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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 4284 letture )
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«It is not the strongest of the species that survives, nor the most intelligent, but rather the one most adaptable to change» (attribuita erroneamente a Charles Darwin)
«Only the strong shall live» (Thor, Only the Strong)
Alla base dei Thor, uno dei gruppi più pacchiani che la storia del metal ricordi, sta il canadese John Mikl, culturista pluripremiato Mr. Canada, Mr. Teenage USA e Mr. Nordamerica: per gli amici, Thor. Uscito dall'ambiente ginnico, ha la brillante idea di traslare l'esperienza atletica sul palcoscenico, improvvisandosi cantante ed inaugurando ancora a metà anni 70 il suo omonimo progetto solista. Sorvolando sull'aspetto musicale delle origini -accozzaglia di glam rock alla T-Rex con sprazzi di metal, di kitcsh e di low-tempo alla Iggy Pop solista- l'He-Man dell'hard'n'heavy si guadagna la pagnotta con la sua presenza scenica da guinness dei primati, a base di borse dell'acqua calda fatte esplodere con la pressione pneumatica dei suoi lobi polmonari, spranghe di ferro piegate a mani nude o coi denti e blocchi fatti spaccare a martellate sopra il suo petto. Già nel 1978, mentre dà alle stampe il suo orrendo esordio Keep the Dogs Away, il velsungo Thor mostra una certa lungimiranza nei costumi e nell'attitudine da Conan il Barbaro, che pochi anni più tardi la combriccola di DeMaio farà propri: spade, martelli, villosi e massicci pettorali, calzature alla Obelix.
Dopo esser sparito per un po' dalla scena musicale, Thor si rifà vivo nei primi anni Ottanta con l'EP Unchained, seguito un anno più tardi dal full length Only the Strong. Raffigurando in modo “epico” la carriera musicale del nostro culturista con la metafora della passeggiata in montagna, Only the Strong rappresenta il crinale del rilievo, il culmine di un percorso artistico che presto (ed inevitabilmente, essendo così “estremo”) sarebbe diventato anacronistico e caricaturale. Ma rimanendo al 1985, che già come anno dà l'idea del bel mezzo del cammin, la parabola di Thor è assolutamente giunta al suo vertice: dopo aver fortunatamente rifuggito la tentazione orripilante di emulare Lou Reed con canzoni della schiatta di Catch a Tiger, approda in terreno heavy metal. Nonostante l'origine canadese della band, si riverbera molto l'influenza albionica della NWOBHM, palpabile già dai primi riff di Only the Strong, una versione dei Grim Reaper di Fear No Evil senza la spettacolare voce di Grimmett -con, piuttosto, un possente gracchio alla David Potter dei Cloven Hoof. La title-track è il manifesto della “filosofia” evoluzionistica di Thor, così come il breve e distopico intro decantatorio 2045, dal retrogusto americaneggiante. Ma non c'è solo il martellante Thor nel luminoso Valhalla: in primis emerge l'axeman Steve Price, che infarcisce di armonici i corposi riff e mostra qualche affinità col ben più virtuosistico Jake E. Lee… Pazienza se il giro portante della ottima Let the Blood Run Red ha le medesime note delle strofe di Killing Yourself to Live dei Sabbath e se la possente Ride of the Chariots, nonostante nei cori faccia invocazioni «in the name of Valhalla», è Transylvania spiccicata. In secundis la salda sezione ritmica affidata a Keith Zazzi e Mike Favata, perno centrale in canzoni come Hot Flames e la britannica When Gods Collide, “spartibile” tra Angel Witch e Diamond Head.
Il buon Only the Strong fotografa uno spaccato storico unico: una scena musicale metal che progressivamente abbandona il terreno della NWOBHM -che in quegli anni dà i suoi ultimi frutti- per spostarsi nel fertile humus nordamericano, in cui crescono già le radici del power e dell'epic metal. Ma sono rizomi che rimangono per buona parte debitori (e la traballante originalità stilistica dei Thor ne è testimonianza) ai canoni della NWOBHM, nonostante si differenzino per gli spiccati accenti scenici e tematici. E' in tutto questo groviglio storico-musicale che si riesce a trovare ragion d'essere a un disco cui, nonostante highlight eccezionali come Thunder on the Tundra e Let the Blood Run Red, nel 2012 se ne troverebbe ben poca. Senza dimenticarsi di dare merito al biondocrinito John Thor di aver preceduto, in pacchianeria, i Manowar stessi!
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9
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Se non altro però dobbiamo ammettere che in quel periodo ci si divertiva... |
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8
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In ogni caso è un album come minimo da ascoltare ! L'ho appena rispolverato..e mi son fatto una bella cantata di quasi tutti i pezzi! Uno spasso !! |
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6
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Ok dai è che messa così sembrava che si volesse esclusivamente deridere il mio intervento e chi ha sempre ritenuto questo disco un capolavoro,comunque ne riapprofitto per farti i complimenti per la recensione,grande!!!! |
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5
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Dai Thor, non ricominciamo con la solita solfa  |
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4
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X xutij : verranno ricordati solo per un mediocre videoclip???Questo potrà valere per i pischelli ignoranti della nuova generazione nu metal o metalcore,nonostante Thor abbia prodotto anche lavori molto discutibili nella sua lunga discografia questo disco è storicamente riconosciuto come pietra miliare dell'epic e più in generale dell'heavy metal,punto. Tornatene ad ascoltare i Linkin park vah... |
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3
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Ecco bravo Thor of Valhalla che cita 'Let The Blood Run Red'....bella fotografia storica del sempre ottimo Alberto |
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2
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Gruppo che verrà ricordato per il video musicale più imbarazzante di sempre. |
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Disco stupendo!!!Un grazie al recensore per avere rispolverato questo grande lavoro,Let the blood run red è un pezzo che dovrebbe essere ricordato nella storia dell'heavy metal epico!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. 2045 2. Only the Strong 3. Start Raising Hell 4. Knock 'em Down 5. Let the Blood Run Red 6. When Gods Collide 7. Rock the City 8. Now Comes the Storm 9. Thunder on the Tundra 10. Hot Flames 11. Ride of the Chariots
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Line Up
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Jon Mikl Thor (Voce) Steve Price (Chitarra) Keith Zazzi (Basso) Mike Favata (Batteria)
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