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08/10/24
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RHAPSODY OF FIRE + VISIONS OF ATLANTIS + VEXILLUM - Roma/Milano, Atlantico/Alcatraz, 26-28/02/2011
05/03/2011 (6100 letture)
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ATLANTICO, ROMA, 26/02/2011
RIDE, DIE, SACRIFICE!
Ancora echeggiano nelle mie orecchie queste tre parole pronunciate da Fabio Lione per introdurre The March of the Swordmaster, che mi trovo qui a scrivere della data romana dei Rhapsody Of Fire tenuta sabato 26 Febbraio all’Atlantico di Roma, come seconda delle tre date previste dal Frozen Tour of Angels in Italia, e penultima in assoluto del tour. Nonostante siano passate meno di dodici ore dal concerto, la serata sembra già un lontano ricordo nella mia mente, ed è per questo che cercherò di essere il più preciso possibile nel ricostruirla, per rendere giustizia alle band che hanno partecipato al concerto.
Arriviamo a Roma per le ore 18:00, il tempo di scendere dalla macchina e incrociamo Fabio Lione nel parcheggio. Il buon Fabio sembra quasi sorpreso dal nostro saluto, quasi non si aspettasse di essere riconosciuto. In coda c’è già un bel po’ di gente e molta altra ne arriverà, per una location che si riempirà per tre quarti, andando oltre le mie aspettative di risposta di pubblico. Fa abbastanza freddo, per cui mal sopporto la mezz’ora di ritardo di apertura dei cancelli prevista per le 19:00. Il tempo di fare un giro nel locale, rendere omaggio alla bella ragazza al banchetto dei Vexillum (complimenti ai genitori!) e siamo già pronti per l’esibizione della prima band in programma, appunto i toscani Vexillum, freschi di debutto con l’album The Wandering Notes.
VEXILLIUM
Non conoscevo la band e devo dire che sono rimasto piacevolmente colpito dall’impatto che hanno avuto sul pubblico e dal loro abbigliamento, infatti tutti indossavano un kilt! Cinque pezzi sono davvero pochi per formulare un giudizio ponderato, però nonostante una pulizia dei suoni perfettibile, la band ha svolto molto bene il suo ruolo di opener, coinvolgendo a più riprese il pubblico. Ho avuto la sensazione che il gruppo in primis si stesse divertendo, e devo riconoscere che hanno sfruttato bene la possibilità di farsi conoscere al fianco di band ben più blasonate. Buona la prova del cantante Dario Vallesi, nonostante la ricerca spasmodica di un acuto che molto, troppo, ricordava quelli di Andre Matos. Un peccato veniale per una giovane band italiana che suona un buon power influenzato dal folk di stampo anglosassone. Mi sono ritrovato a cantare Avalon senza conoscerla, tanto per farvi capire la presa di questo pezzo. Sicuramente promossi.
Setlist:
01. Neverending Quest
02. The First Light
03. Avalon
04. The Brave and the Craven
05. The Traveller
VISIONS OF ATLANTIS
Dopo un veloce cambio palco, è il turno dei Visions of Atlantis, band dedita ad un power di stampo gotico, anche loro freschi di nuovo album (Delta), pubblicato proprio in questi giorni dalla Napalm Records. Fin dall’inizio si nota un sound più corposo rispetto ai Vexillum, grazie soprattutto alla chitarra di Christian Hermsdörfer autore di un’ottima prova sotto ogni punto di vista. Grazie ad un suono potente e pulito allo stesso tempo, il gruppo ha cercato di guadagnare il favore dei presenti che, alla fine dello show durato più o meno quaranta minuti, hanno ampiamente applaudito la band, che pure non mi ha entusiasmato particolarmente. Non ci sono state sbavature da parte dei componenti, ma è -forse- mancato un po’ di capacità di coinvolgimento: mi riferisco in particolare ai due cantanti (Mario Plank e Maxi Nil), sì bravi a svolgere il proprio ruolo, ma un po’ carenti dal punto di vista del coinvolgimento emotivo e un po’ troppo statici sul palco. Da segnalare dietro le pelli la presenza del session man Raphael Saini, autore di una buona prova e di un piccolo ma lodevole assolo di batteria. Tutto sommato, il pubblico sembra aver apprezzato più di me, poco male però perché sono quasi le 22:00 e il momento clou è sempre più vicino.
Setlist:
01. At the Back of Beyond
02. Seven Seas
03. Elegy of Existence
04. Black River Delta
05. Where Daylight Fails
06. Through my Eyes
07. Passing Dead End
08. New Dawn
09. Memento
RHAPSODY OF FIRE
...here they are and here they will remain, the mighty, immortal warriors Rhapsody!
Sono le 22:00 in punto quando Sir Cristopher Lee dà inizio allo spettacolo -teatrale- dei nostri, accolti da un vero e proprio tripudio dal pubblico. Chiariamo subito un paio di punti: i Rhapsody Of Fire sono un grandissimo gruppo. Ripenso col sorriso sulle labbra a tutte le frasi che ho sentito/letto sul loro conto in sede live. Parliamo di musicisti preparatissimi che sono riusciti ad amalgamare -eccelsamente- le componenti del loro sound per riprodurre uno spettacolo potente, epico, variegato, a tratti commovente e, non ultimo, lo ripeto, teatrale; già, perché i Rhapsody Of Fire così hanno interpretato lo show, come una pièce teatrale, con tanto d’ingressi e di uscite, per poi tornare a raccogliere gli applausi -meritatissimi- del pubblico.
Partiamo dal pubblico, incredibilmente eterogeneo. Allo spettacolo era presente ogni tipo di metallaro, dal quattordicenne brufoloso al cinquantenne coi capelli lunghi (pochi a dire la verità!), per passare per i liberi professionisti con tanto di vestito. Un pubblico attento, che ha pagato per uno spettacolo di prim’ordine e non è certo stato deluso dalla band; un pubblico molto partecipe (da brividi Lamento Eroico cantata all’unisono con Lione), ed anche capace di sovrastarlo durante il ritornello di Dawn of Victory; insomma, un Pubblico che ha saputo divertirsi. Menzione speciale alla più grande headbanger che abbia mai visto in vita mia... Sì, sto parlando con te ragazza con la maglietta dei Blind Guardian, hai la mia stima!, però una TAC per vedere se è tutto a posto dopo 2 ore di capocciate la farei...
Tornando seri, parlerei ora del sound. Molto buono, cristallino e potente. Già a Dicembre nella data degli Alter Bridge avevo avuto modo di constatare che l’acustica dell’Atlantico, ex Pala Cisalfa, era migliorata parecchio rispetto al passato e questo concerto non ha fatto che confermare le mie impressioni.
La scaletta ha pescato in tutto il repertorio della band, a partire dall’ormai lontano Legendary Tales per giungere all’ultimo The Frozen Tears of Angels. Come detto, è stato uno spettacolo eterogeneo, a partire dai ritmi più lenti di Triumph or Agony per passare attraverso le epiche cavalcate che hanno reso celebre la band (Knightrider of Doom, Land of Immortals, Dawn of Victory e Holy Thunderforce su tutte); ma non sono mancati i momenti più toccanti e atmosferici, vedi Guardiani del Destino e Lamento Eroico; senza tralasciare -ovviamente- gli epici mezzi tempi (e qui sfido chiunque a non farsi coinvolgere da una The Village of Dwarves, o da The March of the Swordmaster -mi vengono i brividi al solo ricordo!-, peraltro allungata da un riuscito break centrale). Ero molto curioso di sentire la riuscita dal vivo di Reign of Terror, strepitosa su disco, ma sulla quale nutrivo qualche dubbio dal vivo, in particolare per Lione. Niente di più sbagliato! Fabio ha preso di petto il pezzo, dopo un’ora e più di concerto, interpretandolo con cattiveria e ferocia e poco importa se qualche parola è sfumata; interpretazione da dieci e lode. Chiude il concerto l’ormai celeberrima Emerald Sword, urlata con le braccia al cielo da tutti i presenti. Lione abbandona il palco, mentre il resto della band chiude la serata suonando un outro strumentale, schierata immobile sui piedistalli a mo’ di statue. Stupendo. Non trovo altre parole, anzi, ne ho già spese anche troppe, ma lasciatemi fare delle considerazioni finali. Prima fra tutte, mi faccio una risata grassa per tutti quelli che giudicano questa musica infantile o poco valida senza nemmeno conoscerla: andate ad un concerto dei Rhapsody Of Fire e vedrete che cambierete idea; in caso contrario, lasciateci giocare con elfi, draghi e nani senza rompere i cosiddetti, a noi va benissimo così! In secondo luogo, ho avuto la netta sensazione che ora la band sia pienamente consapevole dei propri mezzi, e, pertanto, riesce a dare il meglio anche on stage, visto che su disco ha poco altro da dimostrare. E ancora, la struttura dei pezzi di The Frozen Tears of Angels (Sea of Fate e On the Way to Ainor particolarmente) -come detto nella recensione e nell’intervista a Staropoli- è davvero perfetta per i live. Ho poco altro da aggiungere miei prodi cavalieri. Grazie di essere arrivati fino infondo a questo live report, e ricordate sempre: RIDE, DIE, SACRIFICE!
Setlist: Dar-Kunor
1. Triumph or Agony
2. Knightrider of Doom
3. The Village of Dwarves
4. Sea of Fate
5. Guardiani Del Destino
6. Land of Immortals
7. On The Way To Ainor
8. Tharos Holy Rage (Drum Solo)
9. Dawn of Victory
10. Lamento Eroico
11. Holy Thunderforce
12. Dark Prophecy (Bass Solo)
13. Unholy Warcry
14. The March of the Swordmaster
--- Encore ---
15. Reign of Terror
16. Emerald Sword
Sea of Fate Play Video (orchestral outro)
ALCATRAZ, MILANO, 28/02/2011
PREMESSA
Nove anni, quasi un intero decennio. Tanto è il tempo trascorso nell’attesa di rivedere i Rhapsody Of Fire solcare i palchi nostrani, ma ne è valsa la pena! Reduce dall’indimenticabile esibizione della sera precedente da parte dei Sonata Arctica, mi appresto a tornare per la seconda volta di fila davanti ai cancelli dell’Alcatraz di Milano per un concerto che, pur non essendo sold out (forse il motivo sono le ben tre tappe italiane della band), è stato per me uno dei più attesi degli ultimi anni. Ben conscio della lunga coda fatta il giorno prima, arrivo lì con più largo anticipo, ma con mio grande stupore davanti a me non ci sono più di una ventina di persone. Com’è possibile? Per fortuna, col passare delle ore, il numero cresce considerevolmente e la trepidazione della folla aumenta in modo consistente ogni qualvolta che qualcuno, dall’interno del locale, apre una parte di cancello, salvo poi richiuderlo immediatamente. Infine, intorno alle 19, le porte si aprono ed in pochi minuti mi trovo praticamente attaccato alle transenne poste sotto il palco.
VEXILLIUM
E’ un’esibizione col botto quella dei Vexillum, band toscana dallo stile un po’ particolare. I cinque suonano un power metal di tutto rispetto con l’aggiunta di interessanti elementi folk. L’attenzione dei presenti è, ovviamente, rivolta fin dal primo istante all’aspetto estetico, dato che i membri della band salgono sul palco vestendo tutti un kilt: un outfit che permette anche di capire con facilità il tipo di musica che andranno a suonare. Ma lo stupore maggiore arriva dopo le prime note: la loro musica convince e piace. Coinvolge sempre di più il pubblico, che si dimostra attratto da questo tipo di sound e dal modo di esporlo da parte della band. Avalon è cantata da tutto il pubblico (almeno il ritornello), mentre The Brave And The Craven si dimostra immediata e dall’impatto devastante. Il cantato di Dario Vallesi si adatta perfettamente ad ogni canzone, mentre la chitarra impugnata da Michele Gasparri si dimostra elemento imprescindibile di ogni loro canzone. Al termine dell’esibizione mi ritengo soddisfatto e carico più che mai, pronto per una serata che non dimenticherò tanto facilmente.
VISIONS OF ATLANTIS
Dopo un’attesa piuttosto breve, tocca agli austriaci Visions Of Atlantis tenere caldo il pubblico dell’Alcatraz. La missione è dura, e -a mio modesto parere- non pienamente riuscita. Nonostante la qualità del gruppo non sia da mettere più di tanto in discussione, le mie impressioni a caldo non sono delle più positive. La base ritmica è micidiale, la tecnica del chitarrista Werner Fiedler è ottima, la potenza vocale di Mario Plank da invidiare, e la presenza scenica (più che la voce) della nuova cantante Maxi Nil sembra apprezzata dai più; tuttavia, nell’insieme, il risultato è appena sufficiente e, al termine della loro prova, resto con un po’ di amaro in bocca. Probabilmente è solo questione di tempo, visto che la band ha subito vari e recenti cambiamenti nella formazione, e pare che la coesione tra i membri non sia ancora quella ottimale. Insomma, la recente pubblicazione del loro nuovo album, Delta, di cui stasera ho potuto ascoltare un buon numero di brani, non credo desterà più di tanto il mio interesse.
RHAPSODY OF FIRE
Finalmente l’ora tanto agognata è giunta. L’ora dei Rhapsody Of Fire. Quando le luci iniziano ad oscurarsi e l’intro, rappresentata da Dar-Kunor, comincia a diffondersi tra i presenti, l’agitazione è davvero tanta: quando uno dopo l’altro, i sei “mighty immortal warriors” salgono sul palco, la folla non resiste un secondo di più e tutti iniziano ad urlare e cantare come impazziti, sulle note di Triumph Or Agony. L’impatto è stato devastante, ma ancora non è nulla in confronto a quanto ci aspetta di lì a poco. Se Knightrider Of Doom contribuisce a riempire d’energia un Alcatraz non del tutto pieno ma comunque totalmente catturato dalla formazione friulana, The Village Of Dwarves riempie il locale di un’atmosfera magica. Lo stesso discorso va fatto riguardo Sea Of Fate (la prima tratta dal nuovo album The Frozen Tears Of Angels) e Guardiani Dal Destino, cantata da un coro unanime di persone letteralmente trascinate dalla dimensione epica della canzone. La prestazione di Lione è di quelle d’antologia, e lui stesso sembra divertirsi per l’affetto dimostrato dal pubblico. Ripercorrendo i passi migliori della storia dei Rhapsody Of Fire, nel momento stesso in cui viene annunciata Land Of Immortals mi sento avvolgere da una pressione ancora maggiore (la mia presenza nelle primissime file comporta qualche lieve rischio fisico, ma questa sera ci può stare tutto), ma io stesso mi lascio coinvolgere appieno cantando a squarciagola quel poco di testi che conosco (a differenza dei miei compagni di viaggio che sembrano conoscere ogni parola di ogni singola canzone...). E dopo la seconda canzone tratta dal nuovo album, On The Way To Ainor, è tempo di pausa... Ma non per tutti! Infatti, mentre cinque sesti della band va a rinfrescarsi, Alex Holzwarth ci delizia con un grande assolo di batteria, attirando su di sé tutti i riflettori della serata. Ma ci pensa subito Dawn Of Victory a riportare gli equilibri sul palco. Turilli fa sfoggio di tutte le sue qualità, ben coadiuvato dal secondo chitarrista Dominique Leurquin (sempre presente in sede live), e così pure Alex Staropoli alle tastiere, nonostante i suoni siano leggermente abbassati rispetto a tutto il resto. Lamento Eroico riconduce alle atmosfere epiche tanto amate da tutti, mentre Holy Thunderforce è un’altra bella botta di pura potenza power metal, a cui fa seguito il momento di gloria riservato a Patrice Guers, alle prese con un assolo di basso tutt’altro che banale. Il finale è un susseguirsi di capolavori di ogni età: a partire da Unholy Warcry, per continuare poi con The March Of The Swordmaster, finendo con la coppia formata da Reign Of Terror e dall’immancabile Emerald Sword (durante la quale spuntano proprio affianco a me delle strane chitarre giocattolo di plastica, che finiscono addirittura per qualche istante in mano al divertito Luca Turilli). Sulle note orchestrali di Sea Of Fate la serata volge al termine, i Rhapsody Of Fire salutano calorosamente il proprio pubblico con un sentito inchino e la promessa di tornare presto a suonare su suolo italiano.
CONSIDERAZIONI FINALI
Unica nota dolente della serata, ancora una volta, il fatto che nemmeno cinque minuti dopo il termine del concerto siamo stati spinti a forza fuori dall’area concerto e quindi dal locale stesso, con tanto di transenne trasportate senza pietà alcuna dagli uomini della sicurezza. Insomma, uno dopo quasi tre ore di coda e ben quattro di concerti, potrà pure avere qualche leggero bisogno fisiologico da portare a termine, o no? Detto questo, nulla potrà mai rovinare una serata così magnifica, resa tale dal felice ritorno dei Rhapsody Of Fire, i quali, in virtù di concerto a dir poco spettacolare, vedono aprirsi aventi a sé le prospettive per un futuro più che roseo. Infine, un ringraziamento più che speciale è doveroso anche nei confronti delle due band di supporto, i toscani Vexillum e gli austriaci Visions Of Atlantis, che hanno contribuito entrambe a rendere indimenticabile questa serata.
Setlist Rhapsody of Fire
1. Dar-Kunor (intro)
2. Knightrider Of Doom
3. The Village Of Dwarves
4. Sea Of Fate 5. Guardiani Del Destino 6. Land Of Immortals
7. On The Way To Ainor
8. Tharos Holy Rage (drum solo)
9. Dawn Of Victory
10. Lamento Eroico
11. Holy Thunderforce
12. Dark Prophecy (bass solo)
13. Unholy Warcry
14. The March Of The Swordmaster
--- Encore ---
15. Reign Of Terror
16. Emerald Sword
17. Sea Of Fate (orchestral outro)
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Visti a Milano (e ho alloggiato con loro nello stesso hotel ), prestazione immensa, scaletta interessantissima e a tratti sorprendenti. Sono ancora eccitato al ricordo! |
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Grazie a te! Ci siamo gustati proprio un gran bel concerto! |
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Con i miei 39 anni suonati e un po di capelli bianchi,ero imbarazzato,ma aver visto coetanei e forse altri con qualche anno in piu',mi ha fatto enorme piacere. Compagno di viaggio di Roberto,sono tornato anni luce indietro e ascoltando Ii R. mi sono risentito un ragazzino,emozionato come non mi capitava da tempo. Senza dubbio la miglior band power metal del momento,grazie anche al duo basso/batteria verie e proprie macchine da guerra. Grazie Roberto ! |
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visti a roma, che robba ragazzi!! *_* |
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@Eugenio: Trieste è capoluogo del Friuli |
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Per dovere di cronaca i Rhapsody non sono friulani ... sono triestini! E comunque è stato un concerto della Madonna. |
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Io ero a Roma, devo dire che ho provato le stesse emozioni e pensato le stesse cose del recensore. E' stato un concerto fantastico, e mi sono dato molto da fare per sostenerli. I Vexillum sono stati davvero bravi, dalla prima canzone che ha colpito tutti con l'inizio folk fino a Avalon che è la prova della loro bravura quella sera, visto che il ritornello è stato cantato da tutti. I VoA non hanno convinto molto però, anzi ad più di una volta ci sono stati cori che chiamavano i Rhapsody mentre loro erano ancora là, eravamo in pochissimi a sostenerli (tra i quali io e altri 2 che facevamo anche l'headbanging). Per quanto riguarda i Rhapsody è stato già detto tutto: IMMENSI. Fabio Lione è bravissimo, il più versatile che c'è in giro. Comunque i momenti più esaltanti per me sono stati Lamento Eroico e Reign Of Terror. In quel palazzetto è caldissimo, per fortuna era più "fresco" rispetto a quando sono andato per i Blind Guardian. |
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3
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La miglior band italiana in assoluto (ma questo non lo scopriamo di certo oggi) che ha avuto qualche momento no durante la sua carriera spettacolare ma che sembra essere tornata a standard qualitativi eccelsi! E aggiungo...alla faccia di chi dice che dal vivo non sono capaci di fare ciò che fanno in studio... |
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2
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Mi sarebbe piaciuto esserci...comunque,per me,i Rhapsody sono una delle migliori band Power Metal in circolazione! |
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Grandissimi reports ragazzi!! è stato un concerto allucinante !! i Rhapsody sono devastanti, mi hanno seriamente sorpreso...ah e a breve credo acquisterò il disco dei Vexillum !!! |
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