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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Revel in Flesh - Manifested Darkness
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( 2367 letture )
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Manifested Darkness è la seconda fatica dei tedeschi Revel In Flesh, duo death metal con forti influenze svedesi e classiche. Con il precedente Deathevokation, risalente all’anno scorso, il gruppo aveva mostrato idee più solide e concrete e il lavoro aveva riscosso pareri molto positivi dalla critica; nonostante il loro fosse un sound di smaccata ispirazione Entombed e Grave, erano riusciti a mantenere una certa originalità compositiva. Tutto ciò è andato perduto in Manifested Darkness.
Le nove tracce dell’album (dieci se consideriamo la bonus track) sono tutte realizzate con una tecnica basilare: (i soliti) accordi liberi e dissonanti, (le solite) plettrate veloci che compongono melodie che appaiono come roba già sentita, accompagnate da un basso inesistente e da una batteria monotona. Le canzoni si mantengono tutte sotto le aspettative, dominate dalla buona prova del cantante che sfoggia un growl gutturale e uno scream graffiato degni di nota. Sotto questi però, gli strumenti non combinano nulla di esaltante.
L’iniziale Revel In Flesh ricalca alla perfezione quanto detto, diventando dopo due minuti molto noiosa e ripetitiva; le due seguenti tracce, molto simili fra di loro, non fanno che accentuare questo discorso, senza portare nulla di nuovo, nulla che suggerisca all’ascoltatore di andare avanti. Io stesso ho continuato solo per risultare professionale e dare un parere oggettivo sul lavoro completo. Ma se avessi acquistato l’album senza essere recensore, suppongo avrei già staccato alla terza traccia.
E’ anche inutile fare un discorso track-by-track, rischierei sinceramente di annoiarvi. Utilizzerei troppo spesso le parole "poca tecnica", "troppe parti cantate", "melodie già sentite", "metrica scontata", "ripetitivo". Ecco perché mi limito a spendere le ultime parole su questo controverso Manifested Darkness che non porta nulla di nuovo nel mondo della musica e, come se non bastasse, non fa che abbassare la media qualitativa di una band che col suo precedente lavoro aveva buone possibilità di sfondare.
Il songwriting non risulta vario, le canzoni sono talmente omogenee fra di loro da sembrare tutte simili l’una con l’altra (forse è questo l’espediente che dona all’album una connotazione piatta e invariata). La produzione supera appena la sufficienza, dai suoni (probabilmente mantenuti di proposito in old style) ai volumi (la voce, pur essendo l’elemento primario della band, non spicca, le chitarre sono impastate e le varie componenti della batteria si distinguono con difficoltà).
Urgono cambiamenti drastici per i Revel In Flesh, altrimenti rischiano di crollare nel baratro dei gruppi che non hanno mai dato niente al mondo del metal e verranno chiamati come gruppo di supporto a una garage band per suonare alla festa di compleanno di qualcuno che manco li pagherà. Una nota positiva: bella copertina. Per il resto, sconsigliato.
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1
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Voto impietoso, per me è un onesto gruppo di Death metal svedese, altamente consigliati per chi ama l'old school, con produzioni un po' più moderne, un 70 lo merita alla grande. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Revel in Flesh 2. Dominate the Rotten 3. Deathmarch 4. Manifested Darkness 5. Torment in Fire 6. The Maggot Colony 7. Operation Citadel 8. Warmaster 9. Rotting in the Void 10. Twisted Mass of Burnt Decay (bonus track)
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Line Up
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Haubersson (Voce, chitarra, basso) Maggesson (Chitarra, batteria)
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RECENSIONI |
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