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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 7469 letture )
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Avevamo accennato a quell'appena nata scena soprannominata "cascadian" tralasciando però (mannaggia-a-me!!!) i Panopticon. Nonostante il gruppo non faceva -e non fa- parte geograficamente di quella zona che diede il nome al genere, vi appartiene in modo stilistico, concettuale e spirituale (il tipo di black metal proposto, il rispetto e la coesione con la natura, un deciso impegno politico al fianco dei centri sociali...). "Spirituale" la parola esatta che si può affibbiare a Kentucky, quarto album attivo per questo progetto, senza contare i vari split rilasciati a costellazione attorno ai full lenght. A. Lundr, mente solitaria dietro a questo progetto musicale e instancabile compositore, decide di dare sfogo completo a tutta la sua rabbia; le urla e lo sconforto che trasudano da questo album son ben lontani da quello stereotipato risentimento che si ha verso la cristianità o la religione; non si parla più attraverso simbologie e geroglifici alchemici, ma l'effetto comunicativo è forte e diretto al pari di quello dei megafoni nella piazza; non si esalta più la misantropia, anzi, Kentucky è un vero e puro messaggio per la collettività, una specie di manifesto di presa di coscienza. Ma noi, che lo vediamo perfino dall'altra parte dell'oceano, possiamo fruirne solo passivamente, prendendone visione (o meglio, ascolto) come se fosse un documentario.
Il concept che si muove dietro a questo full-lenght è il malefico e oscuro oggetto del desiderio che ormai equivale universalmente ogni volta che si sente pronunciare la parola "Kentucky": il carbone. Le miniere di carbone, la tirannia delle compagnie carbonifere (gli Stati Uniti possiedono il più grande giacimento di carbone del mondo), la bellezza e la cattività rurale di certe zone contrapposte alle precarissime condizioni di lavoro che erano in (ab)uso durante la depressione degli anni '30 ma non solo: la denuncia sociale si sposta fino ai giorni nostri perché le campagne politiche del 2011 di quello stato, sia repubblicane che democratiche, non hanno proposto un programma di miglioramento per quanto riguarda le miniere di carbone (il 51% dell'energia degli USA proviene dal carbone), escludendo qualsiasi forma di energia alternativa. Eccolo quel lato "sociale" che contraddistingue il cascadian black metal.
A. Lundr, inoltre, decide di attingere a piene mani dalla tradizione di musica folkloristica della propria regione: il bluegrass, quelle schitarrate ballabili a metà strada fra il country e il blues che cantano da sempre le sofferenze quotidiane mascherandole in momenti gioiosi; poi il blues, il folk, i canti popolari... Ad un primo ascolto, Kentucky può stordire non poco l'ascoltatore; l'idea di far coesistere generi di musica così diversi (il bianco, misantropico e per certi versi "W.A.S.P.iano" black metal e il nero blues fonte d'aggregazione; classe dirigente e classe operaia...) può far storcere il naso prima ancora di mettere il CD nel lettore, e anche una volta preparati mentalmente a dovere, l'effetto lascia a dir poco attoniti. Ma il progetto Panopticon riesce in un modo del tutto unico e incredibile a passare dall'agrodolce ballata Barnheim Forest in Spring alla ferale e drammatica Bodies Under the Falls. Nel giro di qualche minuto i banjo, le chitarre e i violini tracciano le melodie folkloristiche del Midwest per poi cambiare radicalmente nella furia del black metal più primitivo e primordiale. Assoli di chitarra e fraseggi di flauti non resistono alla potentissima onda dei blast-beat e delle urla di A. Lundr. Sono chiamati a testimoniare tutti i membri che compongono questo genere di musica così campanilista e allo stesso tempo così universale: Wolves in the Throne Room, Windir, Burzum, Agalloch da un lato, ma anche Locrian, Horseback e Godspeed You Black Emperor!; una massiccia componente crust in stile Antisect e Amebix e, come ho già detto, la tradizione folkloristica locale che conierà questo unico esempio di "blackgrass". Se le caratteristiche della musica degli Horseback (forse il progetto più simile, per quanto distante, al capolavoro panoptico) erano particolari ma in perfetta coesistenza fra loro - grazie alla somiglianza stilistico-concettuale fra il bluegrass, lo stoner e i sapori southern-rock - nel mondo di Kentucky questi effetti sono amplificati al massimo, sono spinti verso il parossismo ma, per fortuna, non arrivano oltre il baratro. Le tracce più lunghe e disperate sono cariche della tradizione "depressive", ma attingono anche da quel panorama del contemporaneo post-black metal dove gli strati sonori si accavallano l'uno sull'altro creando quelle meravigliose e complesse trame compositive che smuovono continuamente sentimenti e passioni. La disperazione di Black Soot Red Blood è uno dei fulcri della denuncia degli effetti del particolato carbonioso; le sole chitarre acustiche, le quali accompagnano sample di film, riescono a diventare cariche di pathos e a creare la vera dimensione "depressive" così lontana (stilisticamente) ma così vicina al black metal. Le chitarre prendono poi corpo con l'overdrive, diventando sempre più zanzarose e terribili, fino a creare una melanconica e godspeediana dimensione onirica (da pelle d'oca il finale con il popolo che urla "shame! shame!"). Harlan County USA è il documentario del 1976 girato da Barbara Kopple dal quale sono stati presi diversi sample e registrazioni che condiscono e arricchiscono qua e la l'album. Ma questa non è l'unica citazione che A.Lundr vuole inserire nel suo manifesto. Due cover in pienissimo stile bluegrass si piazzano alle costole del disco alternandosi ai brani black metal. All ye Coal Miners è un brano del 1937 scritto da Sarah Organ Gunning, simbolo delle rivolte del Midwest, la quale lottò contro gli imprenditori delle compagnie carbonifere accusandoli di aver fatto morire suo marito di antracosi e poi il suo figlioletto di fame. Which Side are you On?, invece, è una canzone popolare di resistenza. I lavoratori della Contea di Harlan, nel 1931 furono attaccati e ci furono scontri fra i minatori indipendenti e quelli delle compagnie carbonifere. Come nelle più belle tradizioni popolari ancora una volta la canzone si fa donna; la scrittrice e cantante originaria è Sam Reece moglie del capo di un'unione indipendentista che ha trovato la salvezza rifugiandosi all'interno delle montagne del Kentucky. L'odio verso i tiranni emerge ancora una volta in Killing the Giants as they Sleep; Panopticon usa assoli e tapping per creare l'arma del delitto mentre la batteria sempre più serrata e, vicina al mondo hardcore, prepara il terreno per l'attacco. Gli stupendi fraseggi lasciano spazio alle atmosfere rarefatte dei synth e, quando la calma aleggia sull'album, tutto si rialza improvvisamente per sferzare il colpo finale. Black Waters è una pastorale di cori e chitarre completamente filtrata e spogliata dei toni medio-bassi e sembra provenire da quel Lift Your Skinny Fists Like Antennas To Heaven che fece la fortuna dei GSYBE!. La conclusiva traccia omonima fa da pendant all'intro e chiude questa carrellata sulle campagne e sui monti del Kentucky. Il suono del bluegrass accompagna il fruitore coi profumi degli Appalachi, ricordando ancora una volta la bellezza di quella terra e facendo riflettere su come questa porzione di natura selvaggia sia infetta e traforata dal cancro mortale del sistema capitalistico che viscido corre nel sottosuolo lontano dalla luce del sole.
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Finito di ascoltare poco fa.. Ho conosciuto questo Progetto mesi addietro.. Su consiglio di Black Me Out avevo sentito The Scars of.. che mi aveva fatto una bella impressione ma poi non avevo approfondito perché stavo ascoltando diversi Gruppi che si rifacevano più o meno alle sonorità Funeral, Cascadian e simili.. Per avere una panoramica.. Kentucky non può lasciare indifferenti grazie all'intreccio fra sfuriate estreme accompagnate dalle urla disperate del Cantante e le parti Folk che ingentiliscono le composizioni.. Questo Progetto può entusiasmare o spiazzare, ma sicuramente lascia il segno nell'Ascoltatore... |
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...Questo non l'ho mai ascoltato molto.....ma l'ultimo road to the north e' davvero bellissimo.....uno dei migliori che me sia capitato di ascoltare negli ultimi tempi. |
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Speriamo che sia come quel Panopticon degli Isis :O |
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@Bloody Karma: si si, li conosco bene gli Alda. Bellissimi entrambi gli album. |
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Che progetto magnifico Panopticon! |
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@moro: prova a dare una ascoltata a "Tahoma" degli Alda...riprende alla grande le sonorità dei primi Wolves In The Throne Of Room... |
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Questo voglio proprio sentirlo. |
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@vichingo: io ero uno di quelli che, 4-5 anni fa, sosteneva che l'America non avrebbe mai ereditato un pezzo di palma di blackmetal. Ora posso dire quasi certamente che alcuni degli esempi migliori vengono proprio da li. |
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La penso esattamente come il recensore. Album più che buono che anch'io, come Bloody Karma, ho aggiunto alla lista degli acquisti, sperando di trovarlo il più presto possibile. Un'altra perla che, ancora una volta, smentisce coloro i quali affermano che in America non vi è nulla di interessante in ambito black. |
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2
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disco che ho puntato da tempo e che aspetto di prendere alla prima occasione...son contento che ad Andrea sia piaciuto molto... |
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Molto bellino questo, si sente proprio l'influenza bluegrass tipica di quelle zone. In effetti poi ci può stare un paragone con i GYBE in Black Waters. Concordo anche sul voto  |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bernheim Forest in Spring 2. Bodies Under the Falls 3. Come All Ye Coal Miners 4. Black Soot and Red Blood 5. Which Side Are You On? 6. Killing the Giants as They Sleep 7. Black Waters 8. Kentucky
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Line Up
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Austin "A.Lundr" L. Lunn: voce, tutti gli strumenti
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RECENSIONI |
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