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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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The Poodles - Tour de Force
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( 4112 letture )
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Quando si possiede classe il punto di partenza appare già elevato, almeno tre scalini più in su rispetto agli altri. I The Poodles sussistono come una delle entità, se non l’entità, di più grande spessore e lucentezza che l’hard abbia partorito negli anni 2000. Dei veri fuoriclasse in tutto e per tutto e ora ritornano sulle scene con questo nuovo prodotto. Tre lavori eccezionali, tra il 2006 e 2009, come Metal Will Stand Tall, Sweet Trade e Clash of the Elements, assolutamente meritevoli dell’etichetta di capolavori conclamati, percorsi da melodie fantastiche, arrangiamenti curatissimi e geniali che me li hanno fatti conoscere e amare alla follia; ma credetemi, sarò impassibile e freddo nello studio minuzioso di questi nuovi solchi. Nel 2011, infine, è giunto Performocracy, release della quale ho rivisto il giudizio nel tempo, troppo poco per gli standard superiori di questi svedesi iper energizzati, cresciuti a trasfusioni di hard supremo. Allora via con questo nuovo Tour De Force che attendevo spasmodicamente.
Copertina minimale ma crepuscolare e d‘effetto impattante con quelle ombreggiature scure e i quattro pard in copertina, poi via alla musica che vi preannuncio davvero scoppiettante. Mid tempo esplosivo per Misery Loves Company, apertura che spacca l’aria e sfreccia velocemente sulle vocalità taglienti di Jakob Samuel, ancora una volta assurto a cantante di rango, creando melodie, ascese di tono e cambi di marcia inconfondibili, un inizio degno del passato, una macchina da guerra con chitarre che inchiostrano senza lesinare e un solo micidiale! Che inizio ragazzi, una vera mazzata e le armonie sono da urlo sovraumano! Shut Up! si rivela in tutto il trademark Poodles, uno scampolo tipico della band con accenti fantastici e un passaggio coordinato basso-batteria-chitarra rallentato, per poi partire a razzo verso arie di grande acchiappo, mentre Happily Ever After lustra toni epici e atmosfere che richiamano il mitico brano Flesh and Blood, anche questo è uno spaccato riuscitissimo con selvatica forza e dinamiche da far rizzare le vene sul collo. Ritmica spezzata e riffone alla Pantera per Viva Democracy, durissima e senza compromessi, chorus illuminante pur mantenendo un registro vocale non strillato, Jakob nebulizza un diamante da succhiare con labbra darkeggianti; gli spoken diabolici e profondi accrescono lo status della proposta e i cori polifonici aggiungono libido. ‘Sti quattro menano di brutto e sanno esser autentici ed innovativi. Going Down si rivela quasi noise nello sviluppo, poi esplode un ritornello fantastico che lascia a bocca aperta per brillantezza e corposità delle melodie, solismo spintissimo e sezione ritmica che macina come uno Shanghai Transrapid, roba da levitazione magnetica a 500 chilometri orari; Leaving the Past to Pass è una song con celli in apertura, una ballad pianistica pronta a sintetizzare lo spirito dei The Poodles, carica emotiva, armonie paradisiache, incastri eccellenti e la voce di Jakob Samuel che lega ogni singola particella: un mix di emozioni a tinte decelerate ma ugualmente coinvolgenti. Il primo singolo 40 Days and 40 Nights parte in arpeggio poi si traveste da prosieguo incalzante ma meno pesante nelle andature e con spunti commerciali evidenti, Kings & Fools ritorna a catramare senza pietà, con una chitarra che si insinua nei jeans e vi farà tremare gli zebedei, fortificata da un bridge che sale di tono e regala un inciso spettacolarmente di costruzione metallica, un solo dissonante di Henrik Bergqvist, con ambrature alla Queen e sprazzi che richiamano alla mente le leggende. Sarò impopolare magari, ma le cose vanno enunciate con chiarezza, in oltre trentacinque anni di militanza metal e hard, con osservazione e recensioni di centinaia di gruppi, ritrovo alcuni arrangiamenti preziosi e inclinazioni proprie delle inimitabili “regine”, di Freddie e soci, solo in questi ragazzi svedesi. Non solamente in questa ultima loro fatica. Miracle con tanto di sprazzi di talk box e campanaccio, è una scheggia cattiva che puzza di hard diabolico da mille chilometri, Godspeed si configura al pari di un arazzo in filo spinato con soluzioni di assoluta pregevolezza e una key molto sinfonica, Now Is The Time è sprezzante: la drum detta tempi, il basso ricama sodo, le chitarre seghettano e la voce esalta le stesure, Jakob è davvero un cantante che fa la differenza e quei cori sintetici ma tremendamente efficaci, innalzano la qualità. Only Just Begun chiude i giochi spettacolarizzando una ritmica pesante addolcita da un tappeto di tastiere, singing evocativo di stampo metal e inciso a metà tra il pomp rock e fughe hard che non tradiscono mai l’ascoltatore e depongono a favore del quartetto: magnifico il corpo centrale del pezzo, uno dei momenti migliori dell’intero lavoro.
Se cercate hard rock realizzato con palle fumanti, musicisti che sanno il fatto loro, originalità, trademark, qualità eccelsa, arrangiamenti speciali ed originali non potete fare a meno dei The Poodles. Questo Tour De Force potrà diventare un capolavoro come i primi tre capitoli scolpiti nell’acciaio temperato? Il tempo è sempre galantuomo e si pronuncerà in tal senso, ma qui sono vive e scalcianti tutte le peculiarità atte a garantire la riconferma. Magnifici Jakob, Henrik, Pontus, Christian, quanto darei per vederli dal vivo! Questa è una line-up irrinunciabile, non solo per i fans del genere, i The Poodles meritano una benemerenza: sono un’istituzione intoccabile, indispensabile. Lunga vita a questi rocker!!
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11
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l'avevo accantonato da diversi anni e ora ho capito il motivo: NON MI PIACEVA E NON MI PIACE.
Ho sentito molto di meglio da The Poodles,
Salvo 40 Days and 40 Nights e l'inno della nazionale svedese di hockey |
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10
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Amiamo vivere pericolosamente... |
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9
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...non capisco....recensite sweet trade e gli date 70!!!...recensite questo e gli date 90 quando obiettivamente e' di molto inferiore al secondo album!!! ....ma!!!!! |
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8
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Concordo,anche per me voto assolutamente esagerato,è,proprio da quest'album che hanno i iniziato a perdere i colpi,e la differenza con gli altri album,sopratutto i primi 2 è evidentissima,la freschezza compositiva se ne sta andando,così come per l'ultimo,se non si riprendono li perderemo per sempre ,ed è un peccato,perchè secondo me sono u a grande band in un momento difficile,una band che sa comporre capolavori,speriamo ritrovino presto la via perduta! |
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7
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Voto esagerato. Disco piacevole, ma ben lontano dai fasti che i fans della band scandinava conoscono bene. |
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6
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Leggermente migliore del disco precedente, ma anche questo, per me, non arriva al 70... Gruppo nella media. In giro c'è parecchio, parecchio meglio! |
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5
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90 ?? Boia dè.... dovrò ascoltare qualcosa di questa band.!! |
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4
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@Antonio...la rece di Sweet Trade non è stata fatta dal sottoscritto....per me il succitato è un album eccezionale per chi lo aveva recensito è da 70...ogni giornalista ha i propri gusti, quindi nessuna incoerenza. |
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3
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tre lavori eccezionali e poi accanto la recensione di sweet trade che piglia 70..........ma............. |
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2
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Purtroppo secondo me è un disco da 70,max 75,hanno perso lo smalto nel fare grandi hit,e la carica ,non assomiglia neanche lontanamente ud un degli album precedenti,è bene che si fermino per ricaricare le pile dellispirazione,e tornino a ridarci grandi pezzi come in passato! |
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1
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Fortissimi, li ritengo il miglior gruppo hard rock contemporaneo! Mi accatto subito l'album! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Misery Loves Company 2. Shut Up! 3. Happily Ever After 4. Viva Democracy 5. Going Down 6. Leaving the Past to Pass 7. 40 Days and 40 Nights 8. Kings & Fools 9. Miracle 10. Godspeed 11. Now Is the Time 12. Only Just Begun
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Line Up
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Jakob Samuel (Voce) Henrik Bergqvist (Chitarre) Pontus Egberg (Basso) Christian Lundqvist (Batteria)
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