente, fortunatamente. |
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2
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Ascoltato solo due volte eoni fa, non ne ricordo praticamente nulla, chissà magari un giorno lo trovo in giro e lo prendo di botto. |
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1
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Ottimo album davvero...! E chi può ($$$), recuperi anche "Divine"! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Lady War 2. 7.7.2 3. A Foot in the Grave 4. Colours In Grey 5. The Legion 6. Starry Sky 7. Neverworld 8. Still Life 9. Empty 10. I’ve Betrayed My Soul 11. I Love It Loud
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Line Up
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Ivan Appino (Voce, Chitarra) Luca Balducci (Chitarra) Pier Querio (Basso) Andry Verga (Batteria)
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