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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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I Macabre sono una dimenticata band death/grind dell’Illinois, ma con un biglietto di visita tanto particolare quanto unico nella scena metal. Infatti non sono il classico gruppo death metal di capelloni che vedrete a braccia incrociate in foto scattate in mezzo a una foresta in penombra; cercando qualche loro immagine, vi capiterà di trovare qualche scatto di tre tizi con bretelle e camicie da boscaiolo che imbracciano oggetti acuminati mimando ghigni da deviati mentali. E’ forse questo il segno riconoscitivo dei Macabre, il fatto di proporre un modo completamente unico, originale e folle di interpretare questo genere musicale e lo si nota al primo impatto. Per coloro che ne avessero già sentito parlare, saprete forse che il gruppo, nato (fate bene attenzione) nel 1984, definisce il proprio genere "murder metal". Si potrebbe infatti facilmente dire, prima di approfondire accuratamente la questione, che i loro cavalli di battaglia si risolvano per buona parte in violente interpretazioni death metal di storielle macabre, dal senso dell’umorismo decisamente discutibile, incentrate su alcuni dei più alienati personaggi della storia della criminologia mondiale e sulle loro indicibili nefandezze. Non credete che la folle frenesia creativa di questi tre dubbi individui, che portano i nomi (d’arte ovviamente) di Corporate Death, Nefarious e Dennis The Menace, possa spingersi a tanto? Allora vi invito a prendere in mano il loro disco intitolato Dahmer, perché il meglio deve ancora arrivare. Il titolo è decisamente un programma; se già è un marchio distintivo della band quello di “dedicare” i loro pezzi a noti serial killer, passati alla storia per furiosi omicidi, perversioni disumane o antropofagia compulsiva, il disco in questione è interamente dedicato al loro "caro" Jeffrey Dahmer, che da quanto capirete documentandovi a tal proposito (cosa che la perizia di dettagli narrativi dei testi vi renderà impossibile non fare), è un personaggio sufficientemente deviato da ispirare ben 26 pezzi di death/grind carichi di marciume, umorismo nero a palate e genialità musicale di rara reperibilità e assolutamente da non sottovalutarsi. Passiamo quindi all’ascolto. Fin dalle prime note, Dahmer, come il suo acclamato e seminale predecessore Sinister Slaughter (del 1993), si distingue per un songwriting diretto, intenso e ritmicamente spiazzante, con riff che attingono dalla tradizione death/grind di Pungent Stench e Impetigo nella loro furia graffiante e abrasiva, altrettanto efficacemente supportati da una batteria (a cura di Dennis) dinamica e che raggiunge più volte tempistiche eccezionali, per poi accompagnare l’estro dei Macabre in pesantissimi e fangosi rallentamenti malati e cadenzati dall’onnipresente e monolitico lavoro di Nefarious al basso ed in una condotta solistica tutt’altro che scontata, ma indispensabile per la riuscita sinistra delle melodie ricercate. L’originalità del gruppo non si esaurisce in un compatto death metal di autopsiana memoria, ma fa della voce alienata di Corporate Death (anche chitarrista) il punto forte della fecondità compositiva dei Macabre, variando dallo scream, al growl (laddove è accompagnato dal cantato gutturale anche dello stesso Nefarious), a una perversa e inquietante voce pulita: ci si trova così dinnanzi ad un frenetico e forse bizzarro polimorfismo della gola di Lance, che si fa flessibile portavoce dei testi del concept, altrettanto acidi e disumani. La cosa più straordinaria, che lascia assolutamente basito l’ascoltatore ai primi ascolti, è come, in buona parte delle canzoni, i ritornelli si estendano su malate reinterpretazioni di filastrocche e canzoncine puerili che difficilmente non riconoscerete, o su strofe dalle rime semplici, infantili e di rapido effetto, che entreranno nella vostra mente; il tutto trattando, con apparente indifferenza e sinistro compiacimento, alcune delle più orribili azioni di cui avrete mai sentito parlare. In effetti il lato legato all’aspetto dei testi è più che mai rilevante in un disco dei Macabre, dal momento che rende davvero giustizia al nome del gruppo: essi sono totalmente basati su fatti realmente accaduti, nulla è lasciato alla fantasia degli stessi compositori, che si limitano, come grotteschi menestrelli, a raccontare con aria canzonatoria, corrosivamente sarcastica e deliziosamente sinistra gli orribili atti compiuti da esseri umani in carne d’ossa; nessun personaggio fittizio, nessuna narrazione lasciata alla sprovvista di orrendi particolari, gli aspetti più malati e pericolosi della mente non sono tralasciati e il ritratto del serial killer, il personaggio deviato e assolutamente incompreso per eccellenza, prende forma attraverso il concept, svelando un’intenzione più profonda di quella meramente parodistica, ma senza mai abbandonare le strutture ritmiche e le rime che rendono irresistibili e orribilmente grotteschi i loro pezzi. C’è un’originalità all’approccio musicale genuinamente satura di follia, a volte incomprensibilmente macabra, una frenesia omicida che degenera nella musica dei Macabre, trasudando ironia e tragica comicità che accompagna l’arduo approccio ai più reconditi meandri della perversione violenta. Tirando le somme, come potrete sentire, il songwriting è quindi decisamente vario, perché se certi pezzi ricalcheranno con efficacia le vostre aspettative rispetto a una band death metal, lasciando soddisfatti i palati avvezzi ad un suono ruvido e d’impatto, veloce ed aggressivo (dalla opener Dog Guts alla monolitica The Trial), oppure coloro che vogliano ascoltare un death/grind veloce che facilmente richiami alla mente nomi come Exhumed o Carcass, che sia tagliente e sempre affilato sulle chitarre (come in Exposure e nell’intensissima Drill Bit Lobotomy) o cadenzato e abrasivo (come non citare Hitchhiker). Altre composizioni vi lasceranno prima interdetti e poi divertiti con rime e ritornelli malati e grotteschi (Scrub a Dub Dub ne è un classico esempio, assieme a In The Army Now o Coming to Chicago) fino a malsani esperimenti stilistici, che vanno da cantilene a vere e proprie parodie (come Jeffrey Dahmer and the Chocolate Factory e Jeffrey Dahmer’s Blues). È un’opera musicalmente vivace e graffiante, acida e divertente, malata e mai scontata, resa ancora più unica dalle liriche. Ma le sorprese che il disco, nella sua durata di ben 52 minuti e 26 tracce (tutte di breve durata, come facilmente potrete intendere), vi riserverà sono ben più di quelle che ho elencato, rendendo Dahmer assolutamente vincitore nella sfida di non annoiare mai l’ascoltatore, ma di divertirlo e forse un po’ inorridirlo, fino alla fine. In conclusione, qui troverete death metal al fulmicotone, ritmiche furiose e compatte, parti vocali alienate, testi usciti dai meandri più reconditi dello humour nero, rime e chorus grotteschi, ironia tagliente e tragicomica, poliedricità e follia, ma al contempo coerenza ed efficacia: i Macabre e in particolare il loro disco Dahmer sono questo e altro, un ascolto che non vi potete permettere di tralasciare.
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9
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Questo è un gruppone. Scoperti nel 98 con l'ep shil list che già spaccava il culo talmente era grezzo e deviato. E poi mi capitò per le mani sto Dahmer nel 2001. E ho capito che erano davvero folli. Gli altri album come Unabomber, Sinister slaughter e Murder metal son ottimi album dove c'è qualche tratto di follia ma con Dahmer han superato loro stessi. Ho appena ordinato Grim scary tales, speravo fosse recensito ma non è cosi. Speriamo meriti |
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8
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gli OLD erano veramente fuori,posseggo da tempo immemore il debut in vinile ed uno split con gli assuck,poi nei '9 0 hanno iniziato a suonare roba elettronica e probabilmente si sono dati all'eroina |
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7
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Ho appena ascoltato qualcosa su you tube...devo dire pazzi abbastanza.Ma qualcuno di voi ha mai ascoltato gli O.L.D.(old lady drivers)?scovate scovate...25 anni fà! |
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6
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Grandissimi, disco cult del genere. |
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5
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li conobbi ad un wacken (del 2001 mi sembra) dove un mio amico mi porto a vederli di forza e me ne innamorai al primo ascolto...tanto che poi andai subito a cercare dahmer e sinister slaughter ai vari negozietti del festival...forse il precedente incarna di più lo spirito beffardo ed ironico della band, ma anche questo non scherza ed il rifacimento della canzona dagli Umpalumpa è pura genialità...peccato che poi si son un po' persi per strada...il successivo murder metal non mi aveva affatto convinto... |
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4
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gran gruppo, gran disco.saluti. |
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3
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disco stupendo per una delle band più criminosamente sottovalutate della storia.tecnicamente perfetti(il batterista fa letteralemente cantare il suo drumkit) e con un inventiva assai rara.purtroppo però nella scena death non c'è spazio per l'ironia e l'umorismo...un vero peccato |
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2
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Concordo con Undercover e con la recensione di Nicolò, soprattutto quando dice dimenticata. Infatti abbiamo commentato in due. Gran disco, personalmente preferisco il precedente ma siamo su alta qualità, umorismo nero e musica estrema, un gruppo però non per tutti. Visti dal vivo sono anche parecchio divertenti. |
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1
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I Macabre sono dei geni sottovalutati e quest'album n'è la dimostrazione. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Dog Guts 2. Hitchhiker 3. In The Army Now 4. Grandmother's House 5. Blood Bank 6. Exposure 7. Ambassador Hotel 8. How 'bout Some Coffee 9. Bath House 10. Jeffrey Dahmer And The Chocolate Factory 11. Apartment 213 12. Drill Bit Lobotomy 13. Jeffrey Dahmer Blues 14. McDahmers 15. Into The Toilet With You 16. Coming To Chicago 17. Scrud A Dub Dub 18. Konerak 19. Media Circus 20. Temple Of Bones 21. Trial 22. Do The Dahmer 23. Baptized 24. Christopher Scarver 25. Dahmer's Dead 26. The Brain
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Line Up
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Lance Lencioni "Corporate Death" (Voce, Chitarre) Charles Lescewicz "Nefarious" (Basso, Cori) Dennis Ritchie "Dennis The Menace" (Batteria)
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