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Mournful Congregation - The Book Of Kings
( 5060 letture )
Non ancora destato completamente dallo sconvolgente ascolto del nuovo Esoteric - che ancora riecheggia nelle mie orecchie - mi ributto a capofitto nell'ascolto di un'altro colosso della scena ultra-doom internazionale, ossia il nuovo lavoro degli australiani Mournful Congregation, che in questo finire d'anno ci regalano il nuovo The Book Of Kings, disponibile anche in edizione 2CD insieme alla raccolta di b-side intitolata The Unspoken Hymns.

Andiamo per ordine parlando del nuovo lavoro, composto da 4 canzoni per un running time che sfiora i 77 minuti di musica.
Prima ancora di inserire il dischetto nel mio stereo, non posso non notare il graditissimo ritorno dell'artwork al look total black che da sempre contraddistingue la band, ma che sul precedente The June Frost era stato momentaneamente accantonato, in favore di una grafica interamente bianca che oggi spicca proprio come...una mosca bianca.
Inserito il disco, la cosa che balza immediatamente all'orecchio dell'ascoltatore è la produzione che - stranamente - è un gradino inferiore rispetto allo splendido predecessore, ma che comunque permette tranquillamente di apprezzare appieno l'album in tutte le sue sfumature. I Mournful Congregation sono una band con profonde radici underground, e niente e nessuno potrà mai allontanarli da questi territori estremi dove l'unica evoluzione contemplata è la possibilità di suonare ancor più lentamente del solito. Detto questo, è facile intuire che nulla è cambiato sotto i cieli australiani; difatti questo The Book Of Kings è il naturale successore di The June Frost, rispetto al quale si può notare un leggero incremento delle parti arpeggiate, consegnandoci forse l'episodio più intimo della loro discografia, ma comunque fermamente ancorato sulle sonorità che ce li hanno fatti amare.

L'ascolto di The Book Of Kings è aperto dai 19 minuti abbondanti di The Catechism Of Depression, brano che si lancia - senza alcuna introduzione - in una spaventosa cascata doom che toglie letteralmente il fiato: tale è la sensazione di vuoto e di desolazione che emergono dall'ascolto di questo monumentale pezzo. Nonostante le mie parole possano scoraggiare i meno intransigenti, è bene dire che - così come i fiori riescono a farsi spazio nel cemento - anche in un territorio ostile come questo si riesce a trovare spazio per la melodia e per degli splendidi passaggi acustici di pregevole fattura, i quali rendono l'ascolto decisamente più arioso.
Intorno alla metà del brano, infatti, troviamo un'oasi interamente acustica che lascia il tempo di riprendere il fiato per poter affrontare i restanti sei minuti, caratterizzati da un refrain davvero mozzafiato.
The Waterless Streams si apre con uno degli assoli di chitarra più "languidi" che abbia ascoltato negli ultimi anni in ambito doom e, mentre la mia mente torna indietro alle ballate acustiche dei While Heaven Wept, degli Anathema più sognanti o dei primi Tristitia, dopo qualche minuto di pura atmosfera si presentano le chitarre elettriche a rafforzare la struttura del brano, senza però togliere la scena alle parti melodiche che comunque rimangono in bella vista per tutta la sua durata. Questo brano ha la stessa bellezza di una piacevolissima processione autunnale!

The Bitter Veils Of Solemnity, anch'essa incentrata su di uno splendido intreccio acustico, rappresenta l'episodio più sognante dell'album, in quanto interamente acustico e caratterizzato da un cantato sussurrato che, pur rimanendo molto oscuro, dà una sensazione di tranquillità davvero apprezzabile. Il brano dura ben oltre i dodici minuti, minutaggio decisamente impegnativo per un brano acustico, ma ben supportato dalle deliziose atmosfere che il caro Damon riesce a creare e che ormai lo contraddistinguono da anni.
Dopo due brani abbastanza atmosferici, la conclusione dell'album è affidata alla title track: 33 minuti abbondanti di puro, incontaminato e raggelante doom metal senza compromessi.
Questa composizione racchiude in sé talmente tanti cambi d'umore e d'atmosfera come fosse un album dentro l'album (anche per la durata) e ben rappresenta cosa siano i Mournful Congregation oggi, ossia una delle pochissime bands sul globo a proporre un doom metal estremamente lento e soffocante ma che - allo stesso tempo - riesce a far convivere melodia e pesantezza in modo assolutamente naturale e godibilissimo. Il brano è prevalentemente arrangiato su tempi di batteria davvero proibitivi; le vocals - prevalentemente orientate sul classico growl - si alternano a tranquille clean vocals ed in generale, le atmosfere pur rimanendo nella sfera estrema del doom/death, non si possono considerare asfissianti né sfiancanti, come invece capita per buona parte dei colleghi alle prese con lo stesso genere.
Inutile girarci intorno: i Mournful Congregation sono uno dei baluardi del doom/death più lento e pesante che ci siano in circolazione e, a mio avviso, hanno ormai raggiunto lo status di cult-band, così come possono esserlo gli Esoteric, i Cathedral oppure gli Skepticism.

Il secondo dischetto, intitolato The Unspoken Hymns, è una raccolta di materiale uscito in precedenza su vari split, con l'aggiunta delle splendida cover di Elemental, tratta dal tributo ai Thergothon uscito su cd nel 2009 per la Solitude Productions. Chi già possiede queste splendide releases ha ben presente di cosa stiamo andando a parlare, anche se - così come ho fatto io - farebbe bene a far sua anche questa raccolta, avendo la possibilità di riunire tutte queste perle in un comodo dischetto, seppure il fascino dei vinili rimanga assolutamente un'altra cosa.
Trattandosi di materiale già edito cercherò di non dilungarmi in descrizioni troppo lunghe, anche per il fatto che comunque si tratta di composizioni abbastanza omogenee e rivolte a chi apprezza il genere, e che dunque accoglierà sicuramente a braccia aperte.
Il primo brano è Left Unspoken, tratto dallo split 4ways intitolato Four Burials in compagnia di Loss, Otesanek e Orthodox. Un pezzo caratterizzato da toni bassissimi, e che ha la capacità di togliere il fiato ad un ascoltatore impreparato: solenne e funereo come pochi.
Segue The Epitome Of Gods And Men Alike, originariamente pubblicato sul celebre 7" split con gli sfortunati Worship, è uno dei cavalli di battaglia più efficaci dei nostri, già ripubblicato sulla precedente raccolta The Dawning Of Mournful Hymns - se ben ricordo - in una versione leggermente differente.
Bellissima anche l'ormai nota A Slow March To The Burial, tratta dallo split 7" con i tedeschi Stabat Mater; questo è uno dei brani più spaventosi della storia del doom, caratterizzato da una parte schiacciasassi che non mancò di destare la mia attenzione la prima volta che ebbi l'occasione di ascoltarla.
Descent Of The Flames, tratta dal 10" split con i conterranei Stone Wings, dà come la sensazione che l'ascoltatore stia ascoltando un 78 giri alla velocità di 33 giri: rallentatissima e dilatata all'inverosimile.

Questa raccolta, pur soffrendo del tipico "effetto compilation" dovuto alle differenti sessioni di registrazione dei brani, raccoglie forse alcune delle songs più lente della discografia della band e - insieme al già citato The Dawning Of Mournful Hymns - completa l'opera di digitalizzazione del vecchio materiale della band.
Conclude l'opera la già citata cover di Elemental, tratta dal tributo ai Thergothon intitolato Rising Of Yog-Sothoth; una rielaborazione che dona nuova vita ad un brano ormai entrato nella storia del genere. La cover è abbastanza fedele all'originale, e si fa ricordare per un growling molto simile a quello del rimpianto Niko "Skorpio" Sirkiä ma, col dovuto rispetto, un gradino inferiore rispetto agli immensi padri.

Normalmente, in casi come questo, si è soliti dire "o si amano o si odiano"; ma in questo specifico caso c'è il serio rischio che un ascoltatore impreparato non riuscirà a raggiungere la fine dell'ascolto di questo doppio lavoro.
Usare con cautela!



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
54.31 su 32 voti [ VOTA]
Pete over the world
Mercoledì 9 Febbraio 2022, 9.02.40
13
@ArmoredTitan89 Perche´con molta probabilità votano il genere. Per capirci è come se io mi mettessi a votare ogni disco Grindcore zero senza ascoltare il disco solo perchè il genere mi fa schifo. Io non perdo tempo in cose che non mi piacciono. Il grind mi fa schifo? Fine della storia; non leggo, non ascolto e non commento. Disco da 90 senza se o ma.
ArmoredTitan89
Sabato 31 Luglio 2021, 15.56.57
12
Mi chiedo come è possibile che abbia come voto lettori 50. Questo non è un album, è un'opera, un cammino, un'esperienza. Uno degli album più belli, profondi, evocativi che io abbia mai ascoltato. 100.
Jonny Dark
Venerdì 21 Novembre 2014, 18.02.13
11
@Blackie: allora fatti curare.
The Void
Sabato 24 Marzo 2012, 19.31.54
10
Se è piaciuto anche a un thrasher incallito come me...significherà qualcosa!!! Veramente devastante...quando pensi di essere riuscito a uscire dal baratro, l'oscurità subito ti inghiotte...cavolo!!! Se solo riuscissi a trovarlo nei negozi...magari in vinile...
piggod
Martedì 7 Febbraio 2012, 11.36.46
9
Ok, è passato un pò di tempo dalla sua uscita ed è un disco che non esce dal lettore. A mio avviso, stiamo parlando del miglior disco funeral doom di tutti i tempi. Voto d'obbligo: 100.
Franco
Lunedì 6 Febbraio 2012, 13.57.09
8
Stabat Mater=Finlandia
enry
Venerdì 6 Gennaio 2012, 9.17.28
7
Cosa vuol dire 'intellettuali' del metal? Il funeral doom è un genere di nicchia, richiede molti ascolti e come tutti gli altri generi può piacere o fare schifo. Il nuovo Esoteric ha preso voti altissimi ovunque, anche su riviste non strettamente metal, tutti intellettuali?
fed
Giovedì 5 Gennaio 2012, 22.02.41
6
vedo sempre voti bassi per i gruppi doom..mah
piggod
Sabato 31 Dicembre 2011, 20.19.06
5
Bellissimo. I Mournful riescono a unire la pesantezza del funeral doom con le melodie oscure di gruppi come i My Dying Bride. Un vortice di oscurità che divora lentamente l'ascoltatore.
blackie
Venerdì 30 Dicembre 2011, 16.59.23
4
mamma mia, questi fan venire l'orchite, zio cane....
Giasse
Venerdì 30 Dicembre 2011, 16.22.13
3
Entra di diritto nel circolo dei titani! Bellissimo!
Ubik
Venerdì 30 Dicembre 2011, 14.51.48
2
Un disco che sto divorando. La title-track è un nero vortice di oblio puro.Loro sono una garanzia assoluta e questo disco è allo stesso livello di The June Forest (se non migliore). Fatto sta che non è un disco semplice ma regala emozioni uniche. Mi accodo alla rece come voto 90 pieno
Undercover
Venerdì 30 Dicembre 2011, 14.05.24
1
Qui si adora e stop, sono una garanzia, un muro sonoro che sembra avere uno spiraglio dal quale oltrepassarlo e invece improvvisamente si chiude inghiottendoti, giganteschi e dir poco.
INFORMAZIONI
2011
20 Buck Spin
Doom
Tracklist
1 - The Catechism of Depression
2 - The Waterless Streams
3 - The Bitter Veils of Solemnity
4 - The Book Of Kings
Line Up
Damon Good (vocals, guitar, bass, keyboards)
Justin Hartwig (guitar)
Ben Newsome (bass)
Adrian Bickle (drums)
 
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