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The Poodles - Clash of the Elements
23/11/2024
( 317 letture )
I The Poodles sono stati una grande, grandissima band, per quanto concerne il sottoscritto anche qualcosa di più. Un vero peccato lo scioglimento avvenuto sei anni fa, quando il loro percorso musicale si era probabilmente esaurito, lasciando in eredità album di altissima qualità e supremo spessore. Il quartetto svedese ha saputo innescare nuovamente la miccia della creatività in ambito hard rock, almeno in Europa, riuscendo ad alitare freschezza dopo le ere auree consumatesi negli anni 80, in gran parte del pianeta. Impossibile, almeno a livello commerciale, raggiungere le cifre spropositate degli eighties (che hanno arricchito molti a bestia), ma a livello di vivacità della proposta e di spinta verso il rilancio del genere, il quartetto ha giocato un ruolo fondamentale, da capofila. Dischi come il debutto Metal Will Stand Tall o il seguito Sweet Trade hanno dischiuso panorami veramente goderecci per tutti i rocker e questo terzo disco da studio conferma l’immensa classe e la grandissima capacità nel songwriting di un gruppo aureo, da riscoprire a tutti i costi. Il qui trattato Clash of the Elements è stato prodotto dal compatriota Matti Alfonzetti (già nei britannici Jagged Edge) e Johan Lyander e sfoggia un sound boombastico che illumina tutti i 14 brani inclusi, per quasi 57 minuti di libidine in salsa rock duro e track da applausi, con arrangiamenti variegati, tanti strumenti coinvolti e una resa finale pazzesca. Questa è anche la prima apparizione, su una pubblicazione ufficiale, del nuovo e ottimo chitarrista Henrik Bergqvist, che aveva rimpiazzato l’omologo Pontus Norgren, transfuga per suonare con gli Hammerfall.

Copertina da eroi con le mani sulla città poi si parte con una botta di altissimo lignaggio regale come Too Much of Everything segnata da orchestrazioni, pianoforte e un ritornello fantastico, un vero colpo da maestri con Jakob, al microfono, gran cerimoniere e conducator e un solismo della guitar in stile Queen; pezzo da sballo. Se Caroline è un inno hard serrato che rimane in mente al primo colpo, Like No Tomorrow intaglia un rock atletico con le chitarre in grande spolvero, che farciscono un chorus melodico di immensa presa, un solismo dell’ascia adrenalinico, con un songwriting enorme, così come per One Out of Ten: ballad sentita con ampie spremute sentimentali e ottime partiture e momenti assai significativi. I Rule the Night è un anthem, punto! Sitar iniziale e un ritornello che spacca di brutto, chitarre semplicemente terremotanti e cori dorati, questo sono sempre stati i The Poodles , un ensemble eccezionale con tecnicismi, fantasia e un gusto pazzesco nella composizione. Give Me A Sign è una steccata dura con ogni secondo di musica che sa sorprendere per arrangiamenti, seconde voci, solo della sei corde, una sezione ritmica rocciosa e la voce che imprime un marchio indelebile, che dire della seguente Sweet Enemy, un capolavoro vero e proprio nel distillare emozioni, note, voli pindarici e impatto, con Jakob che si dimostra un cantante cazzuto con attributi capaci di alzare un ponte levatoio. 7 Days & 7 Nights mitraglia che è una bellezza, svelando un ritornello anthemico da gridare nelle arene, Pilot of the Storm con basso e batteria in evidenza, si scaglia verso atmosfere che svelano il lato più oscuro del quartetto, senza rinunciare ad un inciso pregevole, mentre Can’t Let You Go plana sui lidi di una ballata mondiale che tocca le corde più profonde del cuore, con una perizia esecutiva che vola alta, direttamente sull’Everest; cori e ritornello da brividi. Don’t Rescue Me, come al solito, è dotata di un ritornello memorizzabile, Heart of Gold è un 4/4 che scaturisce un brandello lineare, con chitarre prorompenti e un basso manovrato da un ottimo interprete come Pontus Egberg, dove la differenza viene fatta da linee melodiche prorompenti e frizzanti, Dream To Follow è un pezzo nel solco della tradizione del quartetto, con un solismo furioso del nuovo chitarrista, mentre Wings of Destiny chiude il lavoro distendendo la terza ballad in scaletta, con una possente interpretazione vocale da parte del frontman, che innesca un chorus splendido in tutte le sue coloriture capaci di pescare forte nella vaschetta delle emozioni. Ennesimo centro di Jakob Samuel e i suoi pard con questo disco del 2009, che salirà fino al 5° posto delle chart in madrepatria, consacrandoli come una band di assoluto valore europeo e non solo, valutazione che verrà confermata con le uscite successive.

Una band che sapeva scrivere grandi song e grandi dischi, che sapeva accelerare senza perdere un grammo di potenza, condendo la formula con rivoli melodici di vera eccellenza e miasmi poppeggianti, mantenendo altissima la soglia di soluzioni accattivanti e di elevato profilo. 4 musicisti con le palle marmoree che, insieme, sapevano creare una magia difficilmente replicabile: grandi chitarre assai versatili, una sezione ritmica potente ed eclettica e una voce caratterizzante, con presenza scenica di grande effetto. Personalmente ho avuto la fortuna, alcuni anni fa, di potermeli godere live in uno spettacolo, quasi privato, a Torino, nel senso che la loro performance su di un palco ampio, contava poche presenze davanti allo stage; ebbene, furono assolutamente micidiali, per tiro e capacità oltre che molto fedeli alle tracce da studio. Un quartetto per cui provo, personalmente, profonda ammirazione e nostalgia: magari si riformassero! In ogni caso, della loro attività restano parecchi dischi che ancora oggi attizzano e fanno impennare la manopola del mio stereo, perché i The Poodles , volenti o nolenti, hanno incarnato i panni di una grandissimo act, capace di dare nuovo fiato ad un genere che sembrava appannato, superato e sul viale del tramonto. Rock will never die, al contrario di ciò che pensano alcuni.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
60 su 5 voti [ VOTA]
Lucassen
Sabato 23 Novembre 2024, 20.06.05
3
Il migliore dei Ghe Poodles. Li vidi in un bar a Milano e spaccarono.
Nestor
Sabato 23 Novembre 2024, 18.35.12
2
Bello, non il top ma molto godibile. Grande band dalla Scandinavia insieme a Heat, Reckless love, Wig Wam. Voto 75 pieno
Galilee
Sabato 23 Novembre 2024, 14.19.51
1
Gran bel disco, quasi perfetto nel suo essere. Voto però esagerato. Un 80 per me va più che bene.
INFORMAZIONI
2009
Lionheart International
Hard Rock
Tracklist
1. Too Much of Everything
2. Caroline
3. Like No Tomorrow
4. One Out of Ten
5. I Rule the Night
6. Give Me a Sign
7. Sweet Enemy
8. 7 Days & 7 Nights
9. Pilot of the Storm
10. Can’t Let You Go
11. Don’t Rescue Me
12. Heart of Gold
13. Dream to Follow
14. Wings of Destiny
Line Up
Jakob Samuel (Voce)
Henrik Bergqvist (Chitarra)
Pontus Egberg (Basso)
Christian Lundqvist (Batteria)
 
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