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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Great Master - Serenissima
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( 4115 letture )
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L’avventura dei veneti Great Master comincia nell’ormai lontano 1993, quando il chitarrista Jahn Carlini si mette in testa di creare dal nulla una band che possa riecheggiare i fasti, citati in biografia, degli americani Manilla Road e degli svedesi Heavy Load. Mescolando epicità ed hard rock, melodie semplici e potenti successioni di accordi, la formazione originaria riesce a suscitare interesse, guadagnandosi la possibilità di incidere le prime quattro tracce nel dicembre dello stesso anno, alle quali seguiranno i quattro brani registrati per il successivo ed omonimo demo. Quello che succede da questo momento in avanti è storia condivisa tra molte band, quasi un percorso di espiazione e catarsi necessario ad aggiustare il tiro, comprendere la reale portata delle proprie ambizioni e rimescolare le carte alla ricerca della chimica perfetta: il tour nei pub, la partecipazione ai festival ed il temporaneo scioglimento a causa delle immancabili divergenze musicali non tolgono il chiodo fisso a Carlini, il quale, nonostante gli impegni e le avversità, continua a scrivere canzoni per il progetto Rising Storm. Il resto è storia (più) recente: sotto contratto dal 2008 con la piemontese Underground Symphony e grazie a qualche ulteriore aggiustamento di formazione, i Great Master riescono finalmente ad esordire ufficialmente sulla lunga distanza nel 2009 pubblicando Underworld, album contenente materiale inciso quasi dieci anni prima. Oggi si ripresentano, con una line-up ulteriormente modificata, con un disco ancora più ambizioso che intende narrare in musica e versi la storia gloriosa della Repubblica Marinara di Venezia, Regina dei Mari tra le cui calli misteriose si aggirano mercanti, cospiratori, coraggiosi avventurieri e potenti Signori.
L’esperienza di Serenissima comincia custodendo tra le mani un prodotto di buona fattura: l’artwork di copertina è intrigante ed evocativo come l’immagine della Londra insanguinata di From Hell (2001), i titoli delle canzoni sono riportati in modo generalmente corretto e l’intero progetto grafico segue una sua linea, non raffinatissima ma coerente. Il booklet si compone di venti pagine e presenta testi informativi benché non sempre privi di incertezze grammaticali, ed è corredato da citazioni storiche, foto dei musicisti e note di produzione. Sono il rumore della pioggia e le malinconiche note di pianoforte dell’intro The Ascention ad introdurre l’ascoltatore ai piaceri segreti della laguna, forti di suoni brillanti e ben composti, che abbiamo finalmente l’audiofila e sempre più rara fortuna di ascoltare in un formato non compresso. Riff melodici di chitarra, doppia cassa quando serve e la voce educata del massiccio Max Bastasi creano un quadro coeso ed al tempo stesso arioso, coerente con l’intenzione raffinata ed ambiziosa dell’album. Il power dei Great Master è misurato e maturo, per nulla un assalto, piuttosto un affresco a tinte decise che si avvale di una solida sezione ritmica e di un vasto campionario di figure retoriche (parti parlate, cori, ballad, apprezzabile varietà di suoni neoclassici ed ancora la cover di Medieval Steel quale finale bonus track) per rinnovarsi continuamente, con classe. Dei brani in scaletta si apprezzano non solo musicalità ma anche contenuti, con liriche che tratteggiano -senza pretesa di eccessivo approfondimento- alcune delle figure ricorrenti dell’iconografia veneziana: dal Doge al Mercante, da Marco Polo alle sanguinose battaglie condotte per mare, quella di Serenissima è una rappresentazione suggestiva, quasi un presepe in salsa veneta, colto nel fermo-immagine e colorato da ottimi assoli di chitarra, produzione eccellente ed un generale senso della misura che ne garantisce l’ascoltabilità dal primo all’ultimo minuto. Descrittivi in The Merchant o veloci in The Golden Cross o sfilacciati in Marching on the Northe(r)n Land, i Great Master amministrano e dettano i tempi come i numeri dieci di una volta, più interessati ad ispirare una manovra elegante (come nell’epica Marco Polo) che implacabili realizzatori sotto porta: volendo insistere sul parallelo calcistico, azzardato come quelli che tanto ci piacciono, Serenissima non si pone come un’ipotetica Diretta Goal piena di azioni spettacolari e brani di facile presa, quanto piuttosto come un’elaborata esperienza di storytelling, una geometria complessa e coraggiosa da riascoltare ed assimilare poco alla volta, diventando parti dei suoi foschi quadri come Super Mario nel primo episodio che lo vide protagonista in 3D (Nintendo, 1996). La sicurezza con la quale i nostri presentano al pubblico il frutto del loro percorso si avverte in Enemies at the Gates, sontuosa suite di oltre nove minuti da ascoltare tutta d’un fiato, tanti sono gli spunti interessanti, gli indovinati incroci di melodie diverse, tanto efficace è l’alternarsi di parti veloci ed altre più riflessive, con infiniti cori e melodie che continuano ad avvitarsi senza concedere respiro. Creatività e perizia tecnica, forza e passione si fondono per dare vita ad una canzone che rappresenta la dimensione odierna dei Great Master ed il tipo di ambizione custodita nel disco: Serenissima è passaggi e finezze, tecnica e cuore, potenza e controllo, visione e concretezza, declinate lungo un’intensa ora di musica.
Al secondo album della band formata da Jahn Carlini va riconosciuto il merito di aver dato vita ad un prodotto quadrato e ben rifinito, di quella sospirata caratura internazionale, tedesca in particolare, che per molte realtà underground rimane un miraggio. Serenissima è un disco ricco di momenti intensi (Black Death) ed avaro di compiacimenti facili, un ascolto ragionato di buona intensità e raffinato gusto. Ascoltando -e soprattutto riascoltando- si avverte palpabile l’esperienza degli anni, la consapevolezza della propria capacità, l’intenzione di esprimersi per musica senza scimmiottare né rincorrere modelli lontani ed improbabili. I Great Master individuano una propria via all’heavy/power contemporaneo e se ne appropriano, con un atto d’amore italiano, trasparente, onesto, meditato, autoritario, proponendo melodie lagunari all’interno delle quali, al pari di certe giornate trascorse in gita a Venezia, è più facile perdersi nell’incanto di una malinconica The Fall, piuttosto che esaltarsi. Scelta coraggiosa, affascinante e spigolosa, quella dei nostri connazionali, che senza dubbio pagherà sulla lunga distanza. Ma che merita di essere riconosciuta e premiata oggi.
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6
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davvero un gran bell'album! fiero nella mia collezione. @ vecchio metallaro.... "ai miei tempi", grazie |
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5
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sono il nuovo batterista... è un piacere leggere queste recensioni  |
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4
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Questo album mi fa morire! Bellissima prova decisamente sopra la media anche europea dei GM!!! |
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3
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Ragazzi, che orgoglio ascoltare questo album, e lo dico da vecchio metallaro del 1964, che hai bei tempi ( anni 80/95 ) ha girato in lungo e largo l'Europa x vedere i proprii beniamini. Ragazzi dobbiamo supportare in modo adeguato il metal italiano, basta con gli stranieri......GREAT MASTER, HEIMDALL, ANCIENT BARDS, CRIMSON WIND, HELL THEATER, ICY STEEL, SOUND STORM, THY MAJESTIE, SECRET SPHERE, VEXILLUM, DGM , e mi scuso se dimentico qualche band. Tutte anno i numeri x sfondare, ma come tutti sappiamo siamo in Italia......... ONORE E RISPETTO GREAT MASTER ! |
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2
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Ostregheta!!!  |
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Eh si, l'ho sentito la scorsa settimana e devo dire che è piacevolissimo. Tra l'altro, anche il concept è di per se affascinante. Concordo in pieno con la recensione che trovo ottima (e quindi complimenti, Monsieur PcKid). A proposito di power italiano, vorrei anche segnalare l'ultima uscita degli Heimdall, Aeneid. Niente di rivoluzionario, si intende ma solo ottima musica. Au revoir. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Ascention 2. Queen of the Sea 3. Doge 4. The Merchant 5. Golden Cross 6. Marco Polo 7. Across the Sea 8. Black Death 9. Enemies at the Gates 10. Marching on the Northen Land 11. Lepanto’s Call 12. The Fall 13. Medieval Steel (Bonus Track)
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Line Up
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Max Bastasi (Voce) Jahn Carlini (Chitarra) Daniele Vanin (Chitarra) Marco Antonello (Basso) Francesco Duse (Batteria)
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RECENSIONI |
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