Di Simone Fioletta ci siamo ripetutamente occupati, e fino ad ora ne abbiamo sempre parlato più che bene, e con questo nuovo When Reality is Nothing egli non fa che confermare i giudizi precedenti su di lui espressi. La sua nuova prova solista –ancora una volta piuttosto diversa per atmosfere da quanto proposto con i Moonlight Comedy- consolida infatti il suo percorso di Shredder potenziale dedito invece ad una attività che con lo Shred ha ben poco a che vedere: il racconto di storie di senso compiuto utilizzando la chitarra al posto della voce, risultando in tal modo lontanissimo dall’attitudine di chi invece punta esclusivamente a fare sfoggio di perizia tecnica e velocità esecutiva a scapito della fruibilità del prodotto per mirare a confezionare manuali tecnici e non album veri e propri.
Ancora una volta Simone Fiorletta coglie nel segno circondandosi innanzi tutto di musicisti di alto livello -Andrea De Paoli su tutti- e concettualmente coinvolti nel suo modo di intendere la musica e da una batteria di Guests che farebbe comodo a parecchia gente, (Neil Zaza, Mistheria e parecchi altri), centrando una produzione molto chiara, con ottimi e ben bilanciati suoni così come la sua musica richiede –tralasciando quello della sua chitarra mi è piaciuto in particolare quello della batteria, con speciale riferimento alla cassa- e soprattutto con le sue canzoni “descrittive”, capaci, come detto, di raccontare senza l’uso della parola, fidando in parte sulla trasmissione di sensazioni visuali ed in parte su un vero e proprio “parlato” della sei corde per rilevare il quale è ovviamente necessario calarsi nella realtà musicale di Fiorletta , possibilmente seguendo il suo excursus musicale dall’inizio. Insomma, si potrebbe parlare –ancora una volta- di disco strumentale “recitato” dalla chitarra, un modo di proporsi che trovo molto maturo, anche perché quello che viene fuori in prima battuta è appunto il racconto sonoro, e non la perizia tecnica del musicista che pure è molto elevata, e non tutti sono disposti a trasmettere prima di tutto questa sensazione.
Dentro When Reality is Nothing c’è ancora una volta tutto il mondo interiore di Simone, fatto si, di HR/HM, ma anche di Jazz, Blues, Fusion, Rock e tanto altro ancora, senza alcuna saccenza, senza alcun senso di superiorità, ma con le porte della propria interiorità completamente spalancate verso l’ascoltatore, sia che si tratti di brani più complessi come My Brother, e Dance in the City o divertenti come Oh No, Once Again e Ehy, What’s Up? o più dolci come Loneliness in your Eyes o Laura . Da notare anche la presenza per la prima volta della voce, presenza che si appalesa in un intervento narrante di Emiliano Germani in Like a Bird ed un semplice ”Ehy, What’s Up?” di Laura Paolucci nel brano omonimo.
Disco della maturità, senza la presenza di evoluzioni stilistiche particolari, ma appunto consolidando quanto fatto in precedenza, When Reality is Nothing costituisce ancora una prova vincente di Simone Fiorletta e sicuramente non deluderà che predilige i sussurri ed i racconti alle urla ed ai muscoli.
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