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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Motus Tenebrae - Double Black
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( 2707 letture )
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Quando si fa parte di una redazione come quella di Metallized ci si trova continuamente ad aver a che fare con un numero molto alto di titoli. Ognuno di questi per un breve periodo diventa "il migliore amico" (o nemico, a seconda dei casi), si impara a conoscerlo e a rispettarlo, lo si sviscera in ogni suo anfratto, testandone la durata anche sulla lunga distanza. Per forza di cose però, dopo mesi o anni non è possibile ricordare in maniera chiara e distinta tutto quello su cui si ha lavorato; i dischi sono tanti, si susseguono di continuo e molti alla fine restano solo un lontano ricordo, echi di un passato che in molti casi non ha lasciato un segno particolare. Per fortuna non è sempre così e posso dire con una buonissima dose di sicurezza che Double Black dei Motus Tenebrae non farà questa fine.
Ne sono sicuro perché sono svariati giorni che lo ascolto in tutta la sua – notevole – durata e continuo a non stancarmi o a notare segni di cedimento come improvvisi desideri di skippare una canzone o carenza di attenzione. Il gothic con influenze heavy/doom proposto dal combo italiano infatti riesce pienamente nell'intento di coinvolgere l'ascoltatore, trascinandolo nelle atmosfere cupe e decadenti che si sprigionano inesorabili dai tredici brani che compongono l'album.
Ma qual è il segreto della riuscita di Double Black? In primis il godibilissimo bilanciamento tra lo stile dei vari pezzi, continuamente variato e arricchito ogni volta di sfumature diverse; il tutto esaltato da una tracklist ben congegnata che permette all'ascoltatore di non annoiarsi grazie ai continui passaggi tra episodi lenti e ben costruiti e pezzi tirati che ci guidano in questa alternanza tra momenti riflessivi e fasi decisamente trascinanti. Ma proviamo ad analizzare più da vicino il lato tecnico per vedere in dettaglio di cosa stiamo parlando: Il lavoro svolto da Daniel Cyranna con le sei corde è qualcosa di veramente notevole e complesso, soprattutto se pensiamo che è stato l'unico ad occuparsene; troviamo sezioni ritmiche sostenute composte da accordi di quinta serrati, non particolarmente complesse ma senza dubbio efficaci nel servire proprio questo lato del cd (e sto pensando ad esempio a quella di Lady), momenti solisti spesso lenti ma intricati al punto giusto e assolutamente di buon gusto, per concludere con alcuni passaggi in clean o in un distorto leggero molto effettati (ascoltare la titletrack per credere) adattissimi a riempire molte sezioni altrimenti un po' scarne. Il lato ritmico è di tutto rispetto, grazie all'ottimo lavoro dietro le pelli di Antonio Inserillo, che pur non spingendo mai troppo sull'acceleratore (nemmeno nei brani più concitati) riesce a creare un'architettura solida e di tutto rispetto, giocata su accompagnamenti sobri e conditi da filler fantasiosi ottenuti usando la quasi totalità del drumkit. Il basso di Andreas Das Cox invece rimane molto aderente alle chitarre tranne che – come consueto – per prendersi qualche piccola libertà nei momenti meno "densi" ritmicamente parlando, in cui emerge maggiormente grazie ad una efficace equalizzazione ricca di frequenze medio/alte. Discreti invece gli sporadici inserti delle tastiere (non viene specificato a chi sia stata affidata la registrazione) che passano da dei modesti intermezzi di pianoforte ad effetti elettronici fino ad archi sintetizzati un po' finti ma che servono bene allo scopo. Arrivato a questo punto mi resta solo da parlare del vero punto di forza dei Motus Tenebrae: il cantante Valerio Voliani. Ora, potrà forse sembrarvi scontato riconoscere nel cantante la figura più importante per la riuscita di un disco e personalmente non ritengo affatto sia sempre così, ma Voliani ha senza dubbio dato quella marcia in più. Questo semplicemente perché la sua capacità di variare stili e registri mantenendo comunque un'efficacia notevole è qualcosa di fenomenale; raramente mi è capitato di trovarmi di fronte a cantanti in grado di far sentire le loro potenzialità con una tale personalità su un range vocale così ampio e in così tanti modi diversi. Accenni di growl e screaming (Pulled Out of You), registro basso con timbro caldo e definito, capacità di proporre una voce sporca e grattata (Nick Holmes docet) perfettamente adatta al contesto e che non appare mai sforzata; basterebbe già questo ma se ci aggiungiamo pure una buona abilità nel salire di tonalità e il buon gusto nel creare quegli sporadici controcanti il cerchio si chiude in maniera trionfale, chapeau! Se mi chiedeste di selezionarvi i pezzi migliori farei davvero fatica, di sicuro l'abilità della band di creare ritornelli molto attraenti e per nulla banali potrebbe far pendere l'ago della bilancia verso pezzi come Lady, The Last Days of December o Through the Rain, ma in realtà farete davvero fatica a trovare qualcosa che possa lontanamente assomigliare ad un filler. Tutto positivo? Forse no, ma parliamone. In effetti una delle accuse che si potrebbe muovere ai Motus Tenebrae è quella di essere troppo derivativi, è innegabile che alcune canzoni siano per stile ed atmosfere molto simili alle proposte di band come Paradise Lost (The Last Days of December) o Type O Negative (She Wants Herself). Questo potrebbe certamente suonare come un limite, ma d'altronde è parecchio difficile interpretare un genere come questo senza rischiare di "incrociare" la via di qualcuno di questi mostri sacri e in fin dei conti l'interpretazione della band tricolore è assolutamente valida ed interessante, anche per i fan più accaniti dei gruppi sopracitati. Poche persino le critiche da muovere alla produzione, davvero bilanciata e professionale, che pecca soltanto (ma sto davvero cercando il pelo nell'uovo) in una forse eccessiva compressione delle chitarre ritmiche e nel poco volume dato al basso, che riesce ad uscire solamente quando Andreas calca maggiormente la mano e lo udiamo abbastanza chiaramente con il suo medioso sferragliare.
C'è poco da aggiungere per concludere, siamo davanti ad un lavoro di grandissimo livello, godibile ed appagante in tutte le sue molteplici sfumature. Una di quelle belle sorprese che ogni tanto continua a regalarci il metal tricolore e di cui c'è davvero da andare fieri. Consigliatissimo a tutti i fan del genere ma non solo, i Motus Tenebrae meritano davvero una chance, con l'augurio che in futuro possano ottenere una ancor maggiore visibilità.
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6
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Grazie di cuore per la bellissima recensione! |
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5
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Rece interessante, sono curioso d'ascoltare : ) |
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3
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Ma guarda che la valutazione di Autumn è corretta, sei tu che non hai la giusta prospettiva storica per valutare un disco che si perde nella mediocrità di mille altri lavori simili. Ora però devo andare a guardare Un posto al sole, tu dedicati a Epica e Nightwish che fai meno figure. Ciao! |
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2
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Lo sai che se avessi bocciato questo lavoro ci sarebbe stato un tuo alter ego a dirmi che sono esterofilo vero? Comunque ci sono persone diverse che valutano i dischi, le recensioni vengono fatte in periodi temporali diversi e con metri diversi a seconda di tanti fattori. Per me Icon vale più di questo cd, ma se dovessi stare a paragonare ogni singolo voto che assegno con ogni singola recensione passata presente in database staremmo freschi... |
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1
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Solita cammellata al gruppo italiano di turno. Faccio notare al dott. Stefano Autumn Asti che questo disco viene valutato superiore ad Icon dei Paradise Lost! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Double Black 2. Pulled Out of You 3. Silence is Killing Me 4. Beauty of the Damned 5. Lady 6. Poisoned Blood 7. Through the Rain 8. The Last Days of December 9. I Walk Beside You 10. Lying to Me 11. She Wants Herself 12. The Undead 13. Words
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Line Up
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Valerio Voliani (Voce) Daniel Cyranna (Chitarra) Andreas Das Cox (Basso) Antonio Inserillo (Batteria)
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RECENSIONI |
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