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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Kill Devil Hill - Revolution Rise
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( 2188 letture )
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Due nomi di spicco mettono sotto i riflettori il nome dei Kill Devil Hill, band con sede a Los Angeles e sorta nel 2011, già autrice di un ottimo debut autointitolato ed ora giunta sulle nostre scrivanie con Revolution Rise: sono quelli del bassista Rex Brown, ex dei leggendari Pantera, e Vinny Appice, altrettanto leggendario batterista con un passato nei Black Sabbath, negli Heaven And Hell, nei Dio ed in una marea di altri progetti. Per una volta, come vedremo tra poco, la superband di turno produce qualcosa di significativo, dando un seguito concreto alle aspettative derivate dall’accostamento di tali grosse firme: non solo fumo, ma anche molto arrosto, in questo più che pregevole Revolution Rise, edito dalla Century Media.
Quello dei Kill Devil Hill è un affascinante incontro tra tradizione e modernità, essendo un heavy-rock roccioso, vigoroso, che attinge dalle sonorità settantiane e sabbathiane per spostarsi su coordinate granitiche e contemporanee, quasi groove, ricordando in certi frangenti anche qualcosa degli Alter Bridge. La presenza di Appice e dello stesso Rex Brown è in tal senso indicativa, se è vero come è vero che gli stessi Pantera, in soldoni, passarono alla gloria ibridando il thrash metal ottantiano con gli stilemi pseudo-doom dei Black Sabbath, settantiani fino al midollo. Il sound spesso e corposo dei Nostri si evince fin dall’opener No Way Out, cadenzata, ossessiva e dotata di qualche bel riffone a tema. Nel corso di tutto il platter le chitarre robuste fanno da sfondo a scenari di decadenza suburbana, descritti in pezzi disagiati, stridenti, cupi e soffocanti nelle vocals, ma comunque coinvolgenti e mai noiosi. Brani come Crown of Thorns, Why, Stained Glass Sadness o Stealing Days stanno lì a dimostrarlo: il disco suona fieramente retrò, figlio dei Seventies, ma senza per questo apparire anacronistico o forzato, anzi, perché -come detto- è evidente anche la matrice più moderna e “alternative” intrisa nelle corde di questi musicisti. Essi mettono pertanto a segno un gran bel colpo, districandosi tra maciullanti e opprimenti mid time come Wake Up the Dead ed eteree semiballate (Long Way from Home), a dimostrazione di uno spettro sonoro vario e ben articolato. Tra tanti episodi validi, ne spicca anche qualcuno veramente sopra la media, come ad esempio Leave It All Behind, probabilmente il migliore del lotto: bellissime e coinvolgenti le linee vocali, potenti e rocciosi i riff sciorinati da Mark Zavon, esaltante il contraltare tra la rilassatezza delle strofe e l’aggressività del refrain. Eccezionale è anche Where Angels Dare to Roam, avvinghiata ad un riff prepotente e caratterizzata da un andamento mid-time caracollante, di fronte al quale la testa non può che muoversi a tempo, come del resto durante il caloroso solo di chitarra.
La scaletta mantiene livelli qualitativi altissimi dall’inizio alla fine, anche se forse è leggermente troppo lunga: cinquantacinque minuti di ascolto potrebbero suonare troppo ridondanti alle orecchie degli ascoltatori meno esperti o avvezzi a sonorità ben più dinamiche, le quali sono comunque rintracciabili in un passaggio come la vivace Endless Static, scoppiettante esercizio di hard rock classico impreziosito da eccellenti linee vocali. La prova del singer Jason Bragg, del resto, è una garanzia assoluta; una timbrica fortemente rock, ruvida e carismatica, davvero azzeccata per la proposta dei Kill Devil Hill, che concludono il disco con le emozioni forti di Life Goes On, in cui una sezione finale onirica ed introspettiva lascia scorrere un assolo assai emotivo, quasi etereo, degna ciliegina sulla torta per un album davvero convincente e appassionante, soprattutto per chi adora le riproposizioni del sound settantiano.
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4
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mmm, credo si tratti del suo nickname per cui non è un errore!  |
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3
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Ok, ma nella line up del primo disco il nome è Dewey. Forse l'errore è li. |
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2
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Il vocalist? mmm, no no, si chiama Jason Bragg! |
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Lo sto ascoltando sul tubo mi sembra buono penso proprio di acquistarlo. Buona la prova del vocalist. P.S. ma non si chiamava Dewey. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. No Way Out 2. Crown of Thorns 3. Leave It All Behind 4. Why 5. Wake Up the Dead 6. Long Way from Home 7. Where Angels Dare to Roam 8. Stained Glass Sadness 9. Endless Static 10. Stealing Days 11. Life Goes On
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Line Up
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Jason Bragg (Voce) Mark Zavon (Chitarra) Rex Brown (Basso) Vinny Appice (Batteria)
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