|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Within Destruction - From The Depths
|
( 1814 letture )
|
Gli sloveni Within Destruction (nome preso da un brano degli As I Lay Dying di An Ocean Between Us) hanno dedicato ben due stagioni alla realizzazione di questa release, producendo un full-length d’esordio di tutto rispetto e dalle molteplici influenze musicali. From The Dephts rappresenta il loro biglietto da visita per la scena death metal, ed è doveroso quindi ripercorrere le varie vicissitudini che li hanno portati ai nostri padiglioni auricolari. La band prende vita nel 2010 per volontà del batterista, Luka Vezzosi, e del cantante, Rok Rupnik, a Jesenice, una città quasi al confine con l’Austria. È durante l’inverno 2011 che la band si appresta alla release curata dalla Noisehead nella primavera seguente, che porta la band a un buon livello di notorietà sia per via dei numerosi live con band come i Suicide Silence, sia grazie a partecipazioni ad eventi come il Lokal Patriot e il MetalCamp di quello stesso anno.
Passiamo ora alla recensione vera e propria di queste nove tracce, liricamente orientate alla critica verso le legislazioni e la società in decadimento cronico del mondo moderno. Lo scenario che ci viene presentato da King of Serpents è di stampo death alla Dissection per quanto riguarda tiro e atmosfere. Non vengono tralasciati modernità e sprazzi targati melodic death di scuola scandinava con richiami, nel riffing, agli In Flames di Colony. Aggiungete incessanti tappeti ritmici d’impronta black metal alla Dimmu Borgir di Enthrone Darkness Triumphant (mi han ricordato il martellamento di Kenneth Åkesson in brani come Entrance, per esempio) che, uniti allo screaming gutturale alternato ad un altro più acuto e sforzato e una doppia linea vocale, producono un’impronta sonora violenta e iraconda, considerabile come il loro marchio di fabbrica. Queste sono caratteristiche che ritroviamo anche in brani come The Prince of Heresy e As I Drown, dove non mancano le dinamiche e l’ascolto non annoia nonostante alcune tracce superino i 5-6 minuti. Ciò può solo galvanizzare le nostre deboli menti, poiché tutto è molto vario, ha movimento e non manca d’impatto. L’influenza melodic death è palesata in brani come Demise, This Misery e God of the Soulles, dove la band dimostra più carattere, dà più carica e non fa mancare nulla all’ascoltatore. Le linee vocali mi hanno ricordato quelle di Deflorate dei Black Dahlia Murder in quanto a screaming lancinanti e acidi. Per quanto riguarda gli altri elementi, nulla si discosta da quanto enunciato sopra. Il basso lo sentite, pulito e preciso. Il risultato finale è molto buono, anche se forse alla lunga tende ad essere ripetitivo, soprattutto a causa dell lavoro delle due chitarre che tendono a variare poco il tema centrale. Cardiomyopathy e While She Was Dying rappresentano i brani meglio riusciti di questa release: gli elementi della band dimostrano grande capacità compositiva e attenzione al dettaglio. Nel primo, il mantenere una linea vocale maggiormente cadenzata rispetto alla velocità del brano, a livello complessivo, è una scelta molto azzeccata e riesce a dar spazio a tutti i fraseggi sia ritmici che melodici. Nel secondo, invece, ritroviamo tutte le influenze, miscelate in modo perfetto: i nostri hanno saputo intervallare breakdown e frenesia melodica e ritmica in maniera eccelsa (e in sottofondo troviamo anche un dialogo da un film splatter). L’opera termina infine con Dans Macabre, traccia di pianoforte melodicamente malinconica, che si discosta dallo scenario caotico finora descritto, riportandoci alla quiete. Una scelta stilistica che può essere apprezzabile oppure ritenuta effimera, considerato che un accenno di black melodico l’avevamo avuto nell’outro della prima traccia. Che sia questa la nemesi tragica che ci riporta all’hybris iniziale dell’opera, da loro stessi definita come un “oscuro veleno che contagerà il cuore di tutti”? Può anche essere lecito, visti e considerati l’impegno, la caparbietà e la tenacia dimostrati da questi cinque promettenti sloveni che, con un passato di live a iosa, una buona etichetta alle spalle e grande capacità compositiva possono richiamare su di loro le attenzioni di diversi tipi di ascoltatori: dal blackster convinto al deathster vecchio stampo, dal ragazzetto infoiato col metalcore al succube numetaller inconsapevole. In conclusione, prendetene e ascoltatene tutti: questo è From the Depths, in uscita il 15.09.2012.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6
|
Grazie Theo, sistemato. |
|
|
|
|
|
|
5
|
@Undercover: L'ho detto per dover di cronaca  |
|
|
|
|
|
|
4
|
DIO SANTO ce li potevamo anche risparmiare ... questi devo ancora ascoltarli. |
|
|
|
|
|
|
3
|
@Theo: Ooops! Errore di formattazione Suicide Silence, il gruppo mancante. Luka Vezzosi, batterista. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Ehi ragazzi, segnalo che nella rece mancano il nome del batterista e il nome di un gruppo con cui hanno suonato (presenti le virgole dell'inciso ma non i nomi ) |
|
|
|
|
|
|
1
|
Chiaramente derivativo ma non malaccio. Però potevano trovare un titolo meno banale (e un nome, chiaro...) |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. King of Serpents 2. Demise 3. This Misery 4. Cardiomyopathy 5. The Price of Heresy 6. As I Drown 7. While She Was Dying 8. God of the Soulless 9. Danse Macabre
|
|
Line Up
|
Rok Rupnik (vocals) Ervin Bešic (guitar) Matjaž Muhic (guitar) Tilen Šimon (bass) Luka Vezzosi (drums)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|