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HEAVY BONE - Enzo Rizzi - L'intervista
05/08/2014 (2637 letture)
Pochi minuti dopo essere entrati nell'area del Total Metal Fest, incontriamo Enzo Rizzi. Comodamente seduti ad un tavolino della zona bar, abbiamo parlato con lui di fumetti e di mercato ad essi legato, scoprendo alcune similitudini con quello della musica, peraltro oggetto dei suoi disegni. Ecco quanto ci siamo detti in quel di Bitonto.

Francesco: Ciao Enzo, finalmente riusciamo a fare questa intervista più volte rimandata. Alcune settimane fa abbiamo pubblicato la recensione della Storia del Rock a Fumetti con il personaggio di Heavy Bone. Vogliamo partire da questo e dal tratto del disegno che io ho giudicato molto italiano, considerando questo come valore aggiunto in tempi in cui manga ed anime hanno colonizzato la nostra cultura?
Enzo Rizzi: Quando parlo del tratto di Heavy Bone faccio sempre riferimento ad un tratto rozzo ed underground, che non ha niente a che vedere col fumetto classico. Un tratto che cerca di aderire alle caratteristiche principali delle mie illustrazioni, che devono essere il più possibile realistiche. E' un bianco e nero che è il frutto delle mie passioni, cioè un bianco e nero molto netto, derivato delle mie letture da ragazzino. Ero appassionato dei fumetti "neri" italiani tipo Diabolik, Kriminal, Satanik e senza nemmeno farci caso ho finito con l'assimilare quel tipo di situazione, con il mio tratto che con la sua distinzione netta tra bianchi e neri può ricordare quelle cose, anche se non è poi prettamente fumettistico, ma si avvicina molto di più all'illustrazione.

Francesco: A proposito di questo ed in particolare della china, forse dico una fesseria, ma quando ero piccolo ero un grande ammiratore di Magnus e Bunker e mi è parso di ritrovarvi delle tracce in te. E' un qualcosa che fa parte anche della tua formazione o no?
Enzo Rizzi: Sì, sì, certamente. Ne fa parte perché come ti dicevo prima ero attirato dai fumetti "neri" italiani, più che altro per la distinzione bianco/nero della quale dicevamo prima, anche se poi non ho mai assimilato quel tipo di tratto perché sono molto lontano dallo stile prettamente fumettistico.

Francesco: Dopo anni in cui non ho più seguito il mondo del fumetto, mi sono ritrovato in una realtà dominata dai giapponesi, con uno stile con sue peculiarità, con una sua cifra stilistica, con una sua cultura e con un suo mercato. Disegnando però con un tratto ancora così europeo, che mercato si trova? C'è ancora spazio per le nostre cose o la gente è disperatamente colonizzata da loro?
Enzo Rizzi: Io ti rispondo per quanto riguarda il mio personaggio. Anche dal punto di vista dell'impatto visivo Heavy Bone è un fumetto fuori dagli schemi che non segue quello che offre oggi il mercato italiano. Questo però è anche il vantaggio di chi pubblica con un editore indipendente. Il piccolo editore pubblica per passione e per venire incontro alle esigenze di una cerchia ristretta di lettori. Se però pensiamo che quelli di Heavy Bone sono in generale degli appassionati di musica rock e metal, quella che chiamiamo cerchia ristretta finisce col diventare un bacino d'utenza potenzialmente molto largo. Quindi offrire un prodotto che esce dagli schemi classici come questo, permette di creare un mercato piccolo, ma in crescita costante, di persone che si riconoscono in un prodotto che altri editori non offrono. Il mercato dei miei lettori infatti, prima di essere composto da appassionati di fumetti, è fatto di appassionati di musica. E' l'appassionato di musica che si avvicina al volume perché magari vi è rappresentato il suo gruppo preferito, solo in seconda battuta viene l'appassionato di fumetti.

Francesco: A proposito del libro ed a prescindere dal tratto e dalle questioni tecniche, il suo fine era -credo- dal punto di vista testuale solo quello di introdurre il lettore in un certo mondo, non di fare da enciclopedia per immagini.
Enzo Rizzi: Infatti. Io e l'editore ci illudiamo di poter essere un punto di partenza per tutti quei ragazzi giovani che magari ascoltano i gruppi del momento, ma non sanno chi erano Chuck Berry, Buddy Holly, Billie Holiday, Little Richard e via discorrendo. Io ho un figlio di vent'anni che molto spesso mi dice: "Papà, senti in cuffia questa band", roba uscita adesso, o cinque anni fa o dieci, ed io rispondo: "Ah, micidiali, sono proprio forti, però mi ricordano..", ed invariabilmente si ritorna al passato e la cosa si trasforma nell'occasione per dire a mio figlio: "Ti piace questo gruppo? Ok, ma vatti a sentire quello che hanno fatto questi altri trent'anni fa". Quindi l'ho fatto anche perché ho visto sul campo questa necessità di fornire una sorta di punto di partenza per tanti ragazzi che non hanno neanche più l'interesse ad andare a fondo delle cose, per scoprire le radici della musica. Mi dà fastidio quando parlo con qualcuno che non sa chi era Robert Johnson, ma dice di ascoltare blues, oppure quando si parla della maledizione del rock e scopro che pensa che tutto sia cominciato con Kurt Kobain. Il volume vuole essere una maniera per avvicinare quelli che usufruiscono della musica in maniera più superficiale, non tenendo conto del background, di tutto quello che c'è stato prima. Quindi i nomi che abbiamo fatto prima che ad alcuni possono sembrare inutili, invece sono assolutamente fondamentali, anche a livello di trasgressione, se vuoi. Chuck Berry è stato arrestato perché metteva delle telecamere nei bagni dei suoi alberghi per spiare le donne. Little Richard è un omosessuale che ha sempre dovuto lottare per i suoi diritti e via così. E' una maniera per conoscere il passato.

Francesco: E riguardo al libro precedente basato sul metal, l'approccio era lo stesso?
Enzo Rizzi: Sì, ma mentre l'ultimo è stato concepito direttamente così, La Storia del Metal è venuto fuori quasi per caso, in quanto si tratta di biografie che io avevo già pubblicato per Rock Hard. Poi trovai un editore disposto a riunirle tutte in un volume unico, ma erano state disegnate in base ai miei desideri del momento. Se ad un certo momento mi andava di disegnare i Led Zeppelin disegnavo loro e via così, senza seguire un preciso ordine cronologico. Troviamo quindi anche band che non c'entrano molto con la storia del metal come i Nirvana che appartengono al grunge, quindi con un assemblaggio quasi casuale, mentre il libro che hai recensito è stato concepito proprio come un viaggio partendo da Robert Johnson che non incontra il diavolo, ma Heavy Bone e fino ai Foo Fighters, quindi parliamo di qualcosa di molto più strutturato. Quello sulla storia del metal non è comunque passato inosservato, andando a riempire un vuoto di mercato.

Francesco: Disegnare la musica sembra quasi una fissazione per te.
Enzo Rizzi: Indubbiamente. Pensa che io negli anni 90 andai a Roma per un appuntamento con Francesca Dolazza, che era la capo redattrice di "Tutti Frutti", la quale aveva deciso di pubblicare tutte le mie tavole, Poi non se ne fece più niente e provai con i tipi di "Tutto Musica & Spettacolo". Questo per dirti che il piccolo successo di Heavy Bone non nasce per caso, è un progetto che parte dagli anni 90, quello di disegnare la musica perchè è ciò che mi fa stare bene.

Francesco: Questo sta aprendo, oltre ad un po' di mercato, anche qualche mente, provocando davvero la riscoperta di certe storie e di una certa cultura che gli faccia apprezzare meglio anche la contemporaneità. Come reagiscono gli altri editori? C'è la stessa difficoltà del mondo della musica a proporre qualcosa di nuovo, ad assumersi qualche rischio?
Enzo Rizzi: Per quanto riguarda La Storia del Rock le vendite che avvengono non solo nelle fumetterie, ma anche nelle librerie, indicano che il mercato esiste anche se non è facile da raggiungere. Circa il suo considerarlo eventuale apripista per altri autori ed altri editori per altre opere legate alla musica, ti dico esplicitamente che manca il coraggio. A parte alcuni episodi isolati come il volume dedicato a Brian Epstein e la storia dei Beatles vista con i suoi occhi, oppure quello di Pettinato dedicato a Kobain, sono ben poche le opere che trattano musica rispetto alla potenziale richiesta del mercato. C'è timore da parte degli editori nel pubblicare qualcosa che esce dai soliti schemi. Si tende a non rischiare pubblicando solo personaggi classici. Solo il piccolo editore può dare ad un giovane o a chi presenta un progetto la possibilità di dare spazio a personaggi nuovi. Il grosso editore la pensa diversamente, come ha sempre fatto. Non si esce da determinati schemi perché si rischia di non vendere e loro vogliano essere sicuri di vendere prima di pubblicare. Nel caso di Heavy Bone quando l'editore ha deciso di pubblicarlo nel 2009 lo ha fatto solo perché un appassionato come noi legato alla casa editrice gli ha detto "Senti, secondo me esiste un mercato che non è ancora stato toccato da nessuno, mi assumo io il rischio, tu pubblica". Poi l'editore, durante "Lucca Comix 2009", mentre io autografavo gli albi venduti mi faceva incredulo i complimenti stupendosi di quanto accadeva. Ha rischiato da incosciente forse, ma ora non lascerebbe mai andar via il personaggio.

QUESTIONE DI POTERE
In sottofondo intanto risuonano le prime note dei Node e la nostra intervista deve interrompersi per seguire le esibizioni dal vivo delle quali avete letto nel report del Total Metal Fest, ma anche se stavolta abbiamo parlato più che altro del mondo dell'editoria, almeno alcune dichiarazioni di Enzo Rizzi meritano di essere approfondite perché si può tracciare un interessante parallelismo col mondo della distribuzione musicale. Mi riferisco in particolate al fatto che "manca il coraggio", che le case editrici, così come quelle discografiche, non hanno alcuna voglia di rischiare "pubblicando solo personaggi classici" e con il il grosso editore "non si esce da determinati schemi perché si rischia di non vendere e loro vogliono essere sicuri di vendere prima di pubblicare". Ecco, anche in musica, così come in altri settori (il discorso si potrebbe allargare persino allo sport), si punta troppo spesso sul sicuro, sul nome che non solo è già famoso, ma al quale si impone di fare sempre lo stesso disco o in questo caso di disegnare sempre lo stesso personaggio, impedendo la crescita di talenti nuovi e quella ricerca, quella sperimentazione che produce cultura e fa progredire la scena e quindi anche la società cui quella scena appartiene. Questa intervista però, dimostra anche quanto sia vero ciò che da sempre sosteniamo, ossia che il potere di cambiare è in mano nostra. Heavy Bone esiste perché il pubblico lo ha fatto esistere premiando chi ha rischiato, ed anche in musica tante band e tante manifestazioni possono esistere e continuare se noi decidiamo che meritano di farlo, comprando i dischi di chi esplora nuove strade, sostenendo le piccole case discografiche ancora disposte a fare scouting e partecipando ad eventi che cercano di proporre grandi e piccoli nomi insieme o piccole realtà con piccoli nomi, che però talvolta hanno cose più interessanti da dire rispetto a chi ha la pancia piena. Noi possiamo farlo, se realizziamo che è così.



Unia
Sabato 9 Agosto 2014, 13.49.55
4
Ti ringrazio per la risposta Mi piaceva il paragone con Miller per l'uso del nero e il personaggio, consentimi il termine, "cazzuto"! Comunque cercherò e spero di reperire il volume Stay Metal too!
Enzo Rizzi
Venerdì 8 Agosto 2014, 16.43.54
3
Innanzitutto grazie per il complimento. Spero che col tempo il mio putrido zombie riesca a meritarlo...per ora i personaggi di Miller sono stelle troppo lontane da poter essere raggiunte. Per quanto riguarda il connubio Music & Comics, conosco gli artisti e le opere da te citate...non dovrebbero mancare nella biblioteca di ogni appassionato.Stay Heavy"Bone", Unia Enzo Rizzi
Enzo Rizzi
Venerdì 8 Agosto 2014, 16.43.52
2
Innanzitutto grazie per il complimento. Spero che col tempo il mio putrido zombie riesca a meritarlo...per ora i personaggi di Miller sono stelle troppo lontane da poter essere raggiunte. Per quanto riguarda il connubio Music & Comics, conosco gli artisti e le opere da te citate...non dovrebbero mancare nella biblioteca di ogni appassionato.Stay Heavy"Bone", Unia Enzo Rizzi
Unia
Venerdì 8 Agosto 2014, 13.49.56
1
Riporto qui un commento del forum (modificato): Metal e Fumetti sono le mie passioni principali. Per fortuna ci sono altri autori come Stefano Alghisi con "Morrison Hotel", "Freddie & Me" di Dawson che hanno unito musica e disegno, come anche Crepax per il jazz in "L'Uomo di Harlem" e le cover di dischi o Robert Crumb. Quanto alla questione manga/fumetti giapponesi credo abbiano avuto un impatto più incisivo forse attraverso l'animazione e i media. Comunque a me Heavy Bone pare uno dei personaggi usciti da Sin City di Frank Miller
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