La new sensation epic/symphonic proviene, manco a dirlo, di nuovo dall’Italia, terra che grazie/per colpa dei Rhapsody ha investito massicciamente in un genere bello quanto rischioso, complici i troppi e troppo illustri predecessori ma anche, dall’altra parte, un pubblico sempre folto ed attento. I toscani Pandaemonium arrivano così, dopo “…And the runes begin to pray”, al loro secondo full length, registrato in verità ben 2 anni fa, ma mixato e messo a punto solo nei primi mesi del 2005. il contratto con la Underground Symphony, d’altro canto, ha finalmente fornito quella linfa vitale (leggasi soldi) per poter fare un buon lancio, con una distribuzione degna ed un occhio e mezzo di riguardo alle varie testate; così, eccomi a recensire questo cd, dalla copertina accattivante ed esplicativa delle tematiche dei nostri. Fantasy, ovviamente, che domande. La base è un solido power/speed, più vicino ai migliori Helloween (e quando dico migliori mi riferisco, manco a dirlo, ai Keeper e a Walls of Jericho), ma molto (chi ha detto troppo??) venato di Blind Guardian e soci. Un’intro bella ed epica e poi subito via con “Time of Glory” (di cui trovate anche il video nel cd), una bella power song, veloce ed accattivante. I cliché del genere sono tutti presenti: riff armonizzati a due chitarre, doppia cassa ad elicottero, un ottimo Daniel Reda a curare le parti vocali: parti spesso molto acute, a mio avviso anche troppo, tant’è che qua e là si rischia la piattezza espressiva favorendo l’acuto a tutti i costi, scelta che, come saprete, non ho mai condiviso. Ma tant’è, i nostri hanno una direzione ben chiara in mente, e sanno come perseguirla: “Evil star” è un altro cavallo di battaglia, “Fires in the sky” parte come una ballad dolce, acustica, notturna, per poi potenziarsi nella seconda parte, “Retun to reality” svela l’evidente passione dei Pandaemonium per gli Iron Maiden (andate a sentire, qua e là, troverete riferimenti a bizzeffe), la conclusiva “Land of dreams” ci accompagna, come un menestrello, al dolce epilogo del cd. Che dire, in sostanza? Non aspettatevi nessuna novità, i Pandaemonium fanno decisamente UN genere, chiaro e tondo, prendere o lasciare. La produzione è buona, ed i suoni sono ben miscelati, sì da permettere di fruire appieno delle accelerazioni come delle parti riflessive. Di certo non si griderà al miracolo, ma finché in Italia c’è gente vogliosa di far bene, non si può che sperare per il meglio.
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