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Spectral Voice - Sparagmos
16/03/2024
( 1021 letture )
Il ritorno sulle scene degli Spectral Voice era certamente uno dei più attesi per gli appassionati del death metal dopo che il debutto Eroded Corridors of Unbeing, uscito nel 2017, aveva riscosso un notevole successo grazie ad un death/doom che si era dimostrato ispiratissimo e fresco, moderno e old-school allo stesso tempo. Quel disco peraltro seguiva di solo un anno un altro debutto clamoroso, quello dei Blood Incantation, con cui gli Spectral Voice condividono i ¾ della line-up, completando una doppietta micidiale che ha lasciato un segno nel death moderno e che mostrava due lati opposti di una stessa, mortifera, medaglia.
Se infatti i Blood Incantation sono velocità, violenza e tecnica portate agli estremi, gli Spectral Voice sono oscurità, atmosfere plumbee, morte lenta e inesorabile; se i primi guardano al cielo in cerca di antiche civiltà aliene, i secondi si gettano nelle profondità e negli abissi più profondi della realtà e dell’immateriale.

L’attesa, dunque, dopo quasi sette anni e solo qualche split album a riempire lo iato temporale, si conclude con questo Sparagmos, in cui però le fumose, folli allucinazioni del debutto lasciano spazio a visioni più nitide, ma ancor più oscure, in cui si affacciano entità maligne e occulti rituali sacrificali.
L’atmosfera dunque è più malsana che mai, ma musicalmente li ritroviamo esattamente dove ci avevano lasciati, come del resto ci si poteva aspettare proprio ascoltando gli split, ad esempio l’ultimo con gli Undergang uscito l’anno scorso.
L’anima death dei Nostri si fonde ancora una volta alla perfezione con un doom malefico, pachidermico, talvolta al limite del funeral, in un bilanciamento in cui giocano un ruolo chiave tutti gli elementi d’atmosfera, soprattutto le tastiere ma anche tutti gli effetti simil-noise che ammantano l’opera di un’aura ancor più sinistra. La produzione esalta tutti gli elementi, tutti gli strati del sound che la band sovrappone coscienziosamente, risultando piena, profonda e sufficientemente sporca, ma anche più riverberata, meno chiusa rispetto al debutto, con le chitarre gravi, possenti e melmose, una sezione ritmica pesantissima e la voce valorizzata in tutti i suoi passaggi dal growl allo scream.
Il disco è ancora una volta composto da poche, lunghissime composizioni che si susseguono senza un istante di respiro tra una e l’altra e mostra una band abilissima nel condensare nei brani tutto l’enorme bagaglio tecnico che mette al servizio della propria musica (si noti in particolare l’impeccabile lavoro di Wendler dietro alle pelli); inoltre salta all’orecchio l’incredibile varietà e freschezza delle soluzioni adottate, pur all’interno di un’opera stilisticamente molto omogenea.
L’introduzione, affidata come nel debutto a poche note arpeggiate accompagnate dalla tastiera, cela la disperazione che esplode ben presto nei primi riff di Be Cadaver, lenti, sporchi e fangosi, dissonanti e caotici; il riverbero estremo avvolge tutto in una cappa fumosa, prima che improvvisamente l’oscurità si trasformi in una furia travolgente: la velocità aumenta vertiginosamente, batteria e chitarra si lanciano in un assalto quasi black/death e la voce si fa più acuta e disperata, finché l’impeto non si esaurisce lasciando spazio ad un finale quasi sognante, in cui i tempi si dilatano nuovamente, cori solenni accompagnano il recitato di Wendler e una chitarra in clean tratteggia una melodia mesta.
Red Feasts Condensed Into One, al contrario sembra partire furiosa, in classico stile death metal, ma poi rallenta quasi subito rigettandoci negli abissi più oscuri e presto all’orchestra demoniaca si aggiungono anche le tastiere, tra continui cambi di tempo e inquietanti rumori di sottofondo. Anche Sinew Censer porta con sé una notevole carica di velocità e violenza sonora, interrotta però dalla lunga sezione centrale ancora una volta lenta e catartica, in cui pochi riff si ripetono e si incastrano creando un effetto quasi ipnotico nel mezzo di growl infernali e del confuso sussurrare dei demoni.
Death’s Knell Rings In Eternity chiude l’oscura spirale con il suo riffing possente, fangoso e malefico, mentre la doppia cassa macina chilometri e bpm; nella seconda parte va poi lentamente morendo allentando le catene del caos e aprendo uno spiraglio per un’atmosfera plumbea ma a tratti quasi epica, mentre tutti gli strumenti vanno spegnendosi, lasciandosi dietro solo gli onirici pad di tastiera a sospirare le ultime note.

Si chiude così in maniera più che degna questa a lungo attesa seconda fatica degli Spectral Voice, che hanno ripagato pienamente le alte aspettative producendo un disco che ripropone la formula già tentata con successo nel debutto, ma espandendola se possibile ancor di più e in parte virando anche su atmosfere diverse, ancor più oscure, misteriose, indecifrabili. Lo stile della band si è affinato, è maturato ed è diventato ancor più codificato, riconoscibile, condensando ottime capacità con gli strumenti e grande personalità compositiva.
Lo sforzo profuso tanto a livello tecnico, che di songwriting, che di produzione è notevole e conferma la band come una delle realtà più convincenti della storia recente del death metal e candida certamente Sparagmos ad un posto tra i migliori dischi metal dell’anno.



VOTO RECENSORE
83
VOTO LETTORI
82 su 6 voti [ VOTA]
LUCIO 77
Sabato 23 Marzo 2024, 7.44.24
4
Azzeccata commistione fra Death e Funeral Doom.. Musica che rimanda a scenari apocalittici, in linea con i tempi attuali.
God of Emptiness
Venerdì 22 Marzo 2024, 22.56.02
3
A tratti sicuramente Funeral, gli arpeggi mi hanno ricordato molto gli Evoken. Album bellissimo, secondo me Be Cadavere la migliore del lotto e avrei preferito una canzone più corta come seconda per rifiatare e fare in modo che l\'attenzione non vacilli. Hanno ancora margini di miglioramento per sfornare il loro opus magnum. Voto 80
Stagger Lee
Giovedì 21 Marzo 2024, 21.20.42
2
A tratti Death, a tratti Funeral...hanno sfornato un disco favoloso. Quoto il commento di @Lisa: questa band è fantastica!
lisablack
Sabato 16 Marzo 2024, 18.58.05
1
Le ultime parole del recensore dicono tutto.. Tra i migliori album dell\'anno. Disco sinistro, opprimente angosciante, cattivo.. 85 per me.
INFORMAZIONI
2024
Dark Descent Records
Death / Doom
Tracklist
1. Be Cadaver
2. Red Feasts Condensed Into One
3. Sinew Censer
4. Death's Knell Rings In Eternity
Line Up
E. Wendler (Voce, Batteria)
M. Kolontyrsky (Chitarra)
P. Riedl (Chitarra)
J. Barrett (Basso)

Musicisti ospiti
Tim Mellon (Voce) (Traccia 4)
 
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